“A MESSINA SERVE UNA SVOLTA” – DI CIRAOLO E COSTA

L’occasione di una svolta, dal punto di vista politico, Messina ce l’ha avuta proprio allo scadere del 2012, con le primarie parlamentari del Pd. La speranza era quella di mandare a Roma rappresentanti dei cittadini, non del solito sistema clientelare incancrenito e di una classe dirigente fallimentare e autoreferenziale.

Invece niente, quel sistema di cui molti si sono serviti e hanno taciuto ha trionfato ancora, e grazie ad esso “mister 20 mila preferenze”, come è stato ribattezzato Fracancotonio Genovese, ha fatto terra bruciata intorno a sé. Paradigmatica è stata anche l’affluenza alle urne, che ha sfiorato la leggenda attestandosi al 98.01% (dato provinciale): una commovente prova di democrazia, che nel capoluogo ha avuto come cornice i centri di formazione gestiti, guarda caso, da un certo Francantonio Genovese. “Cornice” nel senso che i seggi in cui si è recata questa fiumana democratica erano appunto siti in quei centri di formazione.

Tutto ciò nella città che da anni ormai assiste a un balletto tra Buzzanca e Genovese, intervallati dai rispettivi commissariamenti: due per Buzzanca (Pdl), nel 2004 e 2012, uno per “mister 20 mila preferenze”, evidentemente premiato per il commissariamento del 2007. Nel frattempo, quella che dovrebbe essere una delle città più belle, culturalmente vivaci e ricche (in tanti sensi) d’Europa gratta il fondo del barile di ogni classifica nazionale, con indici di vivibilità che gridano vendetta, problemi strutturali mai risolti, spesso rimandati e delegati.

Messina meriterebbe di essere un centro internazionale, sede di aziende globali e approdo di studenti da tutto il mondo. Insomma, uno dei posti più cool del Mediterraneo. Le condizioni in cui invece versa attendono con urgenza un risveglio delle coscienze da parte di una cittadinanza sopita dalle incrostazioni politico-affaristiche, abituata a campare anziché a vivere. Un risveglio che non può naturalmente essere affidato a fittavoli di un vuoto messaggio di cambiamento, ma che deve essere costruito politicamente e socialmente con coraggio, lucidità e contenuti solidi.
Un risveglio che non partirà certo dalle urne di domenica prossima, perché il balletto è sempre lo stesso, benché non abbia esattamente come protagonisti i due soliti nomi in prima linea. Toccherà alla società civile, giovani e meno giovani, lontani dalle decennali incrostazioni che hanno inabissato la città, farsi carico di una “rivoluzione” che Messina non può più attendere.
 

Giuseppe Ciraolo – Vito Costa

Fonte: ateniesi.it

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