Antonio Mazzeo denuncia abusi e violazioni durante il fermo israeliano: le sue parole al rientro in Italia

Antonio Mazzeo è tornato a Messina dopo essere stato trattenuto in Israele insieme ad altri attivisti della nave umanitaria Handala, intercettata e sequestrata mentre cercava di portare aiuti a Gaza. Mazzeo, attivista, giornalista e professore messinese, è arrivato in Italia tramite un volo da Tel Aviv ed è stato accolto con grande attenzione e sollievo dopo giorni di preoccupazione per la sua sorte.

Il rientro è stato seguito con attenzione anche dalle istituzioni. Il sindaco di Messina, Federico Basile, ha espresso soddisfazione per il ritorno e ha ringraziato il ministro degli Esteri Antonio Tajani per l’impegno del governo italiano nel garantire un rapido rimpatrio. Basile aveva convocato una seduta urgente della giunta comunale e chiesto un consiglio comunale straordinario per sostenere l’azione diplomatica per la liberazione di Mazzeo e degli altri attivisti.

All’arrivo, Mazzeo è stato ascoltato dalla Polizia, e la sua vicenda ha suscitato ampio sostegno nella società civile messinese, che ha ribadito solidarietà e riconoscimento per il suo impegno nella missione di pace e diritti umani.

In sintesi, il ritorno di Antonio Mazzeo a Messina chiude una fase delicata di detenzione e accende un dibattito più ampio sulla libertà delle missioni umanitarie e il rispetto del diritto internazionale in contesti di conflitto.

Mazzeo ha denunciato una serie di abusi subiti durante la detenzione in Israele, pur riconoscendo che l’esercito israeliano si è comportato in modo corretto durante l’operazione di sequestro della nave Handala. Tuttavia, ha riferito che la polizia di Ashqelon ha agito con violenza, spingendo e colpendo i partecipanti, e che durante l’interrogatorio è stato oggetto di insulti pesanti.

Mazzeo ha definito il sequestro della nave e dei suoi occupanti una violazione del diritto internazionale, sottolineando la rabbia per quanto accaduto. Ha espresso preoccupazione anche per la sorte degli altri membri dell’equipaggio, soprattutto perché alcuni, come sette cittadini americani di origine araba, non hanno ricevuto adeguata assistenza consolare dagli Stati Uniti.

Inoltre, Mazzeo ha criticato la nota della Farnesina italiana, che in anticipo aveva annunciato che gli attivisti sarebbero stati espulsi entro 72 ore, considerando grave il fatto che l’Italia sapesse in anticipo e che il “Mare Nostrum oramai è di Israele”, cioè che Israele controlla di fatto quelle acque.

Prima del fermo, Mazzeo aveva lanciato un appello affinché il governo italiano chiedesse il rilascio suo e degli altri attivisti, denunciando la loro detenzione come un rapimento da parte delle forze di occupazione israeliane.

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