Lasciati soli dalla Farnesina i siciliani scampati al tir di Berlino

Lui ha una profonda ferita suturata con 25 punti in testa, una frattura allo zigomo e il volto tumefatto. Sua moglie, per una manciata di secondi, non si è trovata nella traiettoria del tir che ha travolto la folla al mercato di Natale  avvenuto due giorni fa a Berlino. Sono rientrati a casa già  ieri sera il palermitano Giuseppe La Grassa e la sua compagna Elisabetta Ragno, nata a San Filippo del Mela e molto conosciuta a Milazzo che si trovavano nella capitale tedesca dopo un anno di matrimonio.

“Siamo vivi per miracolo. Abbiamo sentito il rombo del motore – spiega la donna  – e lo abbiamo visto avvicinarsi a gran velocità. Mio marito è stato colpito dalla parte posteriore del tir, mentre io mi trovavo ancora in una bancarella e stavo pagando due panini. Siamo contenti di essere qui e avere ancora la possibilità di raccontare l’accaduto”.

Erano le 19.30 quando la coppia, due animatori turistici, si trovava nel cuore della parte occidentale di Berlino. Dopo aver mangiato qualcosa e aver bevuto due bicchieri di vino caldo avrebbero proseguito la loro serata, una delle ultime prima di rientrare a Palermo. “Giuseppe si era allontanato mentre io – aggiunge Elisabetta – stavo ancora pagando e per questo mi sono intrattenuta ancora un po’. Una ragazza che si trovava molto vicina a me è stata travolta. Quando il tir ha terminato la sua corsa sulla folla ho subito preso il telefono e ho provato a chiamarlo, ma camminando sono riuscita a trovarlo. Era caduto a terra, ma nonostante ciò mi ha chiesto di aiutarlo ad alzarsi e scappare: temeva che il camion potesse esplodere da un momento all’altro. A prestargli le prime cure, prima del trasferimento in ospedale, un medico tedesco che si trovava lì e al quale siamo molto grati”.

I due sono rientrati ieri sera con un volo diretto dall’aeroporto Tegel di Berlino. Giuseppe La Grassa, molto conosciuto nei villaggi turistici e non solo con il nome d’arte “Joe Carrè”, dovrà presto sottoporsi a un intervento chirurgico per ridurre la frattura allo zigomo. “Lo hanno tenuto sotto osservazione per una notte – racconta ancora la moglie – in una struttura sanitaria della capitale e volevano operarlo, ma abbiamo preferito rientrare e fare tutto a Palermo . Zoppica, è un po’ sconvolto, ma siamo ancora qui”.

Di questa brutta storia i due porteranno dentro di sé le terribili immagini di quella serata, ma sono contenti che non sia finita nel peggiore dei modi. “Un appunto però – conclude Elisabetta – dobbiamo farlo. Poco dopo l’accaduto abbiamo contattato la Farnesina chiedendo un aiuto, ma ci è stato risposto che potevano soltanto darci un supporto sulla mediazione linguistica. Per fortuna io parlo bene l’inglese e quindi ho declinato l’invito. Non hanno fatto nulla per noi, anche a fronte della richiesta di un’auto per tornare dall’ospedale all’albergo. In ospedale, in compenso, sono stati molto professionali e gentili. Ci hanno accolto e aiutato, fornendoci tutte le cure del caso e assistenza psicologica. Ora dobbiamo buttarci alle spalle questa vicenda far sì che resti solo un ricordo”. (palermotoday – foto ansa)

 

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