“Legittima Difesa”: Prede o predatori?

Di Clarissa Comunale – È una maschera della Commedia dell’Arte quella che apre la scena di Legittima Difesa, che ieri ha debuttato in prima nazionale aprendo la stagione “Resistenze” del Clan Off Teatro, che per il terzo anno opera una vera e propria resistenza culturale sul territorio messinese grazie alla bravura dei due direttori Mauro Failla e Giovanni Maria Currò.

Un comune cittadino italiano, che dota la sua abitazione di tutti i sistemi di sicurezza più sofisticati (anche se non direttamente visibili sulla scena, che si mostra semplice e dotata di pochi strumenti), è la visione salviniana di chi decide di fare giustizia da sé, poiché insoddisfatto da uno Stato indifferente e incurante della sicurezza dei suoi cittadini. Due ladri improvvisati sconvolgono la tranquillità casalinga: uno napoletano, poco furbo, ma disonesto, è il regista di un furto mal riuscito e che maldestramente condurrà il gioco fino a disfarsi dello stesso uomo per bene; l’altro, slavo, studioso, ma ladro di provvisoria professione, è la mente del furto, capace di individuare le debolezze emotive umane che si ristagnano nel cervello atavico, prima fra tutti la paura, emozione che conduce alla paralisi e che favorisce la sopraffazione e la violenza.

La scrittura, che non segue un andamento lineare, mette a confronto due punti di vista in maniera giocosa e lievemente ironica, che non trovano alcuna conciliazione, neanche nelle legge facilmente interpretabile dalla parte degli ingiusti. Siamo prede o predatori? È il grande quesito che ruota attorno a Legittima Difesa, come l’acquario sferico ove nuota inerme il piccolo pesce destinato a boccheggiare e morire soffocato.
Il ladro è l’ospite inospitale: mette a soqquadro la casa dell’altro, la scompiglia con l’intento di sconvolgere la vita umana di un perfetto sconosciuto e affermare la sua libertà con la violenza, in difesa di quel Barabba liberato nella lontana Giudea di Gesù Cristo. Il comune cittadino è il finto violento, estraneo perfino nella sua stessa dimora: parla tramite slogan, difensore delle “ruspe in azione”, è colui che si arma di una pistola, il cui mirino non è così sicuro ed il cui sparo stenta ad arrivare. La difesa, legittima, arriva nel momento in cui ci si sente offesi, nel proprio buon senso, giudizio e senso di giustizia che decade completamente, fino a diluirsi nell’art.640 del codice penale, che condanna la truffa : “Chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa”.
La pièce, oggi per l’ultima replica alle 21, meriterebbe ancora alcuni accorgimenti, tuttavia riporta un argomento di grande attualità, ove né l’Italia né altri paesi, come gli Stati Uniti, hanno offerto un reale modello da seguire. La violenza, tuttavia, rimane l’unica da condannare.

Legittima Difesa:
Di Laura Giacobbe
Regia Roberto Bonaventura
Con Giuseppe Capodicasa, Francesco Natoli e Michelangelo Maria Zanghì
Scene Mariella Bellantone
Costumi Cinzia Preitano
Disegno e Luci Stefano Barbagallo
Collaborazione artistica Monica Alfieri
Aiuto regia Martina Morabito
Collaborazione tecnica Marilisa Busà
Assistente alla regia Cristiana Ioli
Foto di scena Giuseppe Contarini
Grafica Riccardo Bonaventura
Una produzione di Maurizio Puglisi per Nutrimenti Terresti Compagnia Teatrale col sostegno del MiBACT e di SIAE, nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”.

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