
Ieri a Messina si è svolta una significativa manifestazione “No Ponte” che ha visto una partecipazione corale e sentita nonostante il poco preavviso e il periodo estivo. La comunità messinese ha voluto lanciare un segnale chiaro e netto di opposizione a un progetto che da decenni divide e che oggi, con l’approvazione del progetto definitivo da parte del CIPESS, è entrato in una fase decisiva. È stato evidente come non basti la propaganda dei dati ufficiali o l’enfasi governativa sull’opera come motore di sviluppo per far cambiare idea a chi vive quotidianamente le fragilità e le criticità del territorio.
Il corteo, che ha radunato migliaia di persone da Messina e anche dai territori limitrofi come la Calabria e il Nord Italia, mostrando un grande spettro di adesioni politiche e sociali. Tra i partecipanti gli storici no pontisti come Renato Accorinti, Luigi Sturniolo e Antonio Mazzeo, ma si sono riconosciuti esponenti di diverse forze politiche, spaziando da partiti di sinistra come il Partito Comunista Italiano, Sinistra Italiana, e Potere al Popolo, fino al Partito Democratico locale e a Piu Europa; presenti anche sigle sindacali come USB e CGIL, movimenti ambientalisti, e gruppi solidali con tematiche civili come Mediterranea Saving Humans. Questa eterogeneità testimonia come il rifiuto del Ponte non sia una semplice polemica, ma una vera e propria battaglia civica condivisa trasversalmente, che unisce istanze di tutela ambientale, sociale e anti-militarista.
L’annuncio del CIPESS del 6 agosto che ha dato via libera al progetto definitivo del Ponte sullo Stretto appare fragile e incompleto sotto molti aspetti. Mancano passaggi chiave e permangono criticità non risolte, quali le prescrizioni ambientali ancora da attuare, il giudizio definitivo dell’INGV sulla sicurezza sismica, e la necessità di un nuovo bando di gara secondo l’ANAC a causa di rischi finanziari elevati per lo Stato. Inoltre, la procedura di approvazione in deroga solleva forti dubbi sul rispetto delle normative europee, con possibili ricorsi e contestazioni. Insomma, un quadro complesso che rende il progetto ancora molto incerto nonostante l’ufficialità della sua approvazione.
In questo contesto, la manifestazione di ieri rappresenta molto più di un semplice presidio di protesta: è un’azione di denuncia collettiva che contrasta la logica politica basata solo su numeri e promesse, e mette al centro il bene del territorio e della comunità. La risposta ampia e composita della cittadinanza messinese, nel pieno mese di agosto, dimostra con forza che il dibattito sul Ponte sullo Stretto non si esaurirà con l’approvazione del CIPESS, ma richiederà ancora molta mobilitazione e attenzione per far emergere la realtà di un’opera che rischia di essere dannosa, dispendiosa e poco condivisa.
A mancare all’appello il sindaco di Messina, che a differenza della prima cittadina di Villa San Giovanni, si è presto adeguato alle decisioni della maggioranza di Governo creando scontento da più parti.
La battaglia continua, forte della consapevolezza che dietro un dibattito tecnocratico si nascondono le esigenze e i diritti di una popolazione che vuole essere ascoltata e tutelata. Ieri a Messina è emerso questo con chiarezza: non sono solo numeri, ma vite vere, storie e territori a contare.