Alfano a Taormina: apre a Forza Italia. Apparenti tentativi per restare a galla

Sembra pronto a ricucire lo strappo che ha determinato e fortemente voluto, Angelino Alfano che, ieri, parlando a Taormina in occasione della chiusura del Summer School della fondazione “Creiamo il Futuro” (di Maurizio Lupi), ha “aperto”-per così dire-a Forza Italia per la creazione di un nuovo soggetto politico. L’ennesimo.

Ma l’idea di un mega centro in cui far convergere i moderati italiani -insomma una Dc ammodernata- era idea che proprio il signore di Arcore aveva propugnato da tempi immemori. Quello stesso signore a cui, proprio il ministro dell’Interno, in un passato tutt’altro che remoto, ha provveduto a dare il benservito. Oggi, che Ncd è nato, ha cambiato diversi loghi forse ritenendoli tutti di poco appeal (non si è pensato che il poco appeal fosse colpa di un “non progetto” politico, apparentemente finalizzato solo a tener salde le poltrone?), si è pseudofuso con Udc (altro “paziente” in coma da un bel po’) creando un’Area Popolare che, evidentemente non funziona, si tenta un’altra carta.

E non funziona no Ap, perché, se funzionasse, diciamoci la verità, che bisogno di sarebbe di tendere la pargoletta mano al supermega capo B.?

Ma torniamo indietro un istante. In origine fu Silvio, il capopopolo e talent scout che nel giovanissimo figlio della democristianità siciliana vide un promettente delfino. Alfano, prima parlamentare all’Ars, poi eletto a Roma sotto le effigi di Forza Italia, poi segretario nazionale del Pdl , verso la fine del 2013, dà lui stesso il colpo di grazia al Popolo delle Libertà, creando una scissione profonda e portando via a Berlusconi un numero importante di suoi generali, da Schifani a Quagliariello.

Sono i mesi del voto parlamentare per la decadenza dell’ex Cavaliere, il tutto sotto l’occhio attento dell’allora Presidente Napolitano e avvenuto all’ombra del governo di Letta (nipote di Gianni, uno dei “bracci destri” di Berlusconi che, in quanto ad arti, fa invidia alla dea Kalì).

Alfano era già ministro in seno a quella formazione di “larghe intese” diventate ancora più nette quando, in attrito con il suo leader, ha scelto di preferirgli il ruolo di vicepresidente del consiglio…ma ovviamente si è trattato di una scelta di “responsabilità”, si dirà.

Responsabilità verso chi? Il Paese! L’obiettivo delle riforme era così pressante che, anche dopo aver assistito alla cacciata del premier designato in favore di Matteo Renzi ( al grido di #staisereno ), il politico agrigentino non ha perso il suo posto di ministro (a differenza di altri, come il presidente Udc Gianpiero D’Alia, ad esempio) . E negli anni, la maggioranza, a suon di fiducia e cessioni e rimescolamenti di posizioni di governo, seppur barcollante, è rimasta lì!

Qualche pezzo targato Ncd, nel frattempo, si è perso per strada, dai ministri immolati sull’altare -perché qualcuno per gli errori deve pur pagare; ma solo qualcuno-: e così via Nunzia De Girolamo prima e Maurizio Lupi poi. Con la scusa del Rolex, il nuovo capo del Governo ha potuto piazzare al MIT il suo fidissimo Delrio. E questo è accaduto senza che il presidente del Nuovo Centrodestra dicesse chissà che. Ma se c’è chi, come Lupi, è rimasto interno a questa parricida formazione, c’è chi alla casa del padre è tornato, come proprio la De Girolamo. Altre lady hanno lasciato per campi decisamente più verdi, come la Saltamartini spostatasi verso la Lega. E proprio con Salvini i rapporti alfaniani sono sempre apparsi tesi: basta scorrere i commenti su Twitter o dare un’occhiata alla rassegna stampa degli ultimi due anni per individuare frecciate al vetriolo tra i due o a firma dei seguaci del Ministro siciliano.

Lo stesso ministro che, adesso, vuol ripensare un gruppo unito su cui far convergere il voto dei moderati mettendo al margine gli estremismi. Ed estremismi non sono solo quelli di destra e di sinistra. Eh no, perché non va dimenticata la cara antipolitica, come la chiamano alcuni, che fa capo ad un Movimento che sta prendendo piede in modo sempre più preoccupante.

Talmente tanto da aver portato dapprima a ragionare un’alleanza ad ogni costo con il Pd e oggi a lanciare un appello che suona come un “a cu pigghiu,pigghiu”, visto che parafrasando le parole pronunciate da Alfano, se non ci sta Forza Italja ci starà qualcun altro. Purché sia moderato, s’intende. Poi se è moderato e governa o se è moderato e sta all’opposizione non cambia. Cambia sì invece! E a farlo constare (vedi tu che ironia!) è Maurizio Gasparri che sottolinea come il problema non siano i rapporti tra FI e la “terribile Lega con cui voglio ricordare ad Alfano che governa la Liguria e la Lombardia” (taaaac!), ma il problema è il sostegno di Ncd a Renzi e al Pd”. Come dire “ci hai provato. Ritenta sarai più fortunato!”.

Comunque adesso è tempo di attese e l’estate è un’alleata non da poco per quel partito che non sembra aver chiaro (come forse nessuno) il da farsi in futuro. Dopodicchè ad ottobre (o più verosimilmente novembre) arriverà il momento del referendum e li il Nuovo Centrodestra sa cosa farà: sosterrà le ragioni del Sì, in piena coerenza governativa. Ma non è mica la posizione di tutti i moderati. E allora che si fa? Se l’alleanza di governo, sopravvissuta anche alla Cirinnà, inizia a vacillare dopo i risultati elettorali delle ultime amministrative, è evidente che al centro c’è la non più inattaccabile popolarità di Renzi che, da beneamino delle masse e rivoluzionario pop, è diventato il classico “vecchio” da rottamare per alcune frange di elettori. Un’immagine a cui non è certo un bene rimanere appiccicati. Eppure anche il referendum è un ago della bilancia che non va sottovalutato: e se fosse il No ad avere la meglio, come la mettiamo? E i nostri parlamentari Ncd, nati sotto gli stemmi berlusconiani, che posizioni intendono assumere? Lo scopriremo nelle prossime puntate…

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