LA ROMA INGRANA LA SESTA, PREZIOSI PAREGGIA I CONTI

C’era una volta l’amalgama, termine diffusissimo tra gli addetti ai lavori per indicare l’optimum della sincronia tra gli undici protagonisti del rettangolo verde, un affiatamento che solo allenamenti continui e riscontri domenicali potevano tramutare in realtà. Un obiettivo, il suddetto, che era tanto più difficile da realizzare quanto maggiori fossero state le modifiche nell’undici titolare rispetto all’annata precedente.

Premesso che c’era anche chi ipotizzava che il “signor amalgama” potesse essere acquistato al mercato di riparazione, qualora ci si fosse trovati in presenza di un volto nuovo in panchina, la frittata degli alibi sarebbe stata bella che servita, per la serie diamogli tempo di lavorare, non è facile calibrare subito la quadratura del cerchio. Beh, se qualcuno provasse a parlare di amalgama a monsieur Rudi Garcia, il tecnico transalpino gli risponderebbe con un semplice sorriso da guascone, il sorriso di chi ha preso le redini della situazione appena una manciata di mesi fa e che già può far parlare direttamente il campo.

E il terreno di gioco conferma che la nuova Roma sta bruciando le tappe: aggiornare settimanalmente lo score dei giallorossi ci renderebbe prolissi, basta sottolineare che il pokerissimo rifilato al Bologna consente a Gervinho e compagni di mantenere l’indiscutibile primato a punteggio pieno. Le prossime due gare, contro Inter e Napoli, saranno molto indicative e forniranno ulteriori ragguagli su peso specifico e tenuta dei capitolini, che sin qui hanno affrontato soltanto compagini di medio-basso cabotaggio. Grande contro le piccole e piccola contro le grandi? In attesa della controprova, il dubbio sembra abbastanza infondato.

Capovolgendo completamente la classifica, il Sassuolo dimostra che gli umorali dogmi calcistici sono, e sempre saranno, a tempo determinato: sette giorni fa la matricola emiliana – reduce dall’imbarcata contro i nerazzurri – era un agnello sacrificale, tutt’al più un insieme di volenterosi buontemponi; al termine del tour de force comprendente il turno infrasettimanale, della squadra di Eusebio Di Francesco si parla invece in termini di bellissima realtà: i due pareggi imposti – con sfrontatezza, idee e carattere – alla corazzata partenopea (mercoledì) ed alla Lazio ieri rilanciano le quotazioni della neo promossa nel borsino salvezza.

Per quanto riguarda il monday night dell’Artemio Franchi che ha chiuso il quadro della sesta giornata del campionato di serie A, la Fiorentina si è fatta beffare in zona Cesarini dall’ex Massimo Gobbi, che ha regalato al Parma il punto del 2-2 finale al minuto 92. Un vero peccato per la Viola che era riuscita, con Rodriguez ed il redivivo Vargas, a ribaltare lo 0-1 siglato da Walter Gargano. Ma le brutte notizie per Montella arrivano ancora una volta dall’infermeria: dopo gli infortuni occorsi negli ultimi tempi a Gomez, Cuadrado e Pasqual, anche Giuseppe Rossi è stato costretto ad alzare bandiera bianca al 36’ del primo tempo. Non dovrebbe essere nulla di grave ma, specie alla luce delle assenze sopra citate, la manovra offensiva gigliata potrebbe risentirne anche nel breve periodo.

Venendo adesso al derby della Mole, che ha accompagnato il pranzo domenicale degli italiani, il clou è arrivato nel dopo partita. Polemiche, accuse reciproche, comunicati, caviglie martoriate, moviole e soliti refrain. In serata poi si è toccato l’apice, con gli account ufficiali delle società Torino e Juventus a battibeccare su Twitter con le stesse argomentazioni che utilizzano i tifosi più accaniti nei bar e sui social network. E poi dall’alto media e/o faziosi vengono puntualmente invitati ad abbassare i toni, bah. Riassumendo, ai bianconeri è bastato un gol di Pogba viziato da fuorigioco diTevez, il Toro non ha realmente fatto un tiro in porta e Immobile andava espulso. Amen.

Capitolo Napoli. Gli azzurri hanno espugnato Marassi nel primo anticipo del sabato, Benitez ha stravolto l’attacco, facendo rifiatare l’intero fattore H (Hamsik e Higuain), ma ha trovato in Goran Pandev il protagonista da 3 punti, con due palle in buca d’angolo che non hanno lasciato scampo a Perin. La sconfitta è stata fatale a mister Liverani, al capezzale del Grifone è stato richiamato Gasperini, nella speranza di rinverdire i fasti dello storico quadriennio. Diciamoci la verità, Preziosi voleva pareggiare i conti con il retrocesso Zamparini sul fronte esoneri: 1-1 già a fine settembre e palla al centro.

Sul neutro del “Nereo Rocco” di Trieste, il Cagliari è riuscito a tarpare le ali ad un’Inter abbastanza brillante nonostante il turnover imposto dai numerosi impegni ravvicinati. Ironia della sorte, il gol del pareggio è stato siglato dall’indonesiano (di passaporto belga) Nainggolan, primo oggetto del desiderio del connazionale Erick Thohir, nuovo patron in pectore della società di Corso Vittorio Emanuele. Va comunque rimarcato che i meneghini avrebbero meritato la vittoria, al di là del fatti che non ci si può certo scagliare contro Mazzarri per le modifiche apportate alla formazione. Fino a un paio di giorni fa, infatti, al tecnico di San Vincenzo veniva proprio chiesto conto del mancato utilizzo dei vari Belfodil e Kovacic, ieri lanciati finalmente nella mischia.

Per quanto riguarda le altre partite, torna a respirare a pieni polmoni Rolando Maran: l’iniezione di Plasil e il tiro cross di Castro fanno compiere un bel balzo in avanti al Catania che, centrando il primo en plein stagionale tra le mura amiche contro il Chievo, abbandona l’ultima piazza. Il discorso vale, con le debite differenze relative ai diversi obiettivi stagionali, anche per Allegri e Colantuono. I successi interni conseguiti in questo sesto turno migliorano la classifica di Milan e Atalanta, altamente deficitaria prima delle prodezze di Valter Birsa e German Denis. Mentre il Verona di Mandorlini scopre Iturbe e si consacra nei panni di piacevole sorpresa d’inizio stagione: l’intera posta in palio conseguita dagli scaligeri, a discapito di un buon Livorno, vale il sesto posto in graduatoria in coabitazione con i biancocelesti di Vladimir Petkovic.(JODY COLLETTI)

 

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