SOVIET SOVIET IL “MADE IN ITALY” DA ESPORTAZIONE

Oltre 70 date in Europa, tour in America e Messico, festival assortiti e concerti in compagnia di mostri sacri come i Public Image Ltd, pensandoci bene anche una citazione illustre da parte di Simon Reynolds nel libro “Retromania”,  semplicemente il più importante critico musicale al mondo.

Di chi parliamo ? Dei Soviet Soviet, la rivelazione dell’anno per gli amanti dei territori limitrofi al “Postpunk” vecchia scuola, ciò che a suo tempo ha dato il “La” ad un periodo storico musicale che ha saputo reinventare se stesso nel corso dei decenni, rigenerandosi nei rigurgiti di una moda che tutto cambia per non cambiare niente.

Su questa giostra impazzita i Soviet Soviet possiedono la capacità di saper proseguire un percorso che rappresenta uno stile, mantenendo però intatta la freschezza del loro tempo.

Se i paragoni con mostri sacri del genere come i Joy Division si sprecano, il loro ultimo album, “Fate”,  pubblicato  l’11 Novembre dalla “Felte”, certifica che non siamo dinanzi ad una semplice citazione del passato.

Proprio prima del live che ha movimentato il pubblico del Retronouveau, Sabato 23, dopo un pitone fritto rigorosamente con acciughe, involtini di melanzane e peperoni ripieni, formaggi e salumi vari, tanto per ricordare la gustosa ospitalità che noi Siciliani sappiamo offrire, abbiamo, a stomaco rigorosamente pieno, scambiato due chiacchiere con Alessandro Costantini (Chitarra), Alessandro Ferri (Batteria) e Andrea Giometti (Voce e Basso), al secolo : Soviet Soviet.

Bene ragazzi…  A stomaco pieno possiamo parlare con maggior concentrazione . L’altro giorno mentre ascoltavo “Fate”  pensavo alla scena Pesarese che negli ultimi anni è veramente in fibrillazione con gruppi che definirei “da esportazione” , mi riferisco a  voi,   “Be Forest”, “Brothers in Law” etc… Ecco, quanta influenza ha avuto su di voi questa scena che sembra incentrarsi anche intorno a delle sonorità marcate come quelle “Postpunk” ?

Alessandro C. :  Si negli ultimi anni il genere è quello… Forse continuiamo a influenzarci a vicenda. Non  sappiamo come e perché sia partito questo “filone” anche perché cmq negli  anni passati  Pesaro aveva  comunque sfornato numerosi gruppi che giravano per l’italia o all’estero,  gruppi  come i “Damien”o  i “Miles Apart”,  generi e band  completamente diversi  che però hanno avuto modo di suonare in Giappone, fare tour all’estero, firmare per etichette discografiche straniere. Pesaro in qualche modo ha sempre prodotto qualcosa, certo negli ultimi anni forse si è concentrata tutta la produzione in un genere che non ha fatto altro che aumentare la risonanza della scena Pesarese.

 Vi riassumo in breve un altro mio pensiero :  Siete stati menzionati da Simon Reynolds, avete suonato in tutta Europa anche in festival importanti , tour in America e Messico, siete apparsi ultimamente anche nel canale MTV americano. Come vi spiegate questa attenzione da parte dei “Media” esteri rispetto alla situazione italiana dove certi generi faticano anche solo ad essere passati per radio ?

 Alessandro C. : Hai ragione e ti dico la mia in tal senso, poi loro diranno ciò che pensano. All’estero io ho sempre riscontrato una maggiore curiosità.  Il primo impatto che tu hai con l’estero è il live ed ho sempre riscontrato molta curiosità da parte della gente che ti viene a vedere. Qui in italia molto spesso un gruppo magari non lo conosci e dici “chi cazzo sono?! Non li vado a vedere”, all’estero funziona diversamente,  pensano “ma chi sono?! Vediamo cosa suonano, può essere che mi piacciono” è proprio un approccio diverso. Forse funziona così anche tra gli addetti ai lavori  che si incuriosiscono davanti alle nuove realtà . Poi ti può andare bene come no, ma almeno te la giochi.

Andrea :  Il problema è che in italia la gente ti reputa sempre come un gruppo italiano e quindi non hanno questa cultura e questa voglia di venire.  Ad esempio,  un  gruppo che fa più o meno il nostro genere, se viene da a fuori e fa un concerto in italia magari fa il botto , un gruppo italiano identico come sonorità e stile già avrà molte più difficoltà. Ma è un discorso che non riguarda tanto i “promoters” e via dicendo, prendo come esempio il nostro manager, Fabio, che fa veramente tanto per noi,  è proprio secondo me una questione di cultura.  

Però risulta triste che un gruppo italiano debba essere valorizzato all’estero per poi magari rientrare in italia come “prodotto d’importazione” e non seguire un percorso naturale, affermarsi in tutto e per tutto qui per poi magari agganciarsi all’estero.

