Il Caso: Denunziare il racket? Prima leggere attentamente

Denunziare il racket? Prima leggere bene, almeno quattro volte, quel che ha sancito un gup siculo. Dunque, stupore e prese di posizione dopo la condanna del giudice Gigi Omar Modica al pagamento delle spese processuali da parte della famiglia dell’estorsore che denunciò il pizzo e delle associazioni antiracket che si erano costituiti parti civili nel processo. Il giudice ha assolto 11 presunti capimafia, gregari ed estortori dei clan mafiosi di Bagheria, Villabate, Ficarazzi, Casteldaccia e Altavilla Milicia (quattro vengono scarcerati) e ne ha condannati 5. Per uno degli assolti Giovanni Mezzatesta arriva anche il rimborso delle spese processuali.
«Siamo molto amareggiati. Ci confronteremo con il nostro avvocato», dice Tommaso Toia, il figlio dell’imprenditore. «Impugneremo e faremo valutare alla corte d’Appello la correttezza di questa decisione», afferma Fausto Maria Amato, l’avvocato di Solidaria, Sos Impresa e Coordinamento delle vittime dell’estorsione, dell’usura, della mafia. «Il problema più grosso è comprendere come si arriva a un’assoluzione. Il giudice – dice Enrico Colajanni, volto storico di Libero Futuro – avrà avuto i suoi buoni motivi. Se questo determina un danno per le parti civili poi sarà la legge a stabilirlo. Noi non abbiamo un euro, penso che impugneremo il provvedimento. E di certo non abbiamo mai ottenuto nemmeno uno dei risarcimenti che ci sono stati riconosciuti. Spesso i mafiosi non hanno nulla di intestato».
La decisione del giudice Modica arriva dopo la presa di posizione di altri giudici di cassare alcune parti civili nei processi di estorsione. I giudici ormai hanno capito l’antifona e cominciano a decimare le parti civili, sottolineando come non sia sufficiente uno «scopo sociale generico e astratto». Di certo questa sentenza si impone come un precedente per chi, assolto in un processo di mafia, vorrà rivalersi sulle parti civili.
E così la famiglia degli imprenditori Toia che denunciò le pressioni della cosca dovrà risarcire i duemila euro di spese avanzate da Mezzatesta, insieme alle altri parti civili: il Comune di Ficarazzi, Addiopizzo, Sos Impresa Palermo, Confesercenti Palermo, la Fai, l’associazione anrtiracket e antiusura “Coordinamento delle vittime della estorsione, dell’usura e della mafia”, Solidaria, Confindustria Palermo, Confcommercio, Libero Futuro, associazione antimafia e antiracket Libero Grassi, associazione antimafie e antiracket Paolo Borsellino, centro studio e iniziative culturali Pio La Torre.
Il processo nasce da un’inchiesta della Dda di Palermo che, nel 2014, portò al fermo di 31 persone accusate a vario titolo di mafia, estorsione e favoreggiamento. I pm, nel corso della requisitoria, avevano chiesto condanne per 150 anni di carcere. Francesco Centineo e Silvestro Girgenti sono stati condannati a 6 anni e 8 mesi, Giacinto Di Salvo a 9 anni, Francesco Mineo a 7 anni e un mese e Pietro Liga a 6 anni 8 mesi. Tutti dovranno risarcire i danni riconosciuti, come provvisionale immediatamente esecutiva, alle parti civili costituite: i Comuni di Santa Flavia, Ficarazzi, Altavilla e Bagheria, alle vittime del racket e all’associazione antiracket Libero Futuro.
L’indagine, alla quale hanno contribuito diverse vittime del racket, svelò che a pagare il pizzo al clan di Bagheria era anche una casa di riposo. Nella lista degli estortori c’erano anche agenzie di scommesse, autofficine, commercianti di pesce e 28 imprenditori edili. Gli assolti sono Salvatore Lauricella, Giovanni Mezzatesta, Umberto Guagliardo, Onofrio Morreale, Giacinto Tutino, Andrea Carbone, Nicola Eucaliptus, Giuseppe Scaduto, Giovanni Trapani, Gioacchino Mineo e Francesco Lombardo. Per l’anziano boss di Bagheria, Pino Scaduto, e Gino Mineo, il mafioso col pallino della poesia, è stata decisa la scarcerazione. Scaduto era al 41 bis dal 2008, Mineo da due mesi era agli arresti domiciliari. Scarcerati anche Umberto Guagliardo e Giacinto Tutino.
Non si registrano prese di posizione di ANM e giudici associati. Ah, Modica è stato trasferito a Caltanissetta. Ai signori dell’Antimafia: fatevi sentire. (@G.Pensavalli)

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