Giustizia per il milazzese Giuseppe Tusa, continua il processo a Genova

La Jolly Nero era una «nave di zombie», dove nessuno «diceva nulla», dove «nessuno disse che c’era un’avaria» e che forse doveva «essere assistita da 4 rimorchiatori e non da due»: questa la testimonianza a Genova di Antonio Anfossi, pilota del porto del capoluogo ligure, imputato con altre 5 persone nel processo per il crollo della Torre Piloti, avvenuto il 7 maggio 2013 e costato la vita a 9 persone, tra le quali il 25enne di Milazzo Giuseppe Tusa .

Comunque sia, Anfossi ha difeso le scelte fatte quella tragica sera: «Quella era l’unica manovra da fare», ma «con una nave che funzionava»; però, «nessuno mi comunicò che c’erano problemi. Ho suggerito tutti gli ordini al comandante perché lui stesso non mi disse che i motori non erano partiti». E quando, ad appena 70 metri dalla Torre, gli venne comunicato che qualcosa non andava. «tentai in tutti i modi di evitare l’impatto: fui l’unico a prendere decisioni, mentre tutti gli altri stavano zitti e sembravano zombie».

Durante la testimonianza, l’unico dubbio il pilota lo ha mostrato sul ruolo del rimorchiatore Genua, quello di poppa: «Da quel giorno ho un tarlo che mi scava, forse non tirarono al massimo della potenza. Forse non ha lavorato al 100%». In ogni caso, ha ribadito Anfossi, «rifarei tutto quello che ho fatto: erano le manovre giuste con le informazioni che avevo. Ma non mi erano stati comunicati i guasti».

Anfossi ha una spiegazione anche per il mancato allarme a chi stava dentro la Torre: «Ero in emergenza, e dovevo comunicare con i rimorchiatori per evitare l’impatto, non potevo abbandonare il canale delle comunicazioni con loro per chiamare la Torre. Mi aspettavo che lo facesse qualcun altro, ma nessuno lo fece».

Sono stati ascoltati anche due marinai, Valentino Antonio Generoso e Salvatore Leone, che stavano a poppa: la loro testimonianza è stata piena di «non ricordo» e incongruenze, tanto che il pubblico ministero, Walter Cotugno, ha chiesto la trasmissione degli atti per indagarli per falsa testimonianza.

Oltre ad Anfossi, nel processo sono imputati il comandante della Jolly Nero, Roberto Paoloni, il primo ufficiale, Lorenzo Repetto, il direttore di macchina, Franco Giammoro, il comandante d’armamento della compagnia Messina, Giampaolo Olmetti, tutti accusati di omicidio colposo plurimo, attentato alla sicurezza dei trasporti e crollo di costruzioni; il terzo ufficiale della nave, Cristina Vaccaro, deve invece rispondere di falso per avere controfirmato alcuni documenti in cui si sosteneva che tutti gli apparati erano in regola, mentre da una perizia non è risultato così.

Imputata anche la compagnia Messina, per responsabilità amministrativa. (@G.Pen.)

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