La vita finisce a 30 anni, concorso in Rai per laureati in giurisprudenza. Ma solo under 29

L’Italia è forse un paese per vecchi, almeno per quelli che hanno una pensione decente. Lo è per coloro che possono ancora godere di uno stipendio vero e dell’aspettativa di una vecchiaia decorosa. Non lo è per i quarantenni o giù di lì. Quanto meno non lo è per molti di loro. L’ultima conferma arriva dalla Rai Radiotelevisione Italiana Spa che ha indetto un concorso per laureati in giurisprudenza, purché non abbiano più di 29 anni.

Il bando, in particolare, parla di una “selezione pubblica, per titoli e prove, finalizzata ad individuare giovani laureati in giurisprudenza da inserire in qualità di impiegati con contratto di apprendistato professionalizzante della durata di tre anni, in base al Contratto collettivo di Lavoro Rai per quadri, impiegati e operai”. A potere accedere al concorso, si legge ancora, “i giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni e 364 giorni”.

Premettendo che sarebbe davvero interessante capire come un 18enne, ma anche un 20enne, possa essere laureato, il bando della Rai conferma come quello di tagliare fuori dal mondo del lavoro intere generazioni sia un disegno condotto scientificamente da parte di chi governa. Anche procedendo a rigor di logica, che senso ha porre come soglia i 29 anni? Non è nemmeno una cifra tonda. E’ talmente irrazionale, come paletto, da far rimpiangere perfino gli incentivi occupazionali under 35 dell’ultimo governo Berlusconi.

Complessivamente, appare evidente che, impedendo di lavorare a determinati soggetti, rientranti in certe fasce d’età, si taglia al contempo un consistente numero di persone dalla corsa agli ammortizzatori sociali e alla pensione. Ma non solo, con un po’ di fortuna, le si cancella proprio dalla faccia della terra. Se non subito, negli anni a venire. Con un sollievo non indifferente per la spesa sociale.

Un ragionamento degno di chi inserisce i 18enni tra i possibili laureati. Non a caso, se si procedesse in direzione diametralmente opposta, aumentando quindi il numero dei lavoratori, si potrebbe integrare la base contributiva e quindi il gettito nelle casse degli enti di previdenza. Ma sarebbe, questa, una riflessione troppo audace per chi, in un modo o nell’altro, riesce ormai da troppo tempo nell’unico tentativo di uccidere la competitività. E con essa il mondo produttivo.

Alla faccia di mamma Rai, una mamma degenere che i suoi figli, compiuti i 30 anni, li manna a mori’ mmazzati.

Se son rose… concorreranno. (@FabioBonasera)

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