BASKET LEGADUE. LE TRE INCREDIBILI STORIE DI TROY BELL: PUGILE , CANTANTE , MA SOPRATTUTTO BIG DEL BASKET PER SALVARE S.ANTIMO.MA LA SIGMA NON SI FARA’ INCANTARE.

Basket&musica si fondono insieme in un’unica parola come in un film di Spike Lee. Canestri e beat, crossover e rime, scandiscono la vita dentro e fuori dal campo di Troy Bell. Una storia, due storie, anzi tre: giocatore di basket, cantante, e pugile nell’intermezzo. Dove? Quando? Nel 2004 al ritorno dall’esperienza con il Real Madrid. Si tenne in forma con la boxe disputando anche due incontri. Ma questo fa parte del passato, perché il presente si chiamaPallacanestro Sant’Antimo e un obiettivo da raggiungere a tutti i costi: la salvezza in Legadue. Il più forte giocatore che abbia mai calcato il parquet del Palapuca non ha il classico atteggiamento della superstar a stelle e strisce. Arriva, sorride, saluta, ci sediamo e la nostra intervista può iniziare. 
Troy, Sant’Antimo è la quinta fermata italiana della sua carriera dopo Biella, Casale Monferrato, Cremona e Reggio Emilia. Possiamo dire con certezza che l’Italia le piace. 
“Qui si sta molto bene e si vive bene. Di tutte le mie esperienze passate conservo un gran ricordo. Il basket italiano esprime un ottimo livello, e mi piace un sacco l’atmosfera che si respira nei palazzetti, mi ricorda quella del college. I tifosi sono fantastici”. 
In 9 partite, 23 punti di media ad allacciata di scarpe, con il 43% dal campo. Si sente il leader di questa squadra anche se è uno degli ultimi arrivati? 
“Ho cercato di dare il mio apporto venendo incontro alle esigenze della squadra. Nei mesi nei quali non ho giocato il basket è sempre stato il mio primo pensiero. Non mi sono concesso distrazioni e ho lavorato duro in palestra per farmi trovare pronto. A Sant’Antimo mi trovo bene. Il rapporto con coach Di Carlo è ottimo. Le prossime gare con Barcellona e Ostuni saranno fondamentali per la nostra classifica”. 
Dopo una grande carriera universitaria a Boston College, nel 2003 al Draft Nba arriva la chiamata dei Boston Celtics (sedicesima scelta assoluta), che però cedono subito i diritti ai Memphis Grizziels. In Tennessee resta solo sei partite, poi inizia la sua avventura in Europa. In questi anni quanto ha pensato all’Nba? 
“ Tanto. All’inizio non è stato facile, perché su di me c’erano tante aspettative. Io per primo ne avevo molte. Poi mi sono concentrato sulla mia carriera e sul gioco. L’Nba è il massimo, sia a livello sportivo che economico, si guadagna molto di più (ride, ndr), ma io volevo diventare un giocatore di basket e non ho nessun rimpianto. A Memphis ho incontrato tutte le difficoltà che riscontrano i rookie. Per fare strada nell’Nba devi avere la fortuna di capitare nel posto giusto”. 
Si dice spesso che l’Nba è una lega per superstar come Kobe Bryant, Lebron James etc. e per i cosiddetti “role player”, ovvero i giocatori di ruolo, che magari sanno fare bene poche cose, ma sono funzionali al contesto. Qual è la sua opinione? 
“E’ esattamente così. Dal punto di vista personale non sono una superstar ma sono più forte di un giocatore di ruolo. Mi ritengo completo, e l’Europa è la mia dimensione”. 
Oggi tanti europei fanno strada oltreoceano. Tre italiani giocano nell’Nba, uno dei quali, Marco Belinelli gioca nel suo ruolo, ed è forse l’esempio più eclatante del “trovarsi al posto giusto nel momento giusto”. 
“ Il contesto è fondamentale. Belinelli ha talento ed è ancora giovane. In Italia era un giocatore che spostava gli equilibri, ora è uno specialista. Ai Golden State Warriors non ha trovato l’ambiente adatto per emergere, la stessa cosa si è ripetuta a Toronto, mentre a New Orleans è andata bene. Lì ha trovato il suo spazio”. 
Nella sua vita oltre al basket, ci sono tanti altri interessi. La boxe e soprattutto la musica, che riveste un ruolo importantissimo. Sta per uscire il tuo quarto album “Alter Ego” anticipato a febbraio dal singolo “Slow Sex”. Quando smetterà si dedicherà all’R’n’B a tempo pieno? 
“Il basket non lo abbandonerò mai. Magari dopo farò l’allenatore, non ho ancora deciso, di certo voglio giocare ancora per qualche anno. La musica è una parte fondamentale del mio essere e nelle canzoni racconto la mia vita”.
Lei è nato a Minneapolis, la città che ha dato i natali a Prince, leggenda del soul e del funk. Ci sono artisti ai quali si ispira? 
“Per uno come me nato a Minnie, Prince è un must. Un pioniere che ha fatto la storia. Ascolto tanta musica, faccio Hip Hop, ma cerco di non avere una visione limitata. Dei nuovi artisti mi piace molto Drake. Nelle mie canzoni parlo d’ amore, di sentimenti, di energia positiva. E’ un modo d’esprimermi che mi fa stare bene. 
Sant’Antimo e la salvezza sono un’altra canzone da scrivere? 
“ Perché no, l’importante è ottenere ciò che si desidera. Ce la possiamo fare”. 

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