Capo Peloro, ecco il progetto per la tutela del mare

Una proposta di sviluppo locale nel settore della pesca e dell’acquacoltura. Un intervento realmente risolutivo che possa dare respiro alla zona e, nel contempo, permettere l’espansione delle attività marittime a Capo Peloro. Lo promuove il consigliere del VI quartiere, Giuseppe Sanò, che, in un comunicato, ringrazia l’assessore Sebastiano Pino per l’attenzione dimostrata nei confronti del progetto M.A.S.T.E.R “ Misure Antistrascico-Tutela e Ripopolamento” che, in questi giorni, dovrebbe giungere a Palermo per essere inserito nel Programma Operativo (P.O.) FEAMP 2014/2020 (REG. UE 508/2014)FLAG 2014-2020 “PROGETTIAMO INSIEME LA STRATEGIA DI SVILUPPO LOCALE NEL SETTORE DELLA PESCA E ACQUACOLTURA PER L’AREA COSTIERA DELLA REGIONE SICILIANA””.

L’idea, nata con l’intento di creare un’area di Tutela Biologica (Oasi marina) nel tratto di mare prospiciente Capo Peloro, è stata portata avanti da Sanò con la collaborazione dell’Architetto Francesco Falcone, che ha curato i dettagli tecnici e amministrativi del progetto, focalizzato sulla riduzione dei fenomeni di over-fishing, azione antropica (diretta ed indiretta), attività di pesca non sostenibile e non compatibile per tempi mezzi e/o modalità, distruzione di interi habitat sia riproduttivi che di accrescimento, distruzione di segmenti della catena trofica, perdita della biodiversità, perdita di posti di lavoro e di professionalità con una fortissima impronta sociale e culturale, riduzione dell’attrazione turistica.
Nel tratto di mare adiacente Capo Peloro, dovrebbero essere, quindi, inseriti moduli e accessori in grado di esaltare la biodiversità, e contrastare l’azione della pesca a strascico illegale.
Le “Unit Reef e gli stop net”  sarebbero posti entro le tre miglia dalla linea di costa ed ad una profondità compresa tra i venti ed i quaranta metri, nella porzione di fascia costiera in cui avviene la gran parte dei fenomeni riproduttivi ed in cui stazionano gli stadi giovanili in età pre-riproduttiva.
In questo contesto, il pescatore inteso come “colui che svolge solamente un’azione di prelievo,” modificherà il proprio pensiero iniziando a riconoscersi come “colui che gestisce un tratto di mare attraverso l’azione di pesca programmata sia nei tempi che nelle modalità e nel pieno rispetto delle sostenibilità ambientale”, nonché in grado di diversificare la tradizionale fonte di reddito derivante dall’attività di pesca intensiva con sistemi a strascico, con l’attività di pesca turismo: tutto ciò, perfettamente in linea con gli indirizzi della Unione Europea per l’applicazione della Politica Comune della Pesca (PCP) come tra l’altro previsto dal Dlgs 18 maggio 2001 n. 266 art.4.(@Laura Celesti)

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