SERIE A, IL PUNTO: LA JUVE INIZIA A STAPPARE, CON 62 MILIONI DI RIMPIANTI

 

Da poco spentisi i riflettori che hanno illuminato il secondo consecutivo monday night disputatosi sul glorioso manto erboso dell’Olimpico di Roma, si possono finalmente tirare le somme di questa trentaduesima giornata di serie A. La scorsa settimana vi avevamo aggiornato sulla situazione dei tappi della prestigiosa cantina juventina, pronti a saltare con annesso rituale fiume di champagne. Beh, dopo i 90 minuti di stasera, il palato dei tifosi più impazienti é già inondato di bollicine, gli altri aspetteranno invece il conforto della matematica che, sbirciando il calendario, potrebbe arrivare ancora una volta nel weekend del 5 maggio. L’atteso posticipo tra Lazio e Juventus si è infatti concluso con la vittoria della capolista per 2-0, grazie alla doppietta di Arturo Vidal nella prima frazione di gioco, che consente alla truppa di Antonio Conte di allungare a +11 sul Napoli (+12 considerati gli scontri diretti). Ma più che dilungarci sull’esito dei 90 minuti, in cui ancora una volta la battistrada ha palesato una superiorità disarmante, ci soffermeremo su alcune riflessioni più generali, quasi da titoli di coda.

Quando mancano sei giornate al termine del campionato, la sartoria ha praticamente ultimato la ricucitura del tricolore sulla maglia griffata Nike-Jeep, per un bis annunciato ma ugualmente da celebrare, specie in tempo di vacche magre europee. Proprio a tal proposito, tralasciamo per una volta gli encomi per sottolineare l’unica nota stonata della stagione della Juve: il mercato fallimentare. Calcolatrice alla mano, il duo Marotta-Paratici, che bene aveva operato in passato, ha praticamente scaraventato dalla finestra 62 milioni di euro. Tanto sono infatti costati (tra cartellini e ingaggi lordi) Giovinco, Asamoah, Isla, Bendtner, Anelka e Lucio, poi tagliato a metà campionato. Tra loro, soltanto il centrocampista ghanese -pur giocando fuori ruolo, ricordiamolo- ha rispettato parzialmente le attese nei primi 3-4 mesi, ma nel complesso anche il suo apporto non è stato indispensabile per la conquista dell’ennesimo scudetto da parte della Vecchia Signora. Il numero lo tralasciamo, per non alimentare l’eterna querelle tra sostanzialisti e formalisti. Dal naufragio si salvano soltanto il duttile ed economico Peluso ed il colpaccio Pogba, prelevato a parametro zero dal Manchester United, ma il saldo complessivo resta indubbiamente negativo. D’accordo, con i “se” e con i “ma” non si scrive la storia, ma qualora questi 62 milioni fossero stati investiti meglio (in primis per l’agognato top player in avanti), verosimilmente i piemontesi non avrebbero sfigurato in Champions League al cospetto della corazzata Bayern Monaco. Insomma, prima di parlare del pur effettivo gap economico con la potenza bavarese, Marotta e Conte avrebbero dovuto fare mea culpa per i soldoni dilapidati.

Ci si aspettava molto di più invece dal big match di San Siro tra Milan e Napoli, preannunciato come piatto forte del menù settimanale ma poi rivelatosi modesto consommé col dado da discount. La posta in palio era altissima, con una vittoria i rossoneri avrebbero davvero insidiato il secondo posto dei partenopei, ma questi ultimi son riusciti ad arginare le velleità dei padroni di casa senza neanche faticare troppo. Anzi, per quanto l’1-1 finale sia catalogabile tra i “risultati giusti”, ai punti avrebbe meritato qualcosa in più proprio la squadra di Mazzarri, agevolata anche dall’espulsione del goleador primaverile Mathieu Flamini. L’assenza di Balotelli si é rivelata più pesante del previsto per Allegri che, a conti fatti, è stato costretto a provare l’assalto a Fort Apache con le armi giocattolo: Pazzini abulico, Robinho fumoso, Niang inconcludente ed El Shaarawy relegato in panchina per 74 minuti, proprio nell’unica partita delle ultime dieci in cui avrebbe dovuto giocare dall’inizio, per provare a riavvicinarsi alla porta avversaria stante l’assenza del totem Super Mario. A questo punto, salvo improbabili sorprese, il Milan dovrà più che altro pensare a guardarsi le spalle, dato che la Fiorentina si é riavvicinata e domenica i rossoneri saranno attesi dalla trasferta allo Juventus Stadium.

Addentrandoci adesso nella bagarre Europa League, abbiamo accennato poc’anzi ai viola che, espugnando Bergamo, hanno consolidato il quarto posto. Per il resto i giochi sono ancora aperti e molto dipenderà dalla vincente della Coppa Italia, che potrebbe far scattare il seggio continentale anche per la sesta classificata in campionato. Per questo motivo può ancora sperare anche l’Udinese che ieri, trascinata da un grande Muriel, ha travolto il Parma al Tardini nonostante l’assenza dello squalificato Di Natale. Non sembra invece crederci molto l’ottimo Catania di Maran: il tipico pareggio da volemose bene di fine stagione, maturato a Verona contro il Chievo, ne costituisce la riprova.

Per restare in tema di Europa minore, importantissimi i tre punti conseguiti dalla Roma in quel di Torino contro i granata di Giampiero Ventura, grazie alle reti del separato in casa Osvaldo e di Erik Lamela, andato a segno con un altro fantastico sinistro a giro sul secondo palo, suo autentico marchio di fabbrica. Il talento argentino praticamente segna sempre così, buon per lui che le retroguardie italiane ancora gli concedono spazio e tempo di sistemarsi la sfera sulla mattonella preferita. 
Nuova disfatta invece per l’Inter di Stramaccioni, che sul neutro di Trieste contro il Cagliari ha incassato la dodicesima Waterloo stagionale in campionato. Si rischia la monotonia, ma il refrain é lo stesso delle ultime settimane: le lamentele arbitrali non possono far scivolare in secondo piano i disastrosi riscontri offerti dal rettangolo di gioco.

Venendo infine alla lotta per non retrocedere, lo scatto decisivo potrebbe essere quello del Siena, che ha violato l’Adriatico di Pescara con un gol del solito Emeghara nel finale. Nonostante la scure dei sei punti di penalizzazione inflitti loro per “Scommessopoli”, ad oggi i toscani sarebbero salvi: se Antonelli e Iachini riuscissero davvero nel miracolo, potrebbero tramandarlo ai nipotini. E ai nipotini dei nipotini. Non sono invece andati al di là dell’1-1 casalingo uno sfortunato Palermo –azzoppato dalla papera gialappiana di Sorrentino- ed il Genoa di Ballardini, fermato sull’identico risultato dalla Sampdoria nel nervosissimo derby della Lanterna. Le porte della serie B per loro iniziano a schiudersi: il bonus di Preziosi e Zamparini con il Dio del calcio, forse, si è esaurito. (JODY COLLETTI)

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