SERIE A, IL PUNTO: LE BIG NON STECCANO LA PRIMA, TRANNE IL MILAN CHE SCOPRE LUCA TONI

Crisi d’astinenza ufficialmente superata. Dopo gli antipastini rappresentati da Supercoppa, preliminari europei vari e primi turni di Coppa Italia, anche il campionato di serie A ha riaperto i battenti, con tante novità rispetto al maggio scorso e altrettante che potrebbero ancora maturare da qui alle ore 23 del 2 settembre, quando risuonerà l’eco del gong che chiuderà la sessione estiva della campagna trasferimenti. Nel tirare le somme della giornata inaugurale, va subito rimarcato come le big si siano presentate tutte in abito scuro alla Prima, onorando l’impegno e, soprattutto, portando a casa i tre punti. Con il Milan a fungere da eccezione che conferma la regola. Nel primo anticipo del sabato, letteralmente divorato dal telespettatore bramoso, i rossoneri – loro malgrado – hanno infatti rispolverato ancora una volta il mito della “fatal Verona”. Chiaro, rispetto al 1973 e al 1990 il Diavolo, oltre alle penne, al “Bentegodi” non ha lasciato lo scudetto, la posta in palio era ben più bassa trattandosi dell’esordio, ma francamente veder Luca Toni svettare e segnare indisturbato ha suscitato un po’ di tenerezza nei confronti della retroguardia di Allegri, dal momento che le qualità di ariete implacabile del navigato centravanti modenese sono note da una quindicina d’anni anche in Groenlandia. A proposito del tecnico livornese, sentir parlare di “rischio esonero” dopo le prime due gare della stagione francamente fa sorridere: d’accordo, il play-off di Champions contro il PSV Eindhoven rappresenta un crocevia fondamentale, ma se sin qui sono arrivati soltanto Saponara, Poli e Silvestre, beh, iniziare da subito il gioco al massacro ha davvero poco senso. Probabilmente Allegri ha commesso un solo errore: accettare che Galliani a maggio ricucisse lo strappo con Berlusconi che, di fatto, lo aveva già mandato via. Anche se il plenipotenziario dirigente di via Turati ci ha abituati a chiusure di mercato scoppiettanti. Magari fra sette giorni il quadro potrebbe essere ben diverso: Milan qualificato alla fase a gironi e con 2-3 innesti in più nel motore, anche uno per reparto -perché no-, e a quel punto salterebbero i tappi e si brinderebbe a champagne. Nel calcio funziona così.

Tornando al rettangolo di gioco, dicevamo delle grandi, tutte vittoriose. Primi sorrisi per Benitez e Garcia, idee e spalle larghe per reggere la pressione di due piazze caldissime. Sospinto dal ruggito del San Paolo, il Napoli di Rafa ha superato con un eloquente 3-0 il Bologna, palesando già ottime trame a dispetto del cambio di modulo (il 4-2-3-1 ha soppiantato lo storico 3-5-2 mazzarriano) e dell’inserimento di quattro nuovi elementi chiave nell’undici titolare. Alle falde del Vesuvio, gli acquisti Real e un Marek Hamsik stratosferico sembrano aver già sbiadito il ricordo di Edinson Cavani. E il tecnico madrileno in quest’ultima settimana si aspetta ancora qualcosa da Bigon e De Laurentiis.

Discorso valido anche per il transalpino Rudi, nuovo timoniere della Roma che ha espugnato meritatamente Livorno grazie al mortifero uno-due griffato De Rossi-Florenzi. Sulla sponda giallorossa del Tevere il mercato è ancora in pieno fermento: ai 50 milioni incassati dalle cessioni di Marquinhos e Osvaldo nelle prossime ore si aggiungeranno gli altri 30-35 che il Tottenham verserà per Erik Lamela e Sabatini -c’è da scommetterci- dopo Benatia, Strootman, Gervinho, Jedvaj, De Sanctis e Maicon (che tutti avevamo dato precocemente per bollito, sbagliando, a giudicare dalla prestazione dell’Ardenza), dovrebbe avere in serbo più di un colpo per far contento il suo mister. Le esigenze di bilancio non comporteranno alcuna diminutio nella complessiva cifra tecnica della rosa: questo è il leitmotiv sbandierato alle latitudini di Trigoria.

