LA PROVINCIA NON PAGA LA SOGAS E IL COMMISSARIO VIENE COMMISSARIATO

Filippo Romano

Il commissario è stato commissariato. E’ quanto di incredibile è successo alla Provincia regionale di Messina, futuro Libero consorzio di Comuni, secondo la legge 8 dello scorso 24 marzo. Una norma pionieristica, il vanto della Sicilia, prima regione in Italia a sopprimere gli enti locali intermedi. Una riforma costata sudore, nella quale Rosario Crocetta vede il nuovo corso della politica insulare, contro gli sprechi e le spese pazze degli anni precedenti. Sopra ogni cosa, un provvedimento che al momento ha prodotto ben 15 mesi di commissariameto in tutte e 9 le Province siciliane e la privazione totale del diritto, da parte dei cittadini, di eleggere i propri amministratori, oltre che di controllarne l’operato. Dei Liberi consorzi e delle Città metropolitane, in compenso, nemmeno l’ombra.

Anzi, a tenere banco sono sempre le polemiche, con l’Ars che chiede ancora tempo prima di varare la legge attuativa nella quale andrebbero definiti le funzioni e i confini dei nuovi enti, e il suo presidente, Giovanni Ardizzone, che invoca il recepimento della legge Delrio sulle autonomie. Soprattutto, tengono banco i paradossi, come quello reso noto dalla Gazzetta del Sud, secondo cui il Tar di Reggio Calabria ha nominato un commissario ad acta che provveda, da parte dell’ente di palazzo dei Leoni, a versare 400mila euro nelle casse della Sogas.

La decisione del Tribunale amministrativo regionale, dinanzi al quale pare che la Provincia non si sia mai costituita, arriva dopo un decreto ingiuntivo e un precetto rimasti lettera morta. Addirittura, secondo il quotidiano messinese, l’ente non avrebbe nemmeno inserito in bilancio la somma relativa alle quote associative.

Andando a fondo alla questione, emerge che il Tar ha ordinato di dare esecuzione al decreto ingiuntivo antro 60 giorni, per una somma pari a 389.697,42 euro più interessi. Ha, inoltre, nominato un commissario, qualora il termine decorra infruttuosamente. Il commissario, va detto, è un collega di Filippo Romano. E’ il prefetto di Messina, Stefano Trotta. Che a sua volta avrà facoltà, qualora chiamato in causa, di delegare un funzionario. Anch’egli collega di Romano.

A guardare dall’esterno, balzano all’occhio in tutta la propria evidenza le contraddizioni di una politica che per rinnovarsi arriva a rasentare il grottesco. Perché Romano avrà pure le proprie ragioni per ritenere di non dover saldare la società che gestisce l’aeroporto dello Stretto, ma non è ammissibile che apparati dello stesso Stato siano in così evidente contraddizione tra di essi. Anche perché, a farne le spese, sono come sempre i contribuenti.

Senza dimenticare che proprio il commissario straordinario della Provincia, il “primo” commissario, all’inizio dell’anno ha fatto parte del contingente di amministratori dei territori di Messina e Reggio recatosi a Roma, in commissione Trasporti della Camera, per perorare la causa dei collegamenti tra le due sponde, puntando molto proprio sulla rivalutazione del Tito Minniti.

O stavano tutti scherzando, in quell’occasione, o adesso qualcuno si è perso strada facendo. E intanto gli aerei, e soprattutto i treni, passano… (@PalmiraMancuso)

 

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