CARO MATTEO, IN SICILIA RIFIUTA I VOTI DI PAPANIA E DI GENOVESE

La legalità non deve essere un feticcio, una bandierina da mantenere, essa deve essere l’asse portante della nostra azione politica. Deve essere il metodo della nostra diversità etica, il discorso vale per tutti, nessuno escluso.

Se in Sicilia il PD ha svenduto la storia morale ed etica di Mattarella e La Torre in cambio di logiche politiche malate, facendo eleggere l’indagato per mafia Vladimiro Crisafulli, segretario di Enna, elezione avvenuta con la complicità silente anche dei Giovani Democratici che più che avanguardia, sono stati complici di tutto ciò, ma la logica si sa qual è, c’è chi ha padroni e chi decide di rimanere libero.

Ecco noi siamo persone libere, libere di dire le cose che non vanno. Per questo caro Matteo, ti dico con forza, in Sicilia rifiuta i voti di Antonio Papania , già escluso dalla liste elettorali del 2013 perché considerato impresentabile. E’ bene ricordare che Papania nel 2002, ha patteggiato davanti al gip di Palermo una pena di 2 mesi e 20 giorni di reclusione , poi tramutata in multa per abuso d’ufficio quando ricopriva l’incarico di assessore al lavoro presso la Regione Siciliana; ma la storia non finisce qui ed il 3 novembre 2009, il suo faccendiere Filippo di Maria è stato arrestato in seguito all’operazione Dioscuri che ha messo in ginocchio il clan di Alcamo dei Melodia. Alcune intercettazioni della Direzione distrettuale antimafia di Palermo l’hanno sorpreso mentre faceva campagna elettorale per il senatore del PD e procurava a un suo collaboratore l’assessore comunale di Alcamo Giuseppe Scibilia) elenchi di nomi da inserire come votanti alle primarie in cui il Pd sceglieva nel 2005 il candidato alla presidenza della Regione.

Rifiuta anche i voti di Francantonio Genovese, colui che alle primarie per i parlamentari prese 19.590 preferenze su poco più di 24 mila votanti ed ha costruito la sua fortuna sui centri formazione. Faccio un esempio: un seggio è stato allestito addirittura negli uffici di un ente di formazione, l’Aram, gestito da un amico di Genovese, Elio Sauta (finito agli arresti domiciliari a luglio, per lo scandalo enti di formazione). La formazione, settore con ottomila dipendenti, è molto caro all’imprenditore Genovese: a enti riferibili a lui o alla sua famiglia (la moglie, tre cognati e un nipote) sono giunti oltre due milioni di contributi pubblici nel 2012. A giugno è finito indagato per truffa e peculato in un’inchiesta sui finanziamenti alla Formazione Professionale, mentre a luglio si è visto arrestare la moglie, Chiara Schirò, finita ai domiciliari nell’ambito della stessa indagine.

La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico. Mentre si attende che la magistratura faccia, quanto prima, il suo corso, c’è bisogno di un vero e proprio atto di orgoglio, che faccia breccia su tutti noi perché noi stiamo dalla parte di Mattarella , di La Torre, di Don Puglisi e di tanti altri, proprio perché siamo i depositari di quelle storie ed è bene prendere le distanze.

Il “vecchio” PD e anche i Gd, la battaglia sulla legalità l’hanno persa da tempo, è stata la storia a bocciarli, oltre che l’Italia. Andiamo avanti, quindi, consapevoli della difficoltà che la battaglia legalitaria comporta. Staremo al tuo fianco Matteo definitivamente,contro l’attuale sistema di compravendite di uomini e donne, corruzione e rapporti disinvolti con i poteri oscuri e criminali. Ma tu un gesto forte devi farlo, semplicemente perché abbiamo una certa idea dell’Italia. (GIUSEPPE CIRAOLO)

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