ZOLFO, SALE E MERCURIO: PIRATERIA E ALCHIMIA NEL ROMANZO DELL’ESORDIENTE GIANMARCO MUNAO’

 

Tra le accoglienti mura del “Circolo Pickwick” lo scorso 21 marzo l’esordiente scrittore messinese Gianmarco Munaò ha presentato il suo “Zolfo, sale e mercurio” (Gruppo Albatros il Filo, pp. 423, € 16,50).

Accompagnato dal giornalista Francesco Musolino, Munaò visibilmente emozionato via via prende confidenza col numeroso pubblico e racconta il suo esordio esprimendo il suo piacere nel poter presentare una sua “creatura”, nata per passione e che poi ha fatto il suo ingresso nelle librerie.

“Zolfo, sale e mercurio” nasce dal connubio tra letteratura e cinema, infatti lo scrittore racconta di come l’ispirazione sia venuta fuori dalla visione del film di Roman Polansky “La nona porta”, in cui testo occulto, “Le nove porte del regno delle ombre”, il cui potere evocativo è stato tanto forte per lo scrittore dall’averlo spinto ad indagare sulla reale esistenza di questo libro.

Durante questa ricerca l’autore si è imbattuto nel “mutus liber”, un piccolo libro alchemico contenente solo immagini che rappresentano i vari stadi della Grande Opera, ovvero la realizzazione della pietra filosofale.

Da qui si è scatenata la fantasia di Gianmarco Munaò che ha dato vita ad un romanzo d’avventura, ambientato in due epoche diverse : l’Italia contemporanea e l’Inghilterra del seicento, i cui protagonisti in un mix di avventure, vecchi codici e manoscritti, formule chimiche e sequenze numeriche si metteranno alla ricerca del mitico mutus liber. L’originale espediente della trama a doppio binario ha permesso all’autore di collegare i temi dell’alchimia e della pirateria mediante il ritrovamento della Princess Elizabeth, nave pirata del tardo seicento al cui interno viene rinvenuto il diario di bordo appartenuto al pirata bello e dannato Harry Rumenor.

Il titolo del libro non è l’accostamento casuale di tre parole, ma l’elenco dei tre principi base dell’alchimia: zolfo, sale e mercurio sono i tre principi da cui si parte per generare la pietra filosofale, ovvero quella che nella fantasia popolare riusciva a trasformare il piombo in oro. Concetto questo da non prendere completamente alla lettera, ma da vedere anche in senso spirituale, ovvero il trasformare una materia grezza in una nobile richiede la necessità di affinare la propria conoscenza, e questa crescita farà parte del percorso seguito dai vari protagonisti del romanzo.

Interessanti le domande dell’attento pubblico che apprezza la scorrevolezza della lettura e la ricchezza di dettagli che ha detta dello stesso autore danno quel qualcosa in più che permette alla storia di rimanere impressa nei lettori.

A chi gli chiede se abbia preso ispirazione dal suo lavoro (Gianmarco Munaò nella vita di tutti i giorni è Fisico presso l’Università La Sapienza di Roma) risponde che la forma mentis fornitagli dai suoi studi gli ha permesso di ricostruire una trama articolata tenuta insieme da principi logici senza i quali si rischierebbe di andare fuori schema.

Gianmarco Munaò infine, colmo di gioia per aver presentato per la prima volta una sua “creatura” ad un pubblico così caloroso, lascia in chi lo ascolta la curiosità di leggere presto il suo secondo romanzo già in fase di scrittura. (SERENA INTELISANO)

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