Società partecipate, la Corte dei conti non fa sconti alla Provincia: “Normativa non rispettata”

E’ notte fonda per l’ex Provincia regionale di Messina, ormai Libero consorzio. Almeno per quanto attiene alla regolarità dei rapporti con le partecipate. Lo conferma la Corte dei conti, sezione di controllo per la Regione Siciliana, nell’adunanza del 14 ottobre scorso, composta dai magistrati Maurizio Graffeo (presidente), Anna Luisa Carra, Licia Centro, Giovanni Di Pietro (relatore) e Sergio Vaccarino. Con deliberazione 201/2014/Gest, la magistratura contabile certifica la pressoché totale inosservanza della normativa vigente.

Va premesso che, a conclusione dell’indagine sulle partecipazioni detenute dai Comuni capoluogo e dalle Province siciliani, con delibera 402/2013/Gest, questa stessa sezione della Corte dei conti aveva accertato delle criticità per le quali si era chiesta l’adozione di misure correttive nel giro di 90 giorni dalla comunicazione. Con relazione del 2 ottobre scorso, tuttavia, il magistrato istruttore aveva rilevato la mancata adozione delle stesse misure. Da qui, la convocazione di un contraddittorio con gli enti interessati per poter verificare l’effettivo e puntuale adempimento. Fino al 2 ottobre, ben oltre il termine di 90 giorni, non era stata comunicata alla sezione alcuna iniziativa. Soltanto a seguito della convocazione dell’adunanza del 14 ottobre sono pervenute alla Corte dei conti le deduzioni successivamente integrate nel corso della medesima.

Il Libero consorzio di Messina, in particolare, con nota 570/D1 dello scorso 13 ottobre, ha attestato l’approvazione della dismissione, attraverso delibere consiliari o commissariali, di 43 partecipazioni su 46, a partire dal 2011.

Sulla necessità di predisporre un adeguato sistema di governance, ai sensi dell’articolo 147 quater del Tuel (Testo unico enti locali), palazzo dei Leoni “ha riferito di avere avviato un monitoraggio con la trasmissione di una scheda informativa”. Nel 2013, “il monitoraggio rivolto a 46 organismi partecipati ha prodotto l’invio di sole 8 schede in assenza di ulteriori dati delle restanti partecipate”. “L’ente – afferma ancora la Corte – non ha fornito alcuna informazione utile sulla realizzazione di un sistema di controllo rispondente al modello configurato” dalla normativa vigente, “così non adeguando il proprio ordinamento a quanto previsto obbligatoriamente”.

In merito alla terza misura correttiva richiesta, ovvero l’obbligatoria regolamentazione dei rapporti con le partecipate attraverso contratti di servizio, “l’ente ha attestato l’assenza di contratti di servizio o di strumenti convenzionali”, “Così come non sono state fornite informazioni sull’eventuale sussistenza di direttive o di atti di indirizzo rivolti a rappresentanti dell’ente in seno agli organismi partecipati”.

Dalla documentazione resa dal Libero consorzio emerge anche “l’esistenza di diversi rapporti di debito – credito con i numerosi organismi partecipati ma non viene attestata la sussistenza della nota informativa prescritta” dalla legge 135/2012, articolo 6, comma 4, “corredata dall’asseverazione svolta dagli organi di revisione dell’amministrazione pubblica e delle singole partecipate”.

Riscontrata ancora “la mancanza dei dati contabili riferiti a numerose partecipate e, in alcuni casi, l’esistenza di contenziosi al fine di una definizione dei rapporti patrimoniali sussistenti tra l’amministrazione e le singole partecipate”.

In merito al monitoraggio del rispetto delle norme – legge 296/2006, articolo 1, commi 587 e 735, e decreto legislativo 33/2013, articolo 22 –  che regolamentano il numero e i compensi degli amministratori delle partecipate, palazzo dei Leoni “si è limitato a evidenziare la difficoltà incontrata nell’acquisizione dei dati relativi agli amministratori e ai rappresentanti dell’ente e a dichiarare la trasmissione dei dati in possesso sulla base delle diverse banche dati esistenti”.

Partendo dalla considerazione che è davvero difficile capire come un ente pubblico non sia in grado di fare un rapidissimo censimento degli amministratori che operano nei sodalizi ai quali partecipa, rimane l’onta dell’analisi non esattamente edificante della magistratura contabile. Soprattutto se si tiene conto che la Provincia, o Libero consorzio, da giugno 2013 è commissariata per volontà della Regione in nome di una riforma che nessuno, da due anni a questa parte, ha mai visto e che, in compenso, sta producendo l’unico risultato di paralizzare i 9 enti locali più grandi della Sicilia.

 

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it