INSONNIE DI SALVATORE MASSIMO FAZIO E LA SUA (NON) FILOSOFIA NICHILISTA

Incontro anomalo quello che si è svolto presso la libreria Feltrinelli per la presentazione di Insonnie – edizioni Cuecm, Catania 2011 – l’ultima opera di Salvatore Massimo Fazio. Dalla personalità irriverente, perturbante e perturbata, più pungente del tafano socratico, l’autore non ha usato mezzi termini per proporre al pubblico un “lavorio”, il suo, decisamente controcorrente e fuori dagli schemi.

Strutturato in tre parti, Insonnie consta di una scrittura particolarmente istintiva, a volte anche rapsodica, che non lascia spazio a facili e/o superflue riflessioni ed interpretazioni. Attraverso la prosa, la poesia e l’aforisma, Fazio tocca grandi tematiche in chiave sovversiva, o meglio nichilista come ha voluto sottolineare il politologo Massimiliano Scalisi, di un nichilismo da alcuni inteso “attivo”, da altri “cognitivo”, da altri ancora “rassegnato”, ma che ha l’intento di distruggere una filosofia sistematica, e di scuotere il lettore su una riflessione che ricerchi un senso, un tentativo, seppur estremamente vano e difficile da raggiungere secondo l’autore, di quelle che costituiscono da sempre le domande etico-ontologiche dell’uomo. Scalisi ha definito Fazio “artista poliedrico fino alla follia. Le sue frasi spinte nascono dalla ricerca di un linguaggio il cui significato non rimanga alle parole. Vuole invocare al lettore dei fenomeni morali. Insonnie non è un trattato, ma parla di una filosofia “adatta a tutti”, non degradata, ma riferita alla prospettiva dell’uomo moderno”.

Dalla musica, all’Università, al lavoro, a Dio, Fazio scava dentro di sé un malessere e una sofferenza e insofferenza interiore costante e acuta, che dà poco adito alla speranza, una sofferenza al “culmine della disperazione”, per dirla alla Cioran, pensatore molto caro all’autore. Il suo meta-linguaggio così irriverente, a volte anche fastidioso e invasivo, segue una struttura simile a quella del diario, e le parole immediatamente viaggiano al di là della carta tanto da sembrare quasi scandite da una musicalità dissonante. Ad arricchire l’evento, infatti, le note al pianoforte del M° David Carfì che ha accompagnato la lettura di alcuni passi del testo dell’attrice Fiorenza La Fauci.

Sulla scelta del titolo, Fazio ha rivelato come per lui l’insonnia sia stata sempre una terribile malattia devastante, perché lo faceva sprofondare in momenti di assoluta mancanza di lucidità: “se da una parte è stata una malattia che ho profondamente detestato, dall’altra è diventata uno stato di grazia, quella che mi ha permesso di condurre questo mio testo alla seconda edizione, a cui seguirà una terza con una nuova casa editrice, e che, grazie alla stampa, ha riscosso così tanto successo, tanto da essere distribuito in tutta Italia. Per tutti questi circa quindici anni condotti come psicopedagogista, il mio sogno è sempre stato quello di arricchirmi, ma mi illudevo e infatti non ci sono mai riuscito”.

Fazio si proclama assoluto polemico e contestatore della realtà corrotta e meschina che ci circonda, e provocatoriamente dichiara: “Io sono per la pulizia, la pulizia di quella popolazione che usa ed abusa ad esempio della cocaina”. Parole forti che sgomentano, che adottano il linguaggio di altri schemi, forse a noi umani, “troppo umani”, ancora sconosciuti o incomprensibili.

Insonnie, che nell’ultima parte riporta un dialogo tra Fazio e il poeta Loreto Orati, avvenuto su un social network, sulla felicità, rivelando così una collocazione più plebea della filosofia, è un testo della non-filosofia, qualcosa che va ben oltre essa. Sulla scorta di quella che Heidegger annunciava come “fine della filosofia”, Insonnie di Fazio rappresenta quell’annientamento totale a cui l’uomo è giunto, quella lucida follia costantemente aperta a nuovi pensieri fuori dalla pubblicità quotidiana, quella distruzione disattesa che ha toccato il culmine. La sua lingua a lama tagliente, a volte anche esageratamente lacerante, è lo specchio di una personalità che o si odia o si ama.

 

Salvatore Massimo Fazio, nato a Catania, è scrittore, pedagogista clinico e pittore. Tra le sue collaborazioni quella più importante è stata con il filosofo Manlio Sgalambro, di cui Fazio è da molti definito il discepolo. Il suo primo romanzo, L’albero di Farafi o della sofferenza (ed. Cuecm), è stato adottato poi in un corso accademico di estetica da Umberto Eco. Nel 2009 scrive Villa regnante (Enrico Folci editore), che supera le quattromila copie, fino ad Insonnie (ed. Cuecm), uscito nel 2011 dopo un lavoro di undici anni, giunto ad oggi alla sua seconda edizione.(CLARISSA COMUNALE)

 

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