Andrea:   Si ! ma dal mio punto di vista  conoscendo già questa situazione, sono più contento così sotto certi aspetti perché comunque la nostra musica  è una musica che in italia non va tantissimo.

 Alessandro C. : Magari qui non siamo per forza vincolati nel fare qualcosa che possa piacere “per forza” ecco. Poi il genere che suoniamo diciamo che è un genere che in realtà non viene ascoltato da nessuno dei tre, è uscito fuori in maniera spontanea. Abbiamo dei gusti musicali che sono completamente diversi. Certo l’attitudine punk c’è sicuramente, ma il filone alla quale veniamo accostati è qualcosa che anche noi abbiamo appreso leggendo le prime recensioni.

 Alessandro F.:  E’ un problema che investe tutto il circuito mediatico secondo me, in particolar modo le radio, ad esempio, che si occupano sempre degli stessi generi . E’ tutto un meccanismo che riguarda altri aspetti come la pubblicità etc. Ci sono tantissimi gruppi bravissimi che magari non si fila nessuno e sono costretti sempre a rimanere delle piccole realtà e basta sicuramente non per colpa loro. Ma in generale, in America ascoltavamo centinaia di stazioni radio che passavano musica di ogni genere, qui è anche difficile solo ascoltare che so… un brano dei New Order !, non certamente gli ultimi arrivati. Senza dimenticare che spesso i gruppi di fuori sono anche avvantaggiati da altre regole meno rigide che riguardano il diritto d’autore etc..  Qui da noi la SIAE spesso accentra tutto ed è estremamente rigida sotto ogni aspetto, questo è uno svantaggio.  

 Per quanto riguarda il vostro ultimo album, “Fate”,  risulta meno “grezzo” rispetto al passato  con una maggiore cura dei suoni e una produzione più vicina al pop, mantenendo però  intatte le geometrie e l’estetica “Post-Punk”, quindi estrema coerenza, possiamo dire che stanno maturando anche i “Soviet Soviet ?

 Andrea:  Si perché effettivamente  abbiamo lavorato meglio dopo 4 anni di esperienze varie che ci hanno forgiato.

Alessandro C. : Abbiamo lavorato forse in maniera differente ma senza alterare i nostri suoni di base . l’esperienza ha fatto sicuramente il resto.

In tutto questo quanto è importante avere una figura come Paolo Rossi che cattura e cura i vostri suoni praticamente da sempre ?

Alessandro C. : Guarda ti dico che è molto importate ! perché è prima di tutto un amico e ci troviamo benissimo sul piano umano, poi il bello di Paolo è che tu arrivi con la tua strumentazione, i tuoi suoni di base e lui sa guidarti. Cresce con te senza snaturati , quindi l’idea viene fuori durante la registrazione, ed è una cosa importantissima.  Poi Pesaro è una città molto piccola ci conosciamo bene o male tutti quindi il fatto che sia prima di tutto un amico, come dicevo prima, è sicuramente un fattore che incide.

 Per quanto riguarda il titolo del nuovo album , ha un qualche significato particolare ?

Andrea: E’ un idea di Fabio,  il nostro manager, perché era venuto ad assistere alle registrazioni per due giorni  e fondamentalmente ha avuto lui l’idea di chiamarlo “Fate”, lui ha dato l’input e poi democraticamente abbiamo deciso che era il titolo adatto.

Alessandro C. :  Calzava benissimo come titolo e abbiamo deciso così !

Ok , siamo giunti all’ultima domanda di questa piacevolissima conversazione, vi stanno anche reclamando per chissà quale pratica burocratica. Come ribadisco sempre,  questa  è “la domanda” di MusicLife:  Se esiste un disco, uno solo, che vi ha influenzato in maniera particolare.

 Andrea :  Io e Ale credo che diremo lo stesso…

Alessandro C. : Interessante ! ma io ti dico quello che mi influenzerà … “Whorship” degli A Place To Bury Strangers. Siamo stati in tour con loro e ti dico che sono un gruppo di persone fantastiche, musicalmente eccezionali, ma sono soprattutto persone fantastiche che ci hanno dato tanto, le classiche persone da cui puoi solo imparare.

Andrea : Sapevo che avrebbe detto questo infatti confermo tutto ciò che ha appena detto Ale…

Alessandro F. :  Anche io confermo quanto appena detto, però a me ha influenzato moltissimo il primo dei Bloc Party, “Silent Alarm” , soprattutto per la batteria e il modo di suonare del batterista.

L’intervista giunge al termine, rimaniamo a chiacchierare in attesa di una performance che confermerà quanto di buono la stampa del settore ha già scritto e detto sui Soviet Soviet,  il “Made in Italy” da esportazione….

 FRANCESCO ALGERI 

(Fotografie di “Christian Cannavò”)

 

 

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