Baroni e corruzione, il docente Unime Colli Vignarelli e i legami familiari

Gli scandali passano, le famiglie restano. Infatti, nonostante tante siano state le inchieste su corruzione e nepotismo nelle università italiane, compresa Messina (ricordiamo su tutte la vicenda che ha coinvolto l’ex rettore Franco Tomasello, condannato in via definitiva con l’ex preside Battesimo Macrì per il tentativo di pilotare un concorso alla facoltà di Veterinaria al centro di un’inchiesta del 2007 che si è anche occupata della gestione dei fondi del progetto scientifico Lipin) in queste ore altri nomi minano la credibilità del sistema universitario.

E tra le famiglie coinvolte nell’inchiesta della procura di Firenze, c’è quella dei Parlato: Andrea Parlato (padre), Maria Concetta Parlato (figlia) e del marito di quest’ultima Andrea Colli Vignarelli, baroni nelle università siciliane.

Nelle carte dell’inchiesta, condotta del pm Paolo Barlucchi, un intero capitolo il gip lo dedica al docente messinese Colli Vignarelli, alla moglie e al suocero. Intercettazioni pubblicate sul Fatto Quotidiano. Poteva accadere – e in effetti è accaduto – che un docente, nominato commissario, dovesse dimettersi per incompatibilità ed è in questo quadro che salta fuori il primo caso: quello di Andrea Colli Vignarelli, ordinario di diritto tributario a Scienze Politiche a Messina, interdetto dal giudice, marito di Maria Concetta Parlato, figlia del professore Andrea Parlato. “Ha avuto buon gioco a far ritirare la moglie Maria Concetta Parlato negoziando i propri voti in cambio dell’assicurazione dell’abilitazione del coniuge nella tornata successiva, quando lui – ragiona il gip – si sarebbe appunto dimesso per incompatibilità”. E per “Mariù” scende in campo anche l’ottantenne padre.

Il “negoziato per far passare Mariù”

È l’aprile del 2015 e le dimissioni incrociate di alcuni commissari creano un effetto domino che il professor Pasquale Russo – il docente che diceva al ricercatore da escludere “se fai ricorso ti giochi la carriera” – commenta così con il collega di Bologna Adriano Di Pietro: “Perché loro pensavano che la commissione prima, sarebbe stata anche la commissione seconda, dopo aver sostituito, ehm, Guglielmo Fransoni per incompatibilità. Si sono fatti male i conti perché la commissione è cambiata totalmente”. Ed è proprio Fransoni, docente a Foggia, a chiarire quali erano gli accordi: il ritiro sia di Francesco Padovani (il candidato sponsorizzato ai danni di Philip Jezzi Laroma, che poi ha denunciato tutti) sia della Parlato, moglie del suo interlocutore. “Perché noi avevamo fatto come dire? Un ticket: Mariù-Francesco. Non può essere separato: io e te abbiamo fatto un gioco di squadra e abbiamo, avevamo raggiunto un’intesa”. Già, il ticket. È in questo che il commissario Fransoni, all’esito dei lavori della commissione, avrebbe ottenuto un posto per Francesco Padovani, poi diventato ricercatore a tempo determinato a Pisa, alla tornata successiva. Per Maria Concetta Parlato il padre va a Bologna da Di Pietro: è il marzo 2015 e accompagnato dalla figlia inizia la trattativa. E in una telefonata intercettata che poi il professore bolognese parla di un candidato definendolo “mediocre”, precisando che però rientrerà nel “negoziato per far passare Mariù“.

amatucciDi Mariù parla anche il professore Fabrizio Amatucci (Università di Napoli, nella foto) con il commissario spagnolo Carlos Maria Lopez Espadafor: “Ci sarebbe poi la Parlato. La Parlato tu sai che è figlia di Parlato, il professore di Palermo che è stato il mae … , un po’ per certi versi, il maestro no, ma si è laureato Zizzo (Giuseppe, Università Carlo Cattaneo Milano ndr) cioè Zizzo è un po’ legato a Parlato, ma moltissimo è legato Parlato a Di Pietro. Di Pietro e Parlato sono sempre stati molto uniti. Quindi lui può essere che poi ad un certo punto, non lo farà all’inizio, farà il nome della Parlato che è debole, vatti a vedere il curriculum. Quindi noi abbiamo un’altra arma se lui ci chiede la Parlato allora io gli comincio a chiedere di tutto perché vuol dire che il livello, hai capito? Scende. Il livello è basso“. Parlato padre si commuove, ad abilitazione ottenuta, e Di Pietro riferisce di avergli risposto tranchant: “Abbiamo dovuto accettare anche Cimino conoscendo … però Andrea, questo è stato il prezzo da pagare perché andasse all’unanimità Mariù“.

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it