“Verso il giardino dei ciliegi” di Gonciaruk: il riscatto degli over 50 sul palco

Si ritiene soddisfatto Daniele Gonciaruk che chiude con Verso il giardino dei ciliegi, la piece rivista del testo originale di Cechov, il penultimo appuntamento della rassegna teatrale allestita con gli allievi della Scuola Sociale di Teatro. Una prova difficile da sostenere quella che ha visto protagonisti questa volta gli allievi over 50, nell’impresa di riportare in scena uno dei mostri sacri della letteratura russa.

Immaginando il teatro come una stazione di partenza, i protagonisti si avviano sul palcoscenico nel viaggio in cui tenteranno di far riemergere i loro ricordi. Permangono certamente i temi classici della drammaturgia: la crisi dell’aristocrazia, le questioni sociali della Russia di inizio ‘900, evidenziati con una preminenza di toni seri e, a tratti, duri e tragici.

Sul binario della trama originale che vede il rischio della perdita della tenuta della nobile famiglia Ranevskaja, che vanta l’ammirevole giardino dei ciliegi, cammina in parallelo un altro con al centro i racconti della vita personale degli attori, rappresentando un crogiolo di racconti. La barbarità umana, il desiderio del possesso, la nostalgia, l’amore ritrovato sono solo alcuni degli scenari che si riversano in quello specchio naturale che è il giardino dei ciliegio, rappresentato con una grande finestra rivolta verso il pubblico. A questa finestra i personaggi si accostano interrogando la loro immagine speculare, facendo emergere dubbi e perplessità di un’età ormai passata.

Le emozioni antiche che rievoca il giardino sono le stesse che scattano nei momenti di composti festeggiamenti in cui anche l’esperienza del ballo si riattraversa come fosse un nuovo debutto nella vita. In una fase evidentemente decadente, in cui si portano i segni dei dolori passati, come nel caso del lutto che attraversa Ljuba nel ricordo della tragica morte del figlioletto, nasce la voglia di riscatto, lontano dai filosofemi e vane immaginazioni e pronto a “fare”, dare avvio ad un corso.

Nei brandelli di femme fatale, uomini di buon partito, fedeli servitori, la vita, nella sua lunga attesa, affronta con positività nuove decisioni. La tenuta comprata dalla “bestia” Ermolaj, la migliore interpretazione sul palco, è certamente la conferma che sono i peggiori ad averla vinta, anche se nelle parole di Ljuba, insieme all’amarezza, si legge l’esigenza di ricominciare tutto.

Un altro viaggio spetta allora ai protagonisti che, lasciato il palcoscenico, coinvolgono il pubblico in un nuovo ballo, questa volta di riscatto.

Nella scenografia sobria e in un testo complesso, gli allievi di Gonciaruk, in questo terzo progetto, hanno comunque dato la dimostrazione della volontà di mettersi in gioco, al di là dell’età anagrafica, trasmettendo al pubblico non un ruolo, ma la loro stessa vita.

Prossimo ed ultimo appuntamento per la rassegna teatrale della Scuola Sociale di Teatro sarà domenica 21 giugno con La città dei pazzi.

(Clarissa Comunale)

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