BORSELLINO 20 ANNI DOPO: LOTTATE PER LA VOSTRA TERRA

 

Strapiena, oggi pomeriggio, l’aula ex-chimica del Dipartimento di Giurisprudenza. Il motivo era dei più validi: l’incontro l’incontro organizzato dalle associazioni Universitarie INGENIUM e MORGANA con Salvatore Borsellino, fratello di quel magistrato mai dimenticato, che si è battuto finché ha potuto per difendere la propria terra, che per la propria terra è morto. Visibilmente commosso, Salvatore ha parlato ai tanti giovani, universitari e studenti delle scuole secondarie, che hanno affollato quell’aula, troppo piccola per contenerli tutti, ascoltando in silenzio e accompagnando con ripetuti applausi le parole sincere di chi crede ancora che le cose possano cambiare.

«È proprio nei giovani che bisogna trovare quella forza per lottare, per non rassegnarsi, per non perdere mai la speranza» – ha sottolineato Borsellino – «Io ho fatto scelte diverse da quelle di mio fratello. A 27 anni ho lasciato Palermo perché ero stanco di vedere la distruzione e la rovina della mia terra, i morti ammazzati ad ogni angolo della strada. Paolo invece ha scelto di restare e di combattere la mafia. Adesso io sono ancora qua, mentre lui è morto, ma la scelta più giusta non è stata di certo la mia».

Parole profonde e condivise anche dal Procuratore aggiunto di Messina, Sebastiano Ardita, autore del libro “Ricatto allo Stato”, anche lui presente  per spiegare com’è nato il suo libro, dal racconto personale di un ragazzo affascinato dal mondo giuridico, che ha visto, purtroppo, morire i propri miti e riferimenti, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

«La speranza» – ha affermato Ardita – «è che i giovani abbiano sempre voglia di conoscere il passato e le stragi del ’92 e ’93 sono parte integrante della storia del nostro Paese». È ottimista Ardita e crede fermamente che città come quelle di Messina, dove si è insediato da circa un anno e Catania, dove era stato prima, siano piene di energie positive e di giovani svegli e attenti, il cui obiettivo è quello di avere un ruolo attivo all’interno della società, puntando sulla meritocrazia, senza favoritismi né raccomandazioni. “Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare” sono le parole di Paolo Borsellino che fanno da incipit all’Agenda Rossa, curato dalla redazione di 19luglio1992.com.

Eppure, Salvatore non voleva scriverlo un libro su ciò che è accaduto al fratello Paolo e soprattutto su ciò che, ancora oggi, si cela dietro le stragi del ’92 e ’93, «perché» – ha spiegato – «per scrivere un libro bisogna essere capaci di mettere la parola “fine” e io, probabilmente, quella parola non la metterò mai». (DEBORA RUNCI)

 

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it