RICORSO INAMMISSIBILE: DAL PD IL COMMENTO DI QUERO E RUSSO, “NON SI VINCE POLITICAMENTE CON LE CARTE BOLLATE”

In merito all’esito della vicenda relativa all’inammissibilità del ricorso elettorale contro il Sindaco Renato Accorinti, stabilita nella giornata di ieri dal TAR di Catania, riceviamo un contributo firmato da Francesco Palano Quero (componente Assemblea Nazionale Partito Democratico) e Alessandro Russo (componente Assemblea Provinciale Partito Democratico) che aprono un dibattito in seno al Partito Democratico e che di seguito pubblichiamo.

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Posta la inattaccabilità della legittimità a proporre ricorso amministrativo, che non è mai stata messa in dubbio, si è sempre ritenuto del tutto inopportuno politicamente e dal punto di vista della ripercussione sull’opinione pubblica cittadina messinese che tale ricorso venisse formulato.

Riteniamo che le elezioni siano il momento più significativo della democrazia, e il distacco numerico profondo del secondo turno di ballottaggio nel giugno scorso consegnò un dato politico difficilmente ribaltabile in sede di aule giudiziarie.

Si possono vincere o perdere, i ricorsi. Si possono addirittura vincere, nonostante una elaborazione confusa; tuttavia non si vince politicamente con le carte bollate. Sono le urne, in democrazia, l’unico tribunale che possa stabilire l’opportunità politica di una proposta rispetto ad un’altra.

A tal proposito, contestammo l’opportunità politica di presentare ricorso già nel luglio scorso e chiedemmo ufficialmente al Partito Democratico di disconoscere la posizione dei ricorrenti, e fummo inascoltati. La scelta del ricorso non fu scelta del Partito, ma fu calata sulla testa degli iscritti e dei militanti senza essere neppure accennata nelle uniche sedi di dibattito e decisione che il Partito pure possiede ma che nessuno ritenne di convocare, come per il commento e l’analisi dell’esito elettorale prodottosi.

Riteniamo quel ricorso il frutto di una gestione politica del PD messinese ormai tramontata e da mettere chiaramente da parte, con scelte decise nelle segrete stanze dei presunti potenti del Partito, senza consultare la base, senza obbedire a logiche democratiche. Le stesse modalità, quindi, che portarono il PD messinese a perdere seccamente le elezioni amministrative dello scorso anno; modalità che contestammo apertamente nel momento in cui furono elaborate le liste elettorali e scelte le candidature ai vertici delle circoscrizioni.

Metodi che auspichiamo possano definitivamente essere messi da parte, con questo estremo e triste episodio di rincorsa giudiziaria nei confronti di una sconfitta politica secca.

Infine, riteniamo che sia adesso venuto il momento per il PD messinese di uscire fuori dalle sacche in cui giochi di equilibrio e di opportunismo lo hanno condannato per mesi mentre attendeva un ricorso dall’esito improbabile.

E’ tempo che il PD elabori una visione politica matura, credibile, non più incentrata sul cieco contrapporsi nei confronti dell’Amministrazione cittadina legittimamente eletta. E’ tempo che si comprenda che si tornerà a vincere nell’elettorato cittadino – e noi vogliamo, pretendiamo di tornare a vincere con il nostro Partito – solo se si riuscirà a costruire una forza politica e sociale che sappia proporre alla città idee e progetti, sappia spiegare alla città le proprie scelte, sappia dialogare con l’Amministrazione cittadina per correggerne e per migliorarne la condotta politica ed amministrativa. Non è col cieco furore e con la preconcetta contrapposizione che si ritorna ad essere credibili agli occhi della cittadinanza. Non è con l’arroganza e con la presupponenza che la città potrà tornare a guardare questo PD come alternativa vera e seria.

Impariamo dagli errori di gestione del passato: alla decisione di uno solo, proponiamo la discussione e la co-decisione, alla cecità delle contrapposizioni, proponiamo il dialogo e l’inclusione, alla cupio dissolvi di chi credeva di poter vincere con le carte bollate, proponiamo la modestia e la serenità di chi ha a solo cuore le sorti di questa città che ogni giorno di più rischia di morire.

 

 

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