Suicidio in carcere di Stefano Argentino: sette indagati

La Procura di Messina ha aperto un’indagine sulla morte di Stefano Argentino, 27enne di Noto e reo confesso dell’omicidio della collega universitaria Sara Campanella, che si è suicidato il 6 agosto nel carcere di Gazzi a Messina, dove era detenuto. Sette gli avvisi di garanzia, tra cui quelli alla direttrice del carcere Angela Sciavicco, alla sua vice Roberta Bulone, alla responsabile dell’area trattamentale e a un team di quattro esperti psichiatri e psicologi che seguivano Argentino.

Il giovane, che aveva manifestato intenzioni suicide fin dall’arresto, era stato sottoposto a una stretta sorveglianza e in isolamento per prevenire gesti autolesionisti, ma nelle ultime settimane si era osservato un miglioramento tale da fargli cambiare regime in detenzione ordinaria. La Procura ipotizza i reati di omissione di atti d’ufficio e morte come conseguenza di altro reato, per capire perché non siano stati riconosciuti e fronteggiati i segnali di fragilità psicologica nonostante la presenza di più operatori.

La situazione di Stefano era critica e incompatibile con la custodia carceraria, come sostiene il suo avvocato, che ha denunciato le responsabilità dello Stato nel non aver garantito una tutela adeguata, auspicando che le indagini portino a risultati concreti. Argentino avrebbe dovuto essere trasferito in una Rems (Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza) o in un istituto a custodia attenuata.

Un’informativa dei carabinieri descrive il lungo percorso di ossessione e rancore di Argentino nei confronti della vittima, culminato nel delitto pianificato nei minimi dettagli, con prove di stalking, ricerche sul web, e persino la creazione di falsi selfie per convincersi di una relazione impossibile. Il coltello usato per l’omicidio, acquistato su Amazon mesi prima, non è mai stato ritrovato.

L’autopsia sul corpo di Argentino sarà affidata a un medico legale nei prossimi giorni. La vicenda ha sollevato interrogativi sul sistema di custodia e cura dei detenuti con problemi psichiatrici.

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