SERIE A: NAPOLI E JUVE BRINDANO ALL’HENRY DI VALMONTONE, CHE FERMA LA “SUA” ROMA. SOS MISTER

Prosit !  Napoli e Juventus librano in aria i calici e brindano all’orgoglio Toro. Nei flûte ovviamente non c’è champagne, un buon prosecchino è più adeguato per festeggiare i due punti rosicchiati alla capolista, adesso distante soltanto 3 lunghezze.

Già, non fosse altro che per la legge dei grandi numeri, prima o poi sarebbe dovuto accadere: “I giallorossi mica possono vincerle tutte”, pensava il Paese pallonaro, che nella serata di ieri ha intravisto nel cuore ingrato Cerci, soprannominato l’ “Henry di Valmontone” ai tempi della Roma Primavera, le fattezze del Messia in grado di riportare tra i mortali, dopo dieci vittorie, la battistrada. Anche se, forse, ingrata – più che altro poco lungimirante – fu proprio la Roma che, dopo averlo allevato e ammirato nel proprio settore giovanile, a soli 23 anni scaricò del tutto il riccioluto Alessio, che all’ombra della Mole sembra aver trovato la sua dimensione ideale. L’1-1 maturato nell’Olimpico granata è più che giusto, ma le dirette inseguitrici non si illuderanno di certo, consce del fatto che, a breve termine, il calendario arride a Pjanic e compagni (attesi adesso da un doppio turno casalingo contro Sassuolo e Cagliari) e consapevoli altresì dell’importanza che l’assenza di impegni europei può rivestire, alla lunga, nell’economia del campionato.

Frattanto, tornando a Napoli e Juve, le bollicine corroborano la classifica e il morale, le vittorie conseguite negli anticipi di sabato costituiscono il miglior viatico per affrontare le decisive sfide di Champions. Dopo aver espugnato il Tardini grazie alla zampata di Pogba, i campioni d’Italia sono chiamati all’impresa – necessaria quanto fattibile – contro il danaroso Real Madrid, che dietro balla come un peso piuma sul tagadà e che si presenterà allo Stadium con l’80% della qualificazione in tasca. Anche se, si sa, nella massima rassegna continentale i colpi dei fuoriclasse possono fare la differenza e le merengues, al riguardo, sguazzano nell’abbondanza.

Banco di prova ben più agevole attende invece i partenopei, che riceveranno al San Paolo la visita del Marsiglia già sconfitto a domicilio due settimane or sono. I tre punti sono ampiamente alla portata degli azzurri di Benitez, che contro l’Olympique dovranno però sfoderare un maggior cinismo rispetto a quello (non) esibito contro il Catania di Gigi De Canio, rimasto in partita fino alla fine.

Procedendo nella disamina di questa undicesima giornata, Inter e Verona proseguono a braccetto la loro corsa. I nerazzurri hanno sbancato il Friuli con un sonoro 3-0, giunto a coronamento di un’ottima prestazione di squadra, capitalizzata dalle marcature di Palacio, Ranocchia e Ricky Alvarez. Sia chiaro: questa Udinese non è al livello di quella delle scorse stagioni, lo ha confermato con la consueta schiettezza anche Guidolin nel dopo partita, ma infliggere un passivo così pesante ai bianconeri sul loro terreno resta comunque fuori dall’ordinario. Benissimo anche gli scaligeri, che davanti al pubblico amico hanno regolato il Cagliari, centrando la sesta vittoria interna su altrettante gare disputate. I gialloblu non sono più una sorpresa, il canovaccio di Mandorlini si confà anche alla massima serie, ormai non ci sono più dubbi, e qualora la neopromossa iniziasse a fare punti anche lontano dal fortino Bentegodi, i supporters dell’Hellas sarebbero autorizzati ad alzare l’asticella delle ambizioni. D’altronde, Fiorentina a parte, dietro c’è il vuoto: al di là del consistente margine di vantaggio, dal settimo posto in poi sembra proprio un’altra competizione.

Venendo proprio alla Viola, i gigliati con il blitz di San Siro hanno scoperchiato anche le ultime pentole bollenti in casa Milan. Le parole di Barbara Berlusconi, smentite doverose a parte, suonano come un attacco frontale al plenipotenziario Adriano Galliani, che adesso deve fare i conti anche con la rampolla oltre che con una classifica disastrosa. Poco più di un mese fa da queste colonne avevamo pronosticato che, con la fine di settembre, i tifosi rossoneri avrebbero riposto non solo le creme solari ma anche ogni velleità: mai però ci si sarebbe potuti immaginare un distacco così abissale (16 punti!) dal terzo posto dopo un quarto di campionato o poco più. Come da copione, torna d’attualità il tormentone esonero di Allegri (che, ricordiamolo, era la prima scelta della Roma prima della virata forzata su Rudi Garcia, roba da sliding doors), ma l’Sos mister riguarda anche altri professionisti della panchina. Dal cagliaritano d’adozione Diego Lopez a Beppe Sannino, che stasera nel monday night deve fare punti col suo Chievo a Bologna, passando per Vladimir Petkovic e Delio Rossi, altri due tecnici reduci da pesanti sconfitte interne, rimediate proprio quando il periodo cupo sembrava alle spalle. La Lazio ha ceduto il passo al Genoa, che dal suo canto l’allenatore l’ha già cambiato optando per il cavallo di ritorno Gasperini, impostosi grazie alle reti di Kucka e Gilardino dal dischetto. Mentre la Sampdoria ha lottato caparbiamente contro il Sassuolo, malgrado l’inferiorità numerica, per poi arrendersi nel finale ai neroverdi che – trascinati dal giovane Berardi, autore di una tripletta – hanno espugnato il Ferraris con un pirotecnico 4-3 maturato al termine di un’escalation di emozioni.

Infine, nel lunch-match dell’Ardenza, il chirurgico diagonale del brasiliano Paulinho ha consentito al Livorno di fare nuovamente bottino pieno, dopo 49 giorni, a discapito dell’Atalanta di Colantuono. (JODY COLLETTI)

 

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