Pistunina, Case dei Cocchieri in vendita? L’Appello di Messinaora e gli aneddoti di Salvatore Di Giorgio

 

di Michele Bruno – Da fonti pubbliche di stampa si viene a sapere che le “Case dei Cocchieri” di Pistunina sarebbero state messe in vendita con il consiglio dalla società immobiliare di demolirla per costruirci dell’altro.

Una cosa del genere non dovrebbe essere accettabile per tutta quella Messina che ha a cuore la storia e le tradizioni di Messina, perché significherebbe vendere e distruggere quello che è un bene dall’importante valore storico-artistico, che dovrebbe essere tutelato, come molti dell’antica Via del Dromo, l’antica arteria litoranea che collegava Messina a Catania, e metteva in comunicazione gli attuali villaggi della Prima e Seconda Municipalità, e parte della Terza. Infatti il Dromo partiva dall’antica Porta Zaera, che segnava l’antico confine Sud della Città (I e II Quartiere un tempo non erano parte della Città).

La Via oggi è ancora esistente ed è nient’altro che quella che fino a poco tempo fa era denominata Via Consolare Valeria, in parte costituita a Sud dall’attuale Via Marco Polo. Dromo (dal greco dromos) significava collegamento veloce. Era la strada più diretta per collegare Messina, Catania e i vari centri, e sui fianchi di questa sorgevano e in parte sorgono ancora antiche ville signorili, monumenti, e dove si trovavano un tempo le piantagioni agrumarie su cui si basava l’economia locale.

Le Case dei Cocchieri si trovano all’ingresso di Pistunina e costituivano il complesso di abitazioni dove risiedevano gli antichi cocchieri. Da Pistunina partiva il servizio di collegamento tra i vari casali e la Città, fornito dai cocchieri.

Gli anelli in pietra ancora visibili sono il segno dell’antica funzione, infatti tenevano i cavalli assicurati all’edificio. E’ probabilmente una fondazione del tardo Settecento, di cui ricorda lo stile edilizio, con portoni ad arco bugnato e balconcini. Uno dei pilastri è invece datato 1829, ci sono stati quindi anche interventi successivi.

Per capire l’importanza storica, culturale e sociale di questo bene, parliamo con Salvatore Di Giorgio, una delle memorie storiche di Contesse, fondatore di un Museo tecnologico nel Villaggio Contesse, curato dall’Associazione di cui fa parte.

“I cocchieri di Pistunina, – spiega Di Giorgio – come i cocchieri di Contesse, e della periferia Nord, nella zona di Pace, si suddividevano in cocchieri di massa e cocchieri d’elite. I primi si posizionavano nei diversi posteggi della città,situati nei luoghi principali. Da lì i cocchieri, come accade con i tassisti di oggi, attendevano i clienti, che erano persone comuni. Gli altri cocchieri stavano meglio economicamente e lavoravano per famiglie importanti di Messina, alcuni di loro diventavano anche autisti/cocchieri personali di queste”.

“Capisci anche da questo – fa notare – che un tempo se volevi fare un salto di qualità ed elevare la tua appartenenza sociale, sceglievi di fare il carrettiere, o meglio ancora, in seguito il cocchiere. Era uno strumento di ascesa sociale”.

Tra i cocchieri più fortunati c’era proprio uno zio di Salvatore, che esercitava il mestiere tra fine Ottocento e inizio Novecento e continuava la tradizione del padre, il bisnonno di Di Giorgio. La famiglia, va chiarito, viveva già da allora a Contesse, non nelle case di Pistunina.

“Mio zio diventò cocchiere dopo la morte di suo fratello, – racconta Salvatore – che aveva 17 anni quando morì in guerra. Quando era in vita il mio bisnonno, che era un cocchiere a sua volta, lo mise sulla carrozza. Dopo la morte, il mestiere passò al fratello rimasto in vita”.

Tra i tanti clienti dello zio di Salvatore, “c’era Concetta, la moglie di Don Eugenio De Pasquale”, uno dei grandi imprenditori di Contesse di quel tempo, tra gli uomini più ricchi di Messina di allora, di cui è rimasta l’omonima Villa.

“Mio zio sarebbe potuto diventare l’autista personale di Donna Concetta, ma rifiutò perché voleva rimanere autonomo. Certo rimase uno dei suoi più fidati autisti, se non il preferito. Lei infatti lo chiamava spesso”.

“Attorno agli anni ’30 del Novecento – spiega Salvatore – inizia il passaggio alle automobili che ormai si stanno diffondendo. Da ora in poi i cocchieri iniziano ad acquistare le auto e diventare tassisti come quelli moderni. Anche mio zio comprerà l’auto”.

Salvatore ricorda tra le famiglie di cocchieri che abitavano alle case di Pistunina verso la fine dell’Ottocento e che la famiglia di Salvatore conosceva, quella Leone, di Salvatore e del figlio Angelo, così come la simpatica figura di Don Nino Runci, conosciuto per la sua balbuzie, di cui ricorda molti aneddoti curiosi, come quando, per accompagnare alla stazione un capitano del Nord, durante la guerra, per la fretta la sua carrozza si capovolse due volte. Quell’occasione gli procurò tuttavia un ottimo compenso, superiore al solito.

Insomma questa storia ci permette di capire come dietro questo luogo abbandonato e apparentemente insignificante per molti messinesi, che non si rendono conto del suo valore, c’è tanto da dire e da raccontare, c’è la possibilità di scoprire uno spaccato di società di allora che non andrebbe perso, ma valorizzato, anche attraverso il turismo, come molti monumenti di questa zona, ad esempio la Villa De Pasquale di Contesse, o Palazzo Mondìo, il Villino Iannelli, ecc., prima che venga distrutto, come molti del luogo che non ci sono più.

Messinaora.it si appella alla politica e alle istituzioni, in particolare alla Soprintendenza, affinché un luogo come questo resti in piedi e venga valorizzato, con l’apposizione del vincolo di bene storico artistico, che giustamente meriterebbe.

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