Operazione “Bocca di Rosa”, 14 condanne per un giro di prostituzione

Un’ora di sesso costava dalle 50 alle 100 euro nelle sei “case” tra Via La farina e Contesse: un giro che coinvolgeva donne dai 21 ai 50 anni, e che ha portato alla condanna di 14 persone nell’ambito dell’inchiesta “Bocca di Rosa” per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.

boccadirosaIeri, in corte d’Assise, il giudice Nunzio Trovato, ha emesso le condanne per 14 imputati: Antonio Basile , 5 anni e 6 mesi di reclusione; Carmela Comandè , 6 anni e 4 mesi; Michele Ferro, 5 anni e 10 mesi; Lucia Mazzullo, 5 anni; Vincenzo Inuso, 5 anni e 2 mesi; Alfredo Pascale, 3 anni; Arachige Mallikawathi Edirisingha, 1 anno e 8 mesi; Antonino Gumina, 2 anni e 8 mesi; Giuseppa Pulejo, 4 anni e 2 mesi; Antonio Micale, 1 anno e 4 mesi; Giovanni Cisco, 2 anni e 6 mesi; Giuseppe Bonsignore, 2 anni e 4 mesi; Cirino Oriti 1 anno e 4 mesi; Santina Di Pietro Fazio, 3 anni.
Escluso dai giudici il reato di riduzione in schiavitù a carico di alcuni imputati.

Per alcuni condannati sono state disposte anche pene accessorie come l’interdizione dai pubblici uffici.

Le indagini, iniziate nell’agosto del 2012, hanno consentito di ricondurre a questa vicenda lo sfruttamento di decine di ragazze, di cui 15 identificate, le quali venivano impiegate “a rotazione” secondo le richieste che pervenivano dai clienti di ognuna delle sei case.

C’era la Casa “Perre”, cui erano affiliati Giovanni Cisco, Antonio Gumina e Vincenzo Inuso: 9 le ragazze sfruttate. C’era la Casa “Comandè”, gestita da Carmela Comandè, che aveva affiliati Michele Ferro, Giuseppa Pulejo e Cirino Oriti. 4 le ragazze sfruttate. C’era la Casa “Scucchia”, gestita da un’efficiente 83enne. Vi lavoravano 4 ragazze. C’era Casa “Piazza”, che solitamente ospitava gli incontri di 2 ragazze. C’era casa “Di Pietro”, gestita da Santina Di Pietro Fazio. Anche qui soltanto 2 le prostitute operanti. Infine c’era Casa “Pascale”, “diretta” da una coppia, Alfredo Pascale e Mallikawathi Edirisinga Arachchige, i quali, pur avendo un ruolo meno attivo nell’ambito del sodalizio, contribuivano mettendo a disposizione la propria casa per gli incontri tra 2 ragazze ed i clienti del momento, laddove le altre fossero impossibilitate a farlo.

Particolarmente sconvolgente è stato quanto emerso in relazione ad Antonio BARRILE che, oltre a far parte dell’organizzazione, faceva prostituire la propria convivente.

Due anni dopo sono arrivate le condanne in primo grado.

Hanno difeso gli avvocati: Massimo Marchese, Salvatore Silvestro, Antonello Scordo, Nino Cacìa, Fortunato Strangi, Marinella Ottanà, Carlo Caravella.

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