CRONACA DI UNA NEOPATENTATA: VERSO IL CENTRO, IN UN FIUME DANTESCO DI METALLO E DANNATI AL VOLANTE

 

 

Diciamoci una cosa, tanto lo sappiamo tutti: a Messina l’autobus non passa. O meglio, passare passa, ma quando? In quale giorno? O anno? L’unica data che la macchinetta ormai timbra sul biglietto è quella stellare e quando scendi dall’autobus  scopri che i film in televisione sono a colori e che l’uomo è stato sulla luna.

Il tram, dicono alcuni, è affidabile. E lo è … dall’Annunziata in giù. Io abito a Sperone. E da Sperone per arrivare all’Annunziata ci vuole il tram. E allora mi dicono: devi prendere la patente, sennò come fai a muoverti a Messina, andare a lavorare, andare in centro, fare shopping ecc ecc?

E io, ligia ai consigli come fossero ordini, ho preso la patente. Mesi di traumi, spaventi, capelli bianchi, ma ecco la tanto agognata patente.

Poi, sempre le stesse persone che ti hanno  consigliato di prenderti la patente, ti dicono: “In centro c’è sempre traffico.”

Lo dicono e ti lasciano lì, ignara,  con la tua macchinina da neopatentata, libera di andare dove vuoi. Io non lo so nemmeno dove voglio andare, perché per andare dove DEVO andare, sapendo che per parcheggiare necessito di un’ora, un’ora e mezzo, e che i miei riflessi sono quelli di un’ottantenne affetto da demenza,  mi faccio accompagnare,  giusto per evitare problemi.

E allora dove si va? Ma in centro, naturalmente.  Vuoi fare una passeggiata, vedere qualche negozio,  c’è il problema del parcheggio, va bè te lo hanno già detto, lo hai già visto, ci penserai una volta lì.

Eppure  niente, ripeto NIENTE, ti prepara all’agghiacciante spettacolo che Messina  ti presenta davanti agli occhi: per il centro si dipana un fiume dantesco di macchine che si agita e si contorce nevrotico e dolente, un fiume del quale fai parte anche tu, un fiume fatto di metallo e malvagità nel suo stato più puro. I vigili, dotati di corna e forconi, ballano danze oscene, avvolti dai veli dei miasmi venefici prodotti da una moltitudine di tubi di scappamento, sghignazzando alla vista del tuo tormento. I pedoni tentano il suicidio gettandotisi innanzi all’improvviso. Li eviti. Come hai fatto? Chi lo sa!

Il tuo angelo buono (con le fattezze della tua urlante istruttrice di guida) ti ricorda di tenere la destra, tu la tieni, il vecchino di fronte a te era già lento due semafori fa, ma adesso proprio non si muove, poi noti che scende e se ne va: ha parcheggiato, e, tuo malgrado, anche tu ti ritrovi parcheggiato IN QUARTA FILA! Ma tu non vuoi essere parcheggiato, e le macchine che hai involontariamente intrappolato suonano e invocano l’innominabile, e tu sai che comunque non era la tua destinazione: metti la freccia per uscirtene. Se prima le macchine procedevano in fila, adesso adottano la formazione a raggiera: in diciotto tentano di passare da quell’esile pertugio, chiamato corsia , che consentirebbe il passaggio di un solo veicolo. E in quei diciotto, tu non sei contemplato. Capisci di essere fottuta nel momento in cui vedi che uno degli automobilisti riesce a far girare completamente la testa urlando “Padre Merrin!”. Quello che hai intrappolato, esauriti gli insulti,  trasforma la sua macchina in un cingolato e, passandoti sopra se ne va. Poi finalmente il vecchino di prima rimonta in macchina e tu cerchi di stargli attaccato al sedere per farti strada e, infrangendo ben 36 regole stradali, alcune penali e una contro Sua Maestà la Regina d’Inghilterra, passi per poi arenarti al semaforo.

E’ rosso ,ti fermi, e i motivi sono molteplici: non vuoi fare un incidente, non vuoi la multa, non vuoi intralciare il traffico, desideri vivere in modo pio e pacifico ecc, ecc. Ma a quello dietro di te non gliene frega nulla. Per quello che ti sta dietro il semaforo è sempre verde e tu sei sempre fermo senza motivo: ti suona, se suona uno suonano tutti, e se suonano tutti vuol dire che il semaforo è verde! E’ tutto uno sgasare e rombare di motori. Vogliono essere i primi a superare l’incrocio, il perché è uno dei segreti di Fatima. Qualcuno tira fuori dei rostri acuminati dei cerchioni, altri delle mani meccaniche dai tettucci con le quali possono tagliarti le gomme, buttarti vernice sul parabrezza o farti il solletico: tutto è lecito, basta esser primi. Finalmente il  verde scatta e scopri che: le direzioni indicate sulle corsie servono solo ad abbellire il quartiere e che le direzioni consentite sono destra, sinistra, avanti, indietro, inversione a U e il pliés!  Solo per i veri messinesi e solo la domenica è possibile fare il Moonwalk con la macchina. Scopri anche che quello di dietro che suonava come un pazzo doveva parcheggiare un metro dopo il semaforo.

 

Tra volti trasfigurati dal male,  gente che tenta di abbattere i segnali di stop, menti perverse che affrontano centinaia di metri in contro senso (ma nessuno si arrabbia però), nonnini terrorizzati e con gli occhi fuori dalle orbite alla guida, sudi, perdi dieci chili e dieci anni, eppure finalmente arrivi in centro. Ma ormai è sera, i negozi sono chiusi, tu sei stanca morta e tremante, e anche se attorno a te il traffico si è improvvisamente esaurito, vuoi solo tornartene a casa a dormire e sognare la tua analista. Prendi la direzione Nord, sospirando e facendoti coraggio : il traffico adesso, per colpa di un destino crudele, si è formato proprio nella direzione verso casa tua. E tu sogni soltanto un taxi che ti porti via di là. (ROSALIA RADOSTI)

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