Mafia, il ruolo di Rosario Cattafi nella morte di Attilio Manca

Condannato a sei anni di reclusione lo scorso ottobre, Rosario Pio Cattafi, è tornato nelle pagine di cronaca a seguito delle motivazioni della sentenza della Corte d’Appello di Reggio Calabria da cui emergono alcuni importanti fatti circa il ruolo del mafioso nella cosca barcellonese, quale uomo di fiducia del boss Giuseppe Gullotti di cui era stato anche testimone di nozze.

Per la Corte d’appello di Reggio Calabria (presieduta da Filippo Leonardo)  che il 6 ottobre scorso ha condannato Cattafi a 6 anni di carcere per associazione di stampo mafioso, non ci sono dubbi che dopo la carcerazione del boss Gullotti nel febbraio 1998, è stato proprio Cattafi a diventare il “riferimento di spicco dell’organizzazione” per gli altri affiliati e per gli storici vertici della mafia barcellonese, “assumendo compiti e rapporti con le Istituzioni deviate e i colletti bianchi”.

Nelle 116 pagine depositate in cancelleria, a conclusione di un processo in cui è stato fondamentale il contributo di tanti collaboratori di giustizia, che lo stesso boss aveva provato a screditare parlando di complotto, emerge anche una nuova verità sul caso Manca, per il quale la famiglia non ha mai smesso di cercare giustizia.

E’ stato accertata infatti la “credibilità del narrato di D’Amico”, in merito ad un episodio legato alla morte del dottor Attilio Manca, l’urologo 34enne che Cattafi avrebbe accompagnato, su incarico di un generale dei carabinieri, presso il luogo in cui era rifugiato Bernardo Provenzano, che aveva bisogno di cure urgenti. “Per evitare che si potesse disvelare il rifugio di Provenzano – scrive la corte d’appello di Reggio Calabria nelle sue motivazioni -, Manca è stato ucciso dai servizi segreti. Da qui il «risentimento», riferito da D’Amico alla corte, del cognato di Gullotti, cioè il medico di base Salvatore Rugolo (deceduto nel 2008 in un incidente stradale) che considerava Cattafi «moralmente responsabile» della morte di Manca (avvenuta nel 2004) per i rapporti che aveva con le istituzioni deviate. E ancora, D’Amico raccontò che, nel carcere milanese di Opera, il boss palermitano Antonino Rotolo «gli confermò che Provenzano era stato curato in Francia da Manca, poi ucciso dai servizi segreti». Per la corte è importante anche evidenziare, proprio in riferimento alla morte di Manca, che nel 2004 «non c’erano dubbi sull’intranità alla cosca di Barcellona da parte di Cattafi», andando ben oltre il periodo storico (1993-2000) oggetto di contestazione processuale.

“Dopo la confisca di un milione di euro a Porcino e la condanna a 6 anni per associazione di stampo mafioso a Cattafi – dichiara sui social Angela Manca, la madre di Attilio – siamo in attesa di ulteriori risvolti. Si dice che non c’è due senza tre, quindi aspettiamo con grande fiducia nella giustizia sana”

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