Patrimonio Spa, è tensione tra Consiglio ed uffici, Sorbello: “conflitto di interessi tra i dirigenti”

di Michele Bruno – Dopo l’annullamento da parte del Tar Sicilia della messa in liquidazione della partecipata Patrimonio Spa, che si occupa di valorizzare ed alienare gli immobili del patrimonio comunale, scoppia il caso politico, e non poteva essere altrimenti.

Oggi si discuteva in Consiglio proprio il piano di alienazioni e valorizzazioni predisposto dal Dipartimento Patrimonio, su indicazioni dei beni da valorizzare ed alienare trasmesse dall’azienda voluta dall’Ex Amministrazione De Luca e che i consiglieri hanno ritenuto dovesse essere messa da parte (senza riuscire nell’intento, vista la sentenza pubblicata avantieri).

Ieri abbiamo intervistato (qui) in merito l’avv. Santi Delia che ha difeso la società, ed abbiamo riportato in diversi momenti le affermazioni di Roberto Cicala (Presidente della stessa) e dell’Ex assessora e Vicesindaca Carlotta Previti (qui). 

I consiglieri, nella loro maggioranza, eccetto quelli del Gruppo Misto a sostegno da sempre dell’Ex sindaco, hanno puntato il dito sul dipartimento comunale che si è occupato della stesura delle delibere consiliari predisposte al fine di votare la messa in liquidazione dell’azienda.

Il principale motivo per cui il Tribunale ha accolto il ricorso della Società è l’assenza di una valida e ben strutturata adduzione di motivazioni e della carenza di istruttoria per cui a norma di legge il voto in Consiglio non appariva fondato.

Su questo punto ad esempio il Consigliere Gaetano Gennaro, capogruppo del PD, ha affermato che “le sentenze si rispettano”. E un po’ tutto il Consiglio infatti non contesta le decisioni del Tribunale. Quanto piuttosto i consiglieri ritengono che gran parte delle responsabilità siano da addebitare agli uffici.

Per Salvatore Sorbello addirittura la fiducia del Consiglio negli uffici “è stata tradita”. 

Non spetterebbe al Consiglio scrivere direttamente le delibere, soprattutto nelle parti tecniche, che dovrebbero essere predisposte dagli uffici. I consiglieri hanno deciso di affidarsi ai pareri tecnici emessi dai dirigenti, che sono stati favorevoli. Secondo gli uffici quindi la delibera era stata ben predisposta.

Il Ragioniere Generale Antonino Cama, a sua difesa e a difesa dell’operato del dipartimento, sostiene che le delibere annullate dal Tar sono di indirizzo consiliare e che sono state controfirmate anche da alcuni consiglieri.

Sulla necessità comunque di archiviare l’esperienza della Patrimonio Spa i consiglieri sono inamovibili. La valutazione politica resta quella: si tratterebbe di una partecipata inutile ed infruttuosa, che non avrebbe portato a termine i suoi obiettivi. Le delibere sarebbero state mal scritte, ma le motivazioni resterebbero.

Ad esempio per Alessandro Russo (PD) “si è perseguito il disegno di sottrarre i dipartimenti comunali delle proprie prerogative di gestione dei servizi essenziali, che dovrebbero rimanere in capo ad essi, per interessi di tipo quantomeno politico”. Insomma la gestione delle alienazioni e valorizzazioni del patrimonio comunale dovrebbe spettare agli uffici comunali, “anche per evitare cortocircuiti tra le partecipate ed i dipartimenti interessati”, come per una serie di dubbi venuti fuori in Consiglio riguardo la redazione del piano che oggi si discuteva.

Ma ad essere ancora più eclatante è il dubbio da parte di alcuni consiglieri che ci siano dipendenti comunali in conflitto di interessi, che non dovevano prendere parte alla realizzazione degli atti.

il Consigliere M5S Pippo Fusco è chiaro: “la situazione è grave, anzi gravissima”.

Al momento è in corso una verifica da parte del Ragioniere generale Cama sulla effettiva sussistenza di questo conflitto di interessi. Una verifica generale che sarà fatta su tutti i dipendenti. Alla fine, ha riferito in Consiglio Cama “riporteremo informazioni ottenute e valutazioni al Segretario Generale Rossana Carruba”.

La seduta di oggi si è aggiornata a domani e non solo non è stato votato il piano comunale di alienazioni e valorizzazioni, ma non sono stati ancora posti gli emendamenti al piano stesso.

Sorbello è stato durissimo: “questo piano, nonostante la sentenza del Tar, non va votato. Questa partecipata è illegittima, perché il Tar è stato fuorviato da un atto già in nuce illegittimo, perché redatto anche da persone in conflitto di interessi”. 

La denuncia gravissima in aula del consigliere Sorbello, già anticipata da una richiesta alla Segretaria Generale da parte del consigliere Nino Interdonato, fa riferimento ad una dipendente dell’ufficio ragioneria del Comune che secondo quanto espresso da Sorbello stesso sarebbe  “moglie di un dipendente della Patrimonio Spa e madre di un candidato nelle liste di Federico Basile” che avrebbe “letto e trasmesso un emendamento tecnico di una delle delibere” (dettato proprio ad Interdonato) che poi avrebbero dovuto portare alla messa in liquidazione.

La verifica sta venendo fatta su tutti i dipendenti del dipartimento Patrimonio perché Interdonato non aveva fatto un nome specifico.

Non solo questa persona non poteva essere presente alla redazione della delibera e dei pareri, secondo Sorbello. Il Presidente Claudio Cardile, come è stato ricostruito in aula, aveva chiesto che chiunque potesse essere in condizioni di conflitto di interessi uscisse dall’aula al momento della discussione in Consiglio della messa in liquidazione della Patrimonio Spa. Nessuno uscì dall’aula.

Molto probabilmente il Consiglio proverà a riproporre la messa in liquidazione dell’azienda. Ma la cosa più grave è che questo momento di tensione istituzionale tra uffici e Consiglio Comunale potrebbe portare ad un clima di mancanza di fiducia tra i due organi, almeno da parte del secondo nei confronti dei primi. Si può infatti immaginare che già nel caso venga riproposta la messa in liquidazione della società del contendere, saranno i consiglieri a redigere da sé tutti gli atti necessari.

 

 

 

 

 

 

 

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