Sbarco Santo Stefano, Accorinti a prefetto e Protezione civile: “Occorre pianificare”. E dà la colpa alla stampa

Dopo il prefetto e la Protezione civile, tocca giustamente al sindaco dare la propria versione dei fatti sullo sbarco di Santo Stefano. Versione condita da un attacco alla stampa locale la cui colpa, evidentemente, è di riportare quanto affertamato da ufficiali fonti istituzionali.

“Purtroppo – fa notare Renato Accorinti, attraverso un comunicato – appare evidente, almeno stando a quanto riportato da alcune testate giornalistiche locali, che la gestione dei flussi migratori che transitano, sulla base delle disposizioni ministeriali dal porto di Messina, continui ad avvenire più attraverso i comunicati che attraverso la buona pianificazione degli interventi mediante tavoli appositi e protocolli di intervento”.

“È assurdo pensare – prosegue – che ogni sbarco debba fare storia a sé, ogni volta con metodi di intervento diversi, con grande margine di improvvisazione, senza responsabilità chiare e compiti definiti. Questo grigiore certo torna molto comodo allorquando, in occasione di uno sbarco, pianificato diversi giorni prima e comunque sempre atteso, si stravolga la prassi consolidata, senza neanche la convocazione di un tavolo in cui se ne rappresentino le ragioni. Probabilmente il fatto che i migranti fossero solo di transito, e non destinati alle strutture del territorio, non hanno reso conveniente affidare il supporto logistico, come sempre avveniva ultimamente, all’ente gestore del Pala Nebiolo e stranamente per la gestione sanitaria, affidata attraverso un protocollo prefettizio alla Croce Rossa, con apposita dotazione economica come ricorda la nota del Dipartimento Regionale di Protezione Civile, si sia richiesto il supporto del volontariato sanitario. Eppure questa Amministrazione più volte ha chiesto di fare chiarezza, nero su bianco, con protocolli concordati, sulle modalità di intervento in caso di sbarco, senza mai aver ricevuto risposta. In questo non si può non concordare con il Dipartimento Regionale di Protezione Civile quando scrive ‘è fuor di dubbio che alcuni aspetti relativi alla vicenda migranti necessitino di opportuni approfondimenti'”.

Poi, la stoccata ai giornalisti. O forse ad alcuni di essi: “Appare inoltre fuori luogo, forse perché mal riportato dalla stampa, citare una presunta assenza del Comune in quanto i reperibili del servizio di Protezione Civile comunale, nella fattispecie il Geom. Mancuso, il Geom. Contestabile e l’operatore Guarnera si sono recati sul posto e hanno consegnato, come testimoniato del resto dalle ricevute di consegna, le tende che erano state richieste e che poi qualcuno ha deciso che non dovessero essere montate. Non si capirebbe del resto chi, a questo punto, avrebbe messo a disposizione il mezzo Atm che ha fatto la spola nella serata tra il porto e il Pala Nebiolo per il trasporto di circa 200 persone migranti”.

Secondo il sindaco, “quello che più sorprende, e lascia l’amaro, è comunque constatare, per l’ennesima volta, come a Messina vada di moda interloquire tra amministrazioni attraverso le testate giornalistiche mediante attacchi che hanno il sapore di colpi propri della cattiva politica. Questa amministrazione del resto ha dimostrato, e continua a farlo con esempi virtuosi, come per il piano coordinato di gestione della vigilanza urbana, di voler fare rete con le altre Istituzioni senza volersi misurare con le polemiche e attacchi politici”.

Essendo chiamata in causa, la stampa locale, quanto meno quella rappresentata da Messina Ora, non può che ricordare di essersi limitata a riportare quanto affermato da istituzioni quali la Prefettura e la Protezione civile regionale. Come si sta dando spazio integralmente, senza cambiare una sola virgola, alla nota ufficiale del sindaco del Comune di Messina, altrettanto si è fatto in precedenza. Del resto, proprio da queste colonne è partita, in altre occasioni, una difesa a spada tratta del primo cittadino e della sua Amministrazione nei confronti del prefetto, sul tema dell’immigrazione come su quello dei tir. Sarebbe, pertanto, spiacevole constatare che il lavoro dei giornalisti vada bene a chi parla di pace e tolleranza solo quando non includa delle critiche al suo operato.

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