Il voto europeo a Messina e gli scenari di Palazzo

di Leonardo Lauriana – Con la solita ristrettezza di orizzonti, le forze politiche italiane (non tutte) hanno usato le Europee non per parlare di temi, ma per contarsi. Tanto che alla fine l’Europa è salva, l’Italia un pò meno: i nazionalisti xenofobi hanno vinto, ma per fortuna c’è l’Unione europea a salvarci tutti. Qui infatti i liberali e i verdi hanno conquistato, con i voti degli altri europei i gruppi più grandi di sempre mentre Lega e M5S non avranno alleati nell’Aula dei 28. Eppure.
Eppure noi viviamo a Messina, dove due partiti come Lega e Fratelli d’Italia hanno ottenuto risultati una volta inimmaginabili, e dove l’odio, la rabbia e la stanchezza che si respirano nelle strade quotidianamente hanno vinto sul sogno europeo, sui valori democratici, sulla tutela dei diritti e degli ideali.

Peggio ancora, molti dei voti messinesi non sono nemmeno di opinione, ma frutto della solita modalità di “raccolta” che visto l’elettorato, non ha nemmeno dato i numeri che molti si aspettavano ad esempio su Dafne Musolino che in città raccoglie 8 mila preferenze (meno del previsto visto il dispendio di energia “istituzionale” dietro l’assessora sponsorizzata nientedimeno che dallo stesso Berlusconi).

Il Pd si è fatto trascinare dal carisma di Pietro Bartolo, testimone credibile della catastrofe umanitaria di cui tuttavia il partito che rappresenta non può non assumersi qualche responsabilità, tanto che nella stessa Lampedusa è stato superato dalla Lega. E così a Messina i vertici del partito hanno fatto “quanto bastava” per farsi trascinare dal voto di opinione che alle europee conta più che nelle altre competizioni elettorali.

Detto che nessuno dei candidati messinesi siederà a Bruxelles, di certo gli equilibri a Palazzo potrebbero subire degli scossoni anche se l’ingresso in giunta di Sicilia Futura sembra ormai lontano visto l’esiguo contributo alla campagna elettorale, frutto dell’ennesimo cambio sinistra-destra di Beppe Picciolo.

Più forza in consiglio comunale per il M5S che continua a rimanere un ibrido, in attesa di capire i rapporti tra le forze a livello nazionale con il messinese Francesco D’Uva che sul dato cittadino non si pronuncia, ma sui social si cosparge di cenere, non mettendo tuttavia in discussione le responsabilità del suo leader nell’aver consegnato il paese alle destre salvo un tardivo espediente per recuperare qualche voto togliendo all’area centrista dei partiti di sinistra sui temi dei diritti umani. Quanto poi abbia contato il reddito di cittadinanza sul voto al sud, neanche a parlarne.

Dunque a fare da controcanto alle destre a Palazzo Zanca e al sindaco resta il Pd i cui consiglieri tentano di smarcarsi da un partito confuso cercando unità nell’azione di disinnesco del populismo di De Luca. Ma con Libera Me che potrebbe apportare sorprese e chiedere maggiore rappresentanza interna all’area.

Esce invece forte e credibile il consigliere Alessandro De Leo, che con il passaggio a Più Europa raggiunge l’obiettivo di creare anche a Messina un’area liberal democratica e fa centro con un gruppo giovane che si attesta il secondo miglior risultato dell’isola nel partito europeista, come mostrano i risultati anche in termini di voto confluito su Giuseppe Sanò. Un’area nuova nel centro sinistra cittadino con cui dialogare in vista delle prossime iniziative sul territorio.

De Luca proseguirà la sua campagna elettorale verso la presidenza della regione? Lo capiremo nelle prossime settimane, decisive anche per il futuro del governo.

 

 

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it