
“Non c’innè chiù pisci ‘nto mari…ci sunnu sulu cristiani….” La possente voce di Salvo Piparo ha riecheggiato ieri a Lampedusa: parole antiche e nuove ne “Le Favole del Mare”, accompagnate dalle note evocative del musicista Diego Spitaleri. Lo spettacolo, inserito nel programma del festival Lampedus’Amore – Premio Giornalistico Internazionale Cristiana Matano, ha regalato emozioni e riflessioni profonde a una platea attenta e partecipe.
Piparo ha saputo trasportare gli spettatori in un universo fatto di leggende, storie di mare e tradizioni popolari, utilizzando la potente e millenaria tecnica del “cunto”. La narrazione si è intrecciata con la musica, creando un’atmosfera sospesa tra realtà e mito, in cui le onde del Mediterraneo diventano protagoniste di favole senza tempo.
Particolarmente toccante il riferimento alla Madonna di Porto Salvo di Lampedusa, figura centrale nella devozione isolana e simbolo di protezione per chi affronta il mare. Non solo: figura capace di unire nella devozione cristiani e musulmani, come accadeva e accade su quest’isola, luogo in cui si trova una grotta dove per secoli, fedeli di ogni credo, trovavano pace. Perché il santuario era un luogo di tregua, dove pirati e marinai che gli davano la caccia si rifocillavano prima di ripartire. Ed è proprio durante le tregue che si può dialogare, che si può sperimentare la via della pace. La narrazione di Piparo, intensa e coinvolgente, ha reso omaggio alla spiritualità e al senso di comunità che caratterizzano l’isola.
La decima edizione di Lampedus’Amore è partita quest’anno da Linosa, con un concerto di Jerusa Barros che ha celebrato le radici e le contaminazioni culturali delle isole Pelagie. Il festival, che proseguirà fino al 12 luglio, si conferma punto d’incontro tra giornalismo, arte e impegno sociale, con un programma ricco di eventi che spaziano dalla musica al teatro civile, dalla narrazione alla poesia. Il tema scelto per il 2025, “Da Lampedusa al mondo: racconti di bellezze e di diritti per costruire la pace e abbattere i muri”, sottolinea la vocazione inclusiva e universale della manifestazione.
La serata dell’8 luglio, nella quale è stato proiettato un documentario dedicato ai dieci anni di storia della manifestazione, è stata resa ancora più speciale dall’intitolazione di una strada a Cristiana Matano, la giornalista a cui è dedicato il premio. “Via Cristiana Matano”, nei pressi del Museo Archeologico e del Giardino dei Giusti, rappresenta un simbolo tangibile di memoria, impegno civile e amore per Lampedusa. La cerimonia si è svolta alla presenza del sindaco Mannino, delle autorità e della comunità locale, testimoniando il legame profondo tra l’isola e la figura di Matano, esempio di giornalismo etico e di dedizione al racconto delle realtà più fragili.
La serata dell’8 luglio ha saputo unire arte, memoria e impegno civile in un evento che resterà nel cuore di Lampedusa. (Pal.Ma.)