Stepchild adoption: la Cassazione dice sì, la politica no! I minori li tutela il tribunale

E’ destinata ad infuocare il dibattito tra “pro” e “contro”, la conferma della Cassazione alla Sentenza della Corte d’Appello di Roma sulla “stepchild adoption”. Oggetto della decisione, la domanda di adozione di una bimba di 6 anni da parte della compagna della madre biologica della piccola.

Dopo l’ok da parte del presidente del Tribunale dei Minori di Roma, Melita Cavallo, datato 2014 e approvato dalla sentenza della Corte d’Appello, a ricorrere in Cassazione è stata la Procura Generale, appellandosi all’articolo 184 del 1983, secondo cui “è possibile adottare il figlio del partner solo in casi particolari, di maltrattamento e abbandono”.

Lettura diversa per la Cassazione, che, qualche giorno fa, confermando il primo grado, ha specificato “l’assenza di un conflitto di interessi tra il genitore biologico e il minore adottando e che tale adozione prescinde da un preesistente stato di abbandono del minore e può essere ammessa sempreché, alla luce di una rigorosa indagine di fatto svolta dal giudice, realizzi effettivamente il preminente interesse del minore”. L’adozione sarà, quindi, possibile e la bambina avrà, perciò, due genitori dello stesso sesso (due donne romane, già unitesi in matrimonio in Spagna).

“La sentenza era già stata battuta da altre, penso a quella del Tribunale di Bologna che già aveva riconosciuto il diritto alla genitorialità fondando la propria decisione sulle esigenze del minore”, afferma l’avvocato Alberto Vermiglio, già presidente dell’Aiga Messina e coordinatore nazionale dell’Area Sud della medesima associazione.

Alberto Vermiglio “Ritengo sia questo il punto fondamentale dal quale deve muovere la riflessione. E così il tribunale non fa che superare le mancanze legislative postponendo tutto il resto alle esigenze del minore”, esigenze che talvolta Roma dimentica, forse. Diritti vs accordi politici, sembra recitare la dicitura del capitolo infinito che ha portato al termine di una discussione estenuante dentro e fuori dalle aule istituzionali. Eppure questa così “preoccupante” misura che consente al coniuge o compagno del genitore biologico di adottarne il figlio non è affatto una novità: “Il diritto la contempla come adozione in casi particolari. Certo, non tutti hanno molto chiaro il principio per cui la stepchild enunciata nel disegno Cirinnà interessava esclusivamente l’adozione del figlio del compagno/a e non anche la possibilità di accedere ad iter di affido o adozione di terzi non legati biologicamente da un rapporto di maternità/paternità ad almeno uno dei due membri della coppia”, rimarca l’avvocato Vermiglio, che sottolinea come la cosiddetta “adozione del figliastro” sia un concetto già previsto dal sistema giuridico italiano sin dal 1983 (L. 184/83) ma non è ad ora esteso anche ai nuclei omogenitoriali. Rimbalzare la responsabilità della decisione, valutando caso per caso, è la summa a cui, dopo mesi di confronti, revisioni e dibattiti estenuanti e spesso parziali o fuorvianti, si è arrivati. In tal senso si è delegato ai tribunali: “E’ una deligittimazione del Parlamento nei riguardi di se stesso e della propria funzione legislativa”, prosegue il professionista, che ammette :“E’ uno dei temi per cui mi sto spendendo maggiormente nell’ambito della mia attività politica forense”.

Ad accogliere positivamente la sentenza è anche il presidente dell’Arcigay messinese, Rosario Duca: “Ancora una volta la magistratura si dimostra più avanti del legislatore, riempiendo quei vuoti che l’Europa, da tempo, ci chiede di colmare multando spesso l’Italia che non si adegua agli standard comunitari. Il legislatore nello stralciare la stepchild ha dimostrato mancanza di coraggio e subordinazioni per ragioni politiche a quelle forze cattopopuliste che vogliono portare l’Italia al Medioevo”.

Rosario Duca
Rosario Duca

Guardando alla legge approvata alla fine dalle Camere non manca, però, un guizzo di speranza: “La prendiamo come un primo passo verso la piena eguaglianza”, afferma Duca. “Ma non ci soddisfa appieno”, prosegue, mettendo in luce le enormi lacune che ancora mantiene il nostro apparato legislativo al punto da rappresentare “Per le molte parti mancanti o, incomplete, una maggiore discriminazione”. Così in Italia si continua a combattere una lotta che appare tutt’altro che vicina al termine e che soffre l’enorme peso dei diktat dei partiti, che si offrono mutuo soccorso pur di non far cadere governi in equilibrio instabile. Da par suo, l’Arcigay fa sapere che continuerà la propria battaglia per l’ottenimento del matrimonio egualitario. “Non dimentichiamo che in questi giorni la Repubblica Ceca ha tolto il veto dell’adozione alle coppie Lgbti mentre, in Italia, ancora si vota una legge sulle unioni civili che non soddisfa e che è superata ancor prima che entri in vigore, che ferisce madri e padri arcobaleno negando un diritto che che le corti fortunatamente riconoscono. Per non parlare della discriminazione ai danni di centinaia di bambini”. Bambini che esistono, aggiungiamo noi, al di là del fatto che i signori parlamentari si sentano o meno pronti ad ammetterlo. Ma si sa, i minori non votano!

@LauraCelesti @EleonoraUrzìMondo

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