PALAZZO ZANCA, MEGAFONO: “NESSUNA TRACCIA DEL BILANCIO CONSUNTIVO, DICHIARARE DISSESTO”

Lo ha sostenuto nei giorni scorsi il coordinamento cittadino dei Democratici riformisti, lo ribadisce oggi il gruppo consiliare de Il Megafono a palazzo Zanca, riprendendo quanto già affermato nelle sedute di commissione Bilancio e di Consiglio comunale: “Il danno minore per la nostra città e per i cittadini (che già pagano il massimo delle tasse) è la dichiarazione di dissesto del Comune di Messina”.

L’esternazione di Giuseppe De Leo e Nora Scuderi (in foto) arriva attraverso una nota nella quale si contesta all’amministrazione guidata da Renato Accorinti, sempre al pari dei Dr, che “nessun dato è stato fornito relativamente al bilancio consuntivo 2013”. “Diversi – proseguono – sono stati i passaggi incerti dell’amministrazione e ad oggi , giorno dell’approvazione prevista per legge del Bilancio Consuntivo 2013, non c’è traccia di documenti contabili. Ci chiediamo, se il ruolo del Consiglio è un ruolo di controllo, come dovremmo agire rispetto alla totale mancanza di informazione? Come dovremmo effettuare le dovute verifiche?”.

A sostegno della proclamazione del dissesto, Il Megafono elenca “un piano di riequilibrio inesistente e non ancora approvato, quindi di fatto, non c’è l’accesso al Fondo di Rotazione Nazionale che dovrebbe aiutare il comune a risanare le sue casse disastrate, oltre la necessità di dimostrare che nei prossimi dieci anni azzererà i propri debiti e sistemerà una volta per tutte i propri bilanci, allineandoli con quelli delle partecipate; un richiamo della Corte dei Conti, rispetto alle spese sostenute nell’ultimo periodo; la mancanza, nel bilancio consuntivo dei dati relativi le aziende partecipate; le indagini aperte dalla procura, sulla mancata dichiarazione di dissesto finanziario del comune per gli anni 2009-2012”.

L’amministrazione comunale – sostengono De Leo e Scuderi – ha la consapevolezza della grave crisi finanziaria in atto e della necessità di progettare un’azione di risanamento che non sia più esclusivamente basata su complesse manovre finanziarie, la cui unica conseguenza è il peggioramento dei livelli di indebitamento complessivo della città e delle sue società partecipate. L’azione di risanamento – concludono – doveva (e deve tutt’ora) procedere ad una sostanziale rivisitazione dei processi di erogazione dei servizi e dell’organizzazione generale delle risorse”.

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