IL BUON CANDIDATO SECONDO TUTTI PAZZI PER MESSINA

 

Tutti pazzi per Messina irrompe nel dibattito sulla ricerca del buon candidato a sindaco per Messina con una nota inviata alla stampa.

Il movimento vede un minimo comune denominatore tra la scelta di voler affidare le sorti nazionali a dieci saggi e i metodi di selezione dei candidati alla poltrona di sindaco della città dello stretto: l’”autoreferenzialità”. Secondo il movimento civico infatti è una costante della nostra storia recente voler «ricercare la persona di “alto profilo” che  possa sistemare  la baracca». I requisiti necessari al futuro sindaco sarebbero quindi: «l’appartenenza ad una famiglia storica, l’esercizio di una professione  universitaria o ancora meglio di una libera professione, la presenza nel proprio curriculum vitae di un passato politico, la frequentazione in prestigiosi circoli del bridge,  una buona conoscenza di vini d’annata». In altre parole, citando la nota dei Pazzi,  «l’alto profilo del candidato a sindaco per Messina è quello di un uomo con le mani assolutamente pulite. Poco importa se egli disconosca significato ed effetti di concetti quali il Suap, la Scia, il Durc… L’importante  è che egli possa contare su un bacino di voti consistente, voti peraltro basati esclusivamente sul teorema che “la conoscenza teorica dei problemi (mani pulite) sia  l’unico modo per reperire consenso” ».

Manco a dirlo Tutti Pazzi per Messina sostiene una tesi diametralmente opposta visto che «il profilo del “perfetto amministratore messinese” ha comportato, di fatto, il blocco di qualsiasi investimento reale, contribuendo a rendere l’economia cittadina, un tempo viva ed effervescente, un circuito autoreferenziale, chiuso in se stesso, alimentato solo da stipendi e retribuzioni da lavoro dipendente, incapace di accettare nuove sfide e di aprirsi  all’esterno in modo virtuoso e consapevole».

Per il movimento infatti  «Il  “perfetto politico” certifica un’idea di sviluppo o, meglio, di mancato sviluppo, che vede nell’imprenditore, non il legittimo coprotagonista della rinascita di questa città, ma un nemico da ostacolare a tutti i costi. Come se la purezza, quella vera, non derivi da chi tenta di spalare il fango mettendoci se occorre le mani, quanto invece dalla falsa facciata di chi lascia consolidare il fango pur di non sporcarsi, con tutti gli inevitabili effetti di stagnazione se non di arretramento e di sotto sviluppo».

 Presto detto quindi la proposta che viene dal movimento è quella di una figura di «un condottiero forse meno perfetto, con un minor pedigree, ma che sia fattivo,  irruento nella sua azione amministrativa, capace di  una visione globale del mondo sindacale e del credito. Un uomo che può sbagliare ma solo perché lavora tanto, un uomo attivo, un uomo che se deve spalare il fango non si cela dietro la prima scusa istituzionale». E questo perché «Il “politico messinese” con le caratteristiche sopra descritte non solo non interessa più ma, soprattutto, non serve ad una comunità come la nostra, che è stata colpevolmente ridotta ai minimi termini», ma soprattutto  perché «Messina ha bisogno di un uomo che sappia cosa sia il vero lavoro, perché senza lavoro non ci può essere una vita dignitosa». Parola di Pazzi

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