Messinambiente e le morti sul lavoro, da Nino Tomasello a Nanni Gullì: l’inchiesta della Procura apre nuovi scenari?

Era il 3 luglio 2014. Nino Tomasello, 59 anni, uno di quei lavoratori esemplari di Messinambiente, tra quelli entusiasti dell’arrivo di Alessio Ciacci che muoveva i primi passi per riordinare quella che oggi il procuratore capo Guido Lo Forte ha definito “una macchina mangiasoldi”, è morto mentre era alla guida di un’autospazzatrice, scivolata dalla discesa di Pace, dopo aver conferito i rifiuti in discarica. Stessa sorte, prima di lui, il 18 agosto 2008 per un altro lavoratore (con un contratto a tre mesi) Nanni Gullì, 42 anni,  morto sempre su un’autospazzatrice, da cui durante la discesa fatale, non riuscì a scappare perchè il suo sportello era legato da una corda per non farlo aprire durante il normale tragitto.

Nanni Gullì
Nanni Gullì

Perchè tornare oggi a parlare di queste morti? Perchè lo scenario aperto dall’inchiesta su Messinambiente da parte della Procura Generale, è inquietante e riguarda un’azienda totalmente fuori controllo, dove alcuni capisquadra potevano anche percepire incentivi ingiustificati (fino a 22 mila euro annui, quanto la retribuzione del commissario Ciacci), magari per chiudere qualche occhio, anche sulle manutenzioni dei mezzi che giacevano inutilizzati per far lavorare ditte private.

Secondo quanto dichiarato dalla procura, la MEDITERRANEA A. di Marcello DE VINCENZO,  a cui era stato in un primo tempo affidato il servizio di manutenzione e sanificazione dei cassonetti (in precedenza svolto con mezzi e personale di Messinambiente) si occupava anche della manutenzione dei mezzi dell’azienda “pur non avendo la ditta alcuna esperienza nel settore”.

E proprio sulla sicurezza dei mezzi di Messinambiente, a cui dopo la morte di Tomasello seguirono gli interventi del sindacato FP CGIL, che presentò un esposto in procura evidenziando le condizioni dell’autocompattatrice ( su cui abbiamo raccolto una testimonianza all’epoca dei fatti), si è soffermata anche l’ attenzione dei magistrati, ai quali è stato chiesto di entrare nel merito di questa non secondaria eventuale responsabilità di chi ha malgestito l’azienda.

“Certo questa notizia potrà giovare anche ai magistrati che si occupano dell’inchiesta seguita alla morte dell’operaio, a cui trasmetteremo gli atti ” ha risposto il sostituto procuratore Sebastiano Ardita.

“E’ chiaro che in una situazione come quella emersa dall’inchiesta (grazie ad intercettazioni ambientali e indagini bancarie) non possiamo essere certi che la manutenzione sui mezzi, anche qualora fosse stata giustificata, sia stata eseguita con criterio – ha aggiunto Guido Lo Forte – Le manutenzioni erano totalmente fuori controllo: oltre che per la spesa, anche per la possibilità che non siano state fatte realmente”. (@Pal.Ma.)

 

 

 

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