PADRE FELICE SCALIA: “SE VOGLIAMO LA PACE DOBBIAMO DISARMARE LA GUERRA”

Dopo la pubblicazione della nota da parte della Comunità di Base di Messina sulla questione accoglienza dei profughi, partendo dall’esperienza messinese, evidenziamo un commento all’articolo, che merita uno spazio a se. E’ infatti il monito, la rifessione, del padre gesuita Felice Scalia, filosofo e teologo, che ha insegnato alla facoltà teologica dell’Italia Meridionale e poi all’Istituto Superiore di Scienze Umane e Religiose di Messina.

“Era tempo che la voce dei cittadini e dei credenti si facesse sentire per esprimere il disagio e la “vergogna” per quanto è successo e per quanto succede – scrive Padre Scalia a messinaora.it –  E’ intollerabile che un rifugiato sia considerato delinquente, che si oltraggi il diritto di asilo dietro preoccupazioni di “sicurezza” di una nazione che è capace di delegare alle forze armate la sorte di chi fugge da condizioni disatsrose di sfruttamento e guerra che lo stesso Occidente (e l’Italia è Occidente!) provoca. Non ha dunque insegnato nulla il disastro operato dsalla nave della Marina Militare Sibilla, il Venerdì santo del 1997, sotto il governo Prodi?
E’ sconcertante che mentre si muovono ministri per proteggere la salute di carcerati eccellenti, non sorga all’interno della attuale classe politica chi dica che il proplema rifugiati e profugni sta facendo esplodere, con la sua denunzia di disumanità sui poveri, un sistema di rapina che da secoli l’Occidenbte mette in atto quasi fosse il padrone del Globo. Se vogliamo la pace dobbiamo disarmare la guerra (chiaro, Signor Ministro?), cercare giustizia, rispetto dei diriutti umani e di quello fondamentale: il diritto di avere diritti – come è stato scritto di recente.
Spero che la “mariana Messina” riscopra in Maria di Nazareth la cura della vita, la protezione dei perseguitati che Lei ebbe quando protesse “da rifugiata” il suo figlio Gesù dall’Erode del tempo. Chi difenderà gli oltraggiati e perseguitati dagli Erodi di oggi? Senza questo impegno la “marianità” (o messinesità mariana) diventa folklore ed ipocrisia”.

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