Mons. Raspanti alla Diocesi, “l’angoscia è un sentimento umano che anche Gesù ha provato, prego con voi”

E’ stata una Messa intensa quella celebrata il 22 ottobre al Duomo di Messina, nel corso della quale l’amministratore apostolico Mons. Antonio Raspanti ha preso formale “possesso” della Diocesi di Messina, Lipari, S. Lucia del Mela.
Alla presenza delle autorità civili e militari, il prelato ha rivolto un saluto commosso alla “sua” Diocesi di Acireale, che certamente non potrà seguire con lo stesso impegno per dedicarsi al “gravoso compito” di mettere le basi per l’arrivo del nuovo Arcivescovo, dopo le dimissioni di La Piana.
raspanti“Accetto il compito con animo pieno, un servizio inaspettato che presuppone la fiducia del Papa che ringrazio e a cui elevo preghiere”.
Presenti alla funzione solenne, quasi tutti i sacerdoti della Diocesi: la casula bianca a nascondere le molte differenze che contraddistinguono ognuno di loro, i diversi carismi, ma anche le divisioni che hanno accompagnato e seguito, e probabilmente contribuito, alle dimissioni del vescovo riesino.
La liturgia ordinaria ha quindi assunto un significato straordinario: non sono passate inosservate le parole del Vangelo di Luca ( Lc 12,49-53) “Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione”. Come dire, che non si può rimanere neutrali quando si conosce la verità: bisogna prendere posizione e allora si creano conflitti. “La divisione di Cristo libera (vedi video)”.
Le parole del vangelo  hanno dato impulso alle riflessioni di Mons. Raspanti, che nella sua omelia ha sottolineato che “come fedeli, come chiesa, come corpo mistico, non possiamo temere questi sentimenti di angoscia vissuti anche da Gesù. La forza di quel l’angoscia, per alcuni può essere la fine, per noi la nascita della vita nuova”.

“La nostra vergogna non porta a nulla – ha detto ancora Raspanti – l’angoscia falsa l’immagine di noi stessi che crea ipocrisia. Il dono straordinario della libertà ci obbliga a entrare come contributo alla vita sulla terra, in maniera diversa secondo la propria vocazione. Allora la libertà liberata, diventa conseguentemente liberazione sociale, politica.”
“Quanti attendono giustizia? – ha concluso Mons. Raspanti – Se non sono nostre queste angosce abbiamo perso l’opportunità di essere chiesa”.
“Entrare nella volontà del fuoco acceso” sembra dunque la sintesi dell’impegno assunto da Monsignor Raspanti che, a dispetto della sua apparente gracilità fisica, manifesta una grande forza. Un carisma che evidentemente il Papa ha colto, visto il delicato compito affidatogli, di riportare lo spirito comunitario in una Diocesi turbata dagli eventi che hanno portato al 24 settembre, affinchè “torni ad essere pienamente integrata con tutti i carismi e le missioni”. (@PalmiraMancuso)

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