SERIE A: JUVE IN FUGA, MUNTARI CURA LA SINDROME DI HÄNDEL. MAZZARRI, RITORNO AMARO

Con il pareggio appena conquistato dal Milan a discapito della Roma nell’attesissimo monday night di San Siro, cala il sipario anche sulla sedicesima giornata di serie A. Per quanto espresso dalle contendenti sul rettangolo di gioco, il 2-2 finale da una parte penalizza la Roma, molto più ‘squadra’ rispetto alla banda di Allegri ma incapace di affondare i colpi quando c’era da chiudere la gara, dall’altra premia l’animus pugnandi di Kakà e soci, bravi a riequilibrare per due volte – con Zapata prima e Muntari poi – il risultato, temporaneamente orientato a favore dei giallorossi dalle reti di Destro e Strootman. Il punticino però non migliora certo le prospettive dei rossoneri, distanti adesso ben 16 lunghezze dal terzo posto che vale la Champions League, e contestualmente manda in fuga la Juve, che grazie alla nuova frenata dei giallorossi vola a +5 e conquista l’aritmetica certezza di passare le Feste da sola in testa. Garcia può sorridere per il ritorno di Totti, ma dovrà catechizzare al meglio i suoi, che nell’ultimo mese e mezzo hanno smarrito quel cinismo che ne aveva contraddistinto le prestazioni ad inizio stagione.

Venendo adesso agli incontri domenicali, proseguiamo il nostro screening partendo dal posticipo pomeridiano dello Stadium, che ha visto la Juventus sempre più capolista schiantare per 4-0 il malcapitato Sassuolo, costretto a vestire i panni del pungiball contro il quale i campioni d’Italia hanno sfogato la rabbia per la cocente, ma nel complesso meritata, eliminazione dall’Europa che conta per mano del Galatasaray. Dalla fine del Lippi-bis la Vecchia Signora ha completamente perso la dimensione europea, è come se i bianconeri soffrissero di una sorta di sindrome di Händel (il compositore della celebre musichetta della Champions); magari l’anno prossimo da Torino chiederanno all’UEFA di silenziare gli altoparlanti per evitare l’ascolto di quelle note, che puntualmente suonano come un De profundis. Ad ogni modo, contro la matricola di patron Squinzi il ruolo del mattatore è stato ricoperto da Carlitos Tevez, autore di una tripletta di inzaghiana memoria, tutta killer instinct e opportunismo. A questo punto per gli uomini di Antonio Conte il tri(s)colore diventa praticamente un obbligo, a maggior ragione adesso che Muntari (sì, quello del famoso gol) ha loro spianato la strada.

Se la Roma perde terreno, riesce invece a mantenere invariato il distacco dalla vetta il Napoli, che nella partita degli incroci contro l’Inter si è imposto al San Paolo con un entusiasmante 4-2, maturato al termine di 97 minuti in cui l’adrenalina e gli stranieri (24 su 27 impiegati, oltre a tutti i marcatori) l’han fatta da padrona. La sfida degli ex l’ha vinta Rafa Benitez, che nella brevissima parentesi nerazzurra – pur vincendo di più, numeri alla mano – non aveva certo lasciato un’impronta paragonabile a quella marchiata a fuoco da Walter Mazzarri alle falde del Vesuvio. Il tecnico di San Vincenzo torna a Milano con le pive nel sacco e, forse, qualche recriminazione di troppo. Con questi tre punti, in ottica Champions i partenopei ripristinano le distanze dalla Fiorentina, che a sua volta ha scavalcato proprio Cambiasso e compagni al quarto posto grazie all’agevole successo conseguito, davanti al pubblico amico, contro un Bologna sin troppo arrendevole. La classifica è ancora corta, ma i sinistri scricchiolii rischiano di preannunciare un horror fuori rassegna sotto le Due Torri: il mercato di gennaio sarà un passaggio fondamentale per alimentare le speranze salvezza della compagine allenata da Stefano Pioli. Poco da aggiungere sulla Viola, il canovaccio di Montella piace e diverte, diversi interpreti – Borja Valero in primis – sono da top club europeo e Pepito Rossi sta facendo per sé e per Mario Gomez, il fiore all’occhiello della sessione estiva ancora ai box per un infortunio rivelatosi molto più rognoso del previsto. E da ieri i gigliati possono ufficialmente contare anche su Josip Ilicic, lo sloveno ex Palermo che, dopo aver messo alle spalle le noie fisiche, contro i felsinei ha sbloccato la contesa con un mancino dei suoi.

L’altro redivivo di giornata corrisponde all’identikit di Miroslav Klose, per gli amici Miro, per i nemici ancora un problemone quando sta bene ed è focalizzato più sulla Lazio che sui prossimi Mondiali. La doppietta dell’esperto panzer ha fatto sì che i biancocelesti ritrovassero la vittoria dopo quasi due mesi, ai danni di un Livorno per il quale vale il discorso fatto poc’anzi per il Bologna relativamente alla prossima finestra della campagna trasferimenti, quando bisognerà provvedere alle lacune non colmate in estate.

Alla pari con gli uomini di Petkovic all’ottavo posto, a quota 20, troviamo il Genoa che – suo malgrado – dopo la beffa di Cagliari della settimana scorsa ne ha incassata un’altra ancor più atroce a Marassi, concretizzatasi nel morso della Zanzara, al secolo Giuseppe De Luca, che all’ultimo assalto del minuto 94 ha regalato all’Atalanta il preziosissimo 1-1. Un gradino più su scorgiamo l’ottimo Toro di Ventura, corsaro al Friuli per la disperazione dell’emotivo Guidolin, che a fine partita aveva addirittura paventato lo spettro delle dimissioni prima che un colloquio chiarificatore con la dirigenza lo rassicurasse. Annata diversa rispetto alle ultime questa per l’Udinese, sempre alla ricerca della continuità di rendimento necessaria per allontanarsi definitivamente dalle sabbie mobili.

Rimanendo nella zona calda, Chievo-Sampdoria era la sfida tra le formazioni più rinvigorite dalle cure dei nuovi rispettivi tecnici, Corini e Mihajlovic: l’ha spuntata Sinisa, che grazie all’incornata di Eder espugna il Bentegodi, piazza il quarto risultato utile consecutivo e può effettivamente guardare al futuro con giustificato ottimismo.

Si sono infine concluse a reti inviolate Parma-Cagliari e l’unico anticipo del sabato tra Catania e Verona, un punto ciascuno che permette alle quattro compagini di muovere la classifica in perfetta aderenza al celebre evergreen pallonaro.

JODY COLLETTI         Twitter: @jodycolletti

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