
“Il Parlamento se ne doveva occupare? Ma se la proposta dello ius scholae è diventata ius Italie e poi è diventata ius niente da quando hanno iniziato a parlarne nell’agosto delle Olimpiadi solo perché “faceva comodo” e poi “questa proposta non è poi mai arrivata” alle Camere. Lo ha detto il segretario di +Europa Riccardo MAGI in una conferenza stampa al comitato per il quesito sulla cittadinanza. “A chi – ha aggiunto – dall’altra parte come i progressisti indipendenti soprattutto indipendenti dal progressismo dicono di lavorare sui tempi delle procedure”, ha aggiunto, dico che “sono stati portati da 2 anni a 4 anni dal governo Conte-Salvini e poi rimasti a 3 anni”. “A noi – ha aggiunto – interessava tornare a porre la questione quando, dopo tanti tentativi il Parlamento non riusciva a fare nulla” e non se ne parlava più. “Il bello del referendum – ha concluso – è che le persone ragionano con la loro testa, i partiti si dividono, le coalizioni si dividono ma quelli sono i referendum più necessari. Per noi era uno strumento per dire che quel tema non c’era più”. MAGI ha criticato la mancanza di copertura mediatica dei quesiti: “mi è capitato – ha osservato – di essere invitato in trasmissioni in cui pensavo si sarebbe parlato del referendum è invece” venivano dedicati alla fine “30 secondi per il sì e 30 per il no: sicuramente un referendum su Garlasco avrebbe avuto il quorum”.
“Il quorum attuale è divenuto un ostacolo alla democrazia, alla partecipazione. E quindi noi proporremo alle forze politiche in Parlamento, a partire dalle forze politiche che si sono espresse per il sì a questo referendum, di sostenere insieme una proposta di riforma costituzionale che elimini questo quorum che oggi rappresenta un vulnus enorme alla partecipazione dei cittadini”. Ha detto Riccardo MAGI, segretario di +Europa e presidente del comitato promotore del referendum sulla cittadinanza. “La presidente del consiglio Meloni, che parte vuole fare? Vuole fare la parte di chi oggi gioisce perché l’affluenza è stata con i numeri che avete visto, cioè intorno al 30%? Questa è la parte che la premier di un Paese democratico e dobbiamo ascoltare in queste prime ore come reazione il fatto che vanno aumentate il numero delle firme, quando non si vede questa realtà macroscopica. È una risposta a chi ci dice che non era questo il modo per affrontare il tema della cittadinanza, doveva occuparsene il Parlamento. Quel parlamento che il governo attuale ha sostanzialmente chiuso. Vedete che cosa è successo? Lo ha annientato. Vedete cosa è successo con il decreto sicurezza? Non c’è più uno spazio nell’agenda parlamentare per la calendarizzazione di una proposta che non sia un decreto. Si viaggia a ritmo di due decreti a settimana”, ricorda.
“Come “rete” del comitato promotore sulla cittadinanza “proporremo alle altre forze politiche, in particolare a chi ha sostenuto il referendum sulla cittadinanza, una legge a livello parlamentare di riforma” della legge attuale”, ha concluso il leader di +Europa.