Proseguendo con i noviziati, anche la nuova Inter di Walter Mazzarri non ha steccato al debutto, contro il Genoa i nerazzurri non hanno di certo incantato, ma gli acuti nel finale di Nagatomo e Palacio hanno consentito di portare a casa i tre punti. E per il momento va bene così, considerato che anche in Corso Vittorio Emanuele sono ore calde ai fini del completamento dell’organico, con il sogno Eto’o sullo sfondo e in attesa che venga sbrogliato, una volta per tutte, il nodo societario legato al magnate indonesiano Thohir.

Esaurito il capitolo novità, passiamo alle conferme, una su tutte: la Juventus campione in carica, sin qui dimostratasi solida, famelica e implacabile. Lo score di questi primi 180 minuti disputati dai bianconeri lascia adito a poche interpretazioni di sorta. Due ostiche trasferte contro Lazio e Sampdoria: due vittorie, cinque gol all’attivo, zero al passivo, Supercoppa italiana in bacheca e primi gol pesanti di Carlitos Tevez. L’Apache, autentico fiore all’occhiello della mirata campagna di rafforzamento sin qui varata dalla Vecchia Signora, a Marassi è stato decisivo e sembra integrarsi ogni giorno di più. Adesso però Marotta e Paratici devono liberarsi degli esuberi, preferibilmente a titolo definitivo, e regalare l’agognato esterno (si proverà fino alla fine per Zuniga, nonostante le parole di Benitez) ad Antonio Conte. E poi chissà, qualora andassero in porto tutte le cessioni programmate, in extremis potrebbe anche spuntare una sorpresa.

Altra compagine a non aver tradito le attese è stata la Fiorentina che, nel monday night contro il Catania che ha chiuso il quadro della prima giornata, ha fatto bottino pieno grazie al colpo di biliardo di Pepito Rossi, tornato al gol a distanza di sei anni dall’ultima prodezza italiana, e al prepotente destro di Pizarro che non ha lasciato scampo ad Andujar, vanificando il momentaneo pareggio siglato da Barrientos. A margine della contesa ha tenuto banco la vicenda Ljajic, allontanato da Montella e ormai a un passo dall’addio, più vicino al Milan che alla Roma alla luce delle ultime dichiarazioni di Della Valle. Serata da dimenticare per l’attesissimo Mario Gomez che, oltre ad avere sulla coscienza un clamoroso palo a porta sguarnita, è apparso abbastanza spaesato.

Anche la Lazio è partita con il piede giusto. All’Olimpico i biancocelesti hanno regolato l’Udinese grazie all’eurogol di Hernanes e al rigore di Candreva. La prodezza di Muriel ha aggiunto un po’ di pepe alla sfida, ma alla fine non ha inciso sul risultato. Per Petkovic, che continua a coltivare il mai tramontato sogno Burak Yilmaz, il modo migliore per dimenticare il poker subito a domicilio dalla Juve, nel tradizionale appuntamento di mezz’agosto che assegna il primo trofeo della stagione.

Per quanto riguarda, infine, le sfide rimanenti, nel deserto del “Nereo Rocco” di Trieste il Cagliari ha avuto la meglio, in rimonta, sull’Atalanta, mentre il Sassuolo, all’esordio assoluto nella massima serie, è capitolato a Torino contro i granata di Ventura. L’unico segno ics si è registrato al “Tardini” di Parma, dove i padroni di casa e il Chievo hanno chiuso a reti inviolate. Bentornato, campionato! (JODY COLLETTI)

 

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