Scuole di specializzazione: il Consiglio di Stato sconfessa il Tar e 7mila medici tornano a sperare

di Michele Schinella – Il  Tribunale amministrativo del Lazio aveva ritenuto che il concorso si fosse svolto regolarmente. Il Consiglio di Stato invece l’ha pensata in maniera diametralmente opposta. Nella giornata di oggi, 300 medici bocciati alle prove per l’accesso alle scuole di specializzazioni tenute il 28, 29, 30 e 31 ottobre hanno riacciuffato il diritto a formarsi nei vari Policlinici universitari italiani, compreso quello di Messina.

L’organo di giustizia amministrativa d’appello, in via cautelare, dando retta alla tesi del legale messinese Santi Delia e del romano Michele Bonetti, ha invece ritenuto che ci siano fondati motivi per considerare illegittimo il concorso bandito dal ministero. In palio c’erano 5mila borse da 1.800 euro al mese per 5 anni alla cui assegnazione hanno concorso 12mila medici.

Dopo questa pronuncia, tornano a sperare 7mila candidati bocciati che con ricorsi collettivi si sono rivolti ai giudici amministrativi per ottenere l’ammissione in sovrannumero  oppure la ripetizione della selezione. Nelle scorse settimane, il Tar del Lazio con una serie di pronunce di rigetto, aveva spento le loro speranze di ripescaggio e aveva fatto tirare un sospiro di sollievo al ministro dell’Università Stefania Giannini. Adesso, in Viale Trastevere, i dirigenti, già bocciati sulle modalità in cui avevano organizzato il test di ammissione alla facoltà Medicina, tornano a sudare freddo.

Per la prima volta su base nazionale, le prove erano state costellate da anomalie e contrattempi, su cui il ricorso vincente (e quelli perdenti in primo grado) sono stati fondati.

Lo scambio delle prove

Il primo novembre, a 24 ore dall’ultimo dei 4 giorni di prove, il Ministero aveva comunicato che, a causa di un problema tecnico, è stata rilevata «una grave anomalia nella somministrazione delle prove scritte del 29 e del 31 ottobre» che sarebbero state ripetute. I quiz destinati all’area clinica con quelli per l’area medica. Chi si aspettava un quiz di cardiologia, gastroenterologia e pneumologia per accedere a corsi di formazione specifici per l’Area Medica si è trovato ad affrontare quello per l’Area dei Servizi Clinici (con quesiti di biochimica, genetica e medicina del lavoro) e viceversa. Due giorni dopo, il ministro Giannini aveva però annunciato il dietrofront: «I test sono salvi. E’ stata trovata la soluzione». Che cosa era accaduto? La commissione incaricata di validare le domande del quiz, riunita d’urgenza, aveva accertato che, essendo i settori scientifico disciplinari in larga parte comuni, i quesiti proposti ai candidati per l’Area Medica (29 ottobre) e quella dei Servizi Clinici (31 ottobre) erano sostanzialmente equivalenti stabilendo di conseguenza che, sia per l’una sia per l’altra Area, 28 domande su 30 fossero valide ai fini della selezione.

Il baco informatico

A distanza di una settimana è venuta alla luce l’anomalia del software su piattaforma Java ideato dal Cineca. L’anomalia, scoperta partendo dalle testimonianze di molti partecipanti, è stata provata con una simulazione con un software in tutto e per tutto uguale a quello usato per il test che ha mostrato come, dopo aver spuntato una delle 4 possibili risposte a ognuna delle domande poste sulla sinistra, spostando il puntatore e cliccando, magari inavvertitamente, nella parte della pagina bianca a destra si spuntava un’altra risposta che prendeva automaticamente il posto di quella scelta. Se il candidato non se ne avvedeva e dava la conferma, finiva per rispondere in maniera diversa da come avrebbe voluto.

Al diavolo l’anonimato

Sulla scorta delle testimonianze dei candidati e dei verbali delle prove i legali hanno denunciato irregolarità di vario tipo che hanno – secondo loro – messo a rischio l’anonimato: dall’ assenza di vigilanza, all’ uso di cellulari, ai pc rimasti collegati ad internet, al lavoro di gruppo, a casi di black out. (tratto da www.micheleschinella.it)

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