Vangelo Ora: imprudenza e coraggio per essere pescatori di umanità

di FraPè – Dal Vangelo secondo Marco
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Non tira un clima sereno in Galilea, Giovanni  Battista viene arrestato. In una situazione del genere sarebbe opportuno fuggire, lasciar perdere,  sarebbe più prudente cambiare aria… Prudenza? Gesù non sa cosa sia la prudenza, se analizziamo il Vangelo non troviamo un versetto dove Gesù non si espone per portare avanti il suo progetto di salvezza, dove non rischia continuamente di essere ucciso.  Il nostro è un Dio audace che fa scelte imprudenti. Gesù ci insegna che la Parola va annunciata senza se e senza ma, non va rintanata nelle sacrestie, nelle sale parrocchiali… in luoghi chiusi al sicuro, in modo che non possa scomodare le coscienze addormentate.

Gesù sceglie la Galilea per iniziare la sua predicazione breve ed efficace. Sceglie una terra di confine, incrocio di popoli, alla periferia di Israele lontano dai poteri religiosi, ai margini dell’impero Romano, ed è proprio nella insignificanza di una periferia umana, come in ogni periferia, che Dio si manifesta nella storia degli uomini per portare a loro la buona Notizia: la sua Parola. Lo fa non lasciandosi coinvolgere e intrappolare dai riti e dai fiumi d’incenso del Tempio o della Sinagoga, ma mescolandosi tra la gente semplice, quella che non conta, quella che la società spesso considera uno scarto i cui nomi non vanno sui giornali ma porta su di sé la fatica della storia umana nella quotidianità del lavoro, nella dinamica delle relazioni. Gesù predilige i luoghi e le persone dove sembra che non ci sia ombra dell’esistenza di Dio, eppure sono quelli i luoghi dove il Signore si rivela… è proprio li che abita: sotto i portici delle stazioni e nelle strade delle città attualmente deserte, sui pescherecci pieni di migranti che arrivano a Lampedusa, nei quartieri dimenticati della nostra città, nelle famiglie che non riescono più a vivere dignitosamente, nelle donne violentate e usate, nei bambini sfruttati e stuprati, nei malati di covid abbandonati tra le braccia di sorella morte… l’elenco è abbastanza lungo e triste. Il Signore preferisce questi luoghi, si rivela nella periferia dell’uomo, nella strada, nei luoghi di sofferenza e di abbandono… in quei luoghi che noi disertiamo per prudenza…o forse per paura.

Questo tipo di scelte imprudenti e impopolari agli occhi dell’uomo sono perle preziose agli occhi di Dio.

Eppure l’invito è chiaro: “Convertiti e credi al Vangelo”. Svegliati, scuotiti, muoviti, osa, non fare come Giona, non scappare davanti alla Ninive che c’è davanti a te. Il Signore chiama ognuno di noi come ha chiamato Andrea, Pietro, Giovanni e Giacomo. Si, chiama te, me… ognuno di noi. Ci viene a cercare come cerca quei quattro sulle rive del lago. Viene a cercare l’uomo terra abbandonata, periferica, disprezzata… scartata.

Si ferma davanti a dei pescatori e li sceglie per annunciare il suo messaggio di gioia e di salvezza. Cerca dei lavoratori, gente comune, non dei sacerdoti, non dei religiosi, non degli esperti in comunicazione, non degli urlatori capaci di attrarre le folle e promettere allodole. Non hanno diplomi e lauree e neppure specializzazioni di nessun tipo, non hanno frequentato nessun corso di teologia, li chiama perché vuole loro e li va a prendere dove sono, non li aspetta dietro una scrivania, ma scende in strada…Gesù si muove, agisce, prende l’iniziativa, si propone, corteggia l’uomo e lo ama senza limiti.

La lieta notizia è che Dio ha bisogno di me, di te e di ognuno di noi per annunciare la salvezza. A egli non importa se siamo fragili, se siamo incoerenti e peccatori, ci chiama ad essere pescatori di umanità. Essere come Cristo uno dei tanti, fragili e deboli come tutti, e non dei super uomini perfettini e immuni agli errori, ma gente che si getta nella mischia, che si sporca le mani, che faccia puzza di umanità, che ragioni alla maniera di Dio. Per seguirlo, bisogna guardare quotidianamente il Crocifisso e comprendere che cos’è il coraggio, il saper osare. Di saper scrutare i segni dei tempi di vivere il tempo non come chronos che segna il susseguirsi degli avvenimenti, ma come kairos, che è il tempo di Dio, il momento in cui si manifesta la sua azione, non il tempo che scorre ma quello che ci interpella, non si misura in ore e giorni che passano ma nella efficacia di ciò che porta, non si manifesta quantitativamente ma nella qualità del suo dono. È un tempo nascosto che difficilmente si scorge, è l’attimo fuggente che non siamo capaci a cogliere. La pandemia del momento può essere vissuta come Kairos per crescere umanamente e spiritualmente.

Ascoltare la Parola per essere capaci di lasciare le reti che spesso riassettiamo, cuciamo, ripariamo. Essere capaci e coraggiosi di lasciare tutto ciò che ci lega, che ci rende schiavi: il giudizio degli altri, i sensi di colpa, il nostro narcisismo, l’immagine di noi stessi, le ansie da prestazione, i soldi, le relazioni famigliari possessive, l’apparire, l’attaccamento ai ruoli e agli incarichi… anche qui l’elenco è abbastanza lungo!

È la Parola  e la liturgia che si fa carne nella quotidianità, che ci rende liberi da reti che ci impediscono di esser pescatori di umanità. È l’ascolto costante con la Parola che ci aiuta a tirare fuori tutta l’umanità che ci abita. E che abita gli altri attorno a noi.

È la Parola e l’Eucarestia che ci rende capaci di testimoniare Cristo veramente, di vedere  il mondo come lo vede Dio, con un’umanità redenta, pacificata, dialogante, parte di un progetto di un amore senza confini.

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