La Carovana per la Giustizia ha fatto tappa a Messina, i radicali al carcere di Gazzi

“Ammalati gravi, donne e uomini anche in gravissimè condizioni. Qualcuno con la sacca delle urine legata ai fianchi. Oppure una donna con i postumi terribili di un intervento chirurgico oncologico. Questo abbiamo visto oggi dentro il “forno” del carcere di Gazzi”. Sono le dichiarazioni di Saro Visicaro che è stato presente con i Radicali giunti in camper e che hanno fatto a Messina una tappa della Carovana per la Giustizia.

Tra i presenti Rita Berrnardini, da anni riferimento per le lotte a tutela dei carcerati, spesso costretti a vivere la detenzione in condizioni disumane.
Scene che i radicali conoscono e vivono e che sono la cronaca e la storia di una lotta per rendere umana la pena.
“Una esperienza, questa delle visite fino dentro le celle delle prigioni, che lasciano un segno incancellabile” dichiarano gli attivisti.

La seconda Carovana per la Giustizia, in questi giorni in Sicilia, ha tre obiettivi:
1) superamento dei trattamenti crudeli;
2) 3000 iscritti al Partito Radicale;
3) amnistia e indulto per una Giustizia giusta.
Oggi sono state raccolte anche 98 firme per la legge di iniziativa popolare che chiede la separazione delle carriere per i magistrati.
“Ringraziamo il consigliere comunale Nino Carreri – conclude Visicaro –  che ha reso possibile questo “miracolo” autenticando tutte le firme tra mille difficoltà dalle ore 11 alle ore 16 ininterottamente”.

“Ringrazio i Radicali per avermi permesso, con questa iniziativa, di scrutare un mondo sconosciuto che merita certamente più attenzione dalla politica – scrive Carreri –  Le condizioni estreme in cui vivono a volte i detenuti non hanno nulla a che vedere con la giusta detenzione ed alcuni casi che sono passati sotto i miei occhi meritano una riflessione da parte di tutta la società civile e soprattutto di chi amministra la giustizia. Va certamente valutata la pericolosità sociale dei soggetti ma vorrei comprendere quale pericolo sociale può rappresentare un ragazzo su una sedia a rotelle, cateterizzato, che non riesce al alzare le braccia per stringere una mano e che si muove soltanto se sospinto da un altro detenuto oppure quella di una donna sempre sulla sedia a rotelle ammalata ed operata di tumore anche lei relegata alla disponibilità di altre detenute che fanno a turno per sostenerla. Un’altra riflessione la merita la presenza di ragazzini poco piu che maggiorenni che, certamente avranno sbagliato per essere li ma che andrebbero in qualche modo attenzionati per essere restituiti prima possibile alla libertà senza i traumi che questi ambienti amplificano in maniera a volte irreversibile. I loro occhi parlavano chiaramente. Il carcere non è la loro salvezza e non può, in queste condizioni, contribuire alla loro reintegrazione sociale ma solo al perpetuarsi di modelli sbagliati”.

La riforma della giustizia è sempre più ineludibile e,forse per questo,dimenticata dalla politica. Domani tappa a Barcellona
#carovanaxlagiustizia

 

 

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