La ‘ndrina vince sempre e comunque: a Messina ha chiuso JAMU, resistenza alimentare

L’avevano inaugurato il primo dicembre e il messaggio era arrivato chiaro e forte: noi ci siamo.

Meglio “Jamu”, negozio all’insegna della resistenza alimentare, che sfruttava l’impegno di Domenico Luppino da Sinopoli che aveva ottenuto i terreni confiscati alla ‘ndrina degli Alvaro. A piazza Lo Sardo ( o del Popolo, ndc) Virginia, vedova di Paolo Siclari, morto nel crollo della Haemodronic di Medolla  ( Modena) durante il terremoto emiliano del 29 maggio 2012 , aveva investito il suo futuro e quello dei suoi giovanissimi figli dopo il rientro a Messina per meglio gestire il figlio più piccolo andato in depressione.

E con l’aiuto di due cognati, uno dei quali poliziotto, pensava di poter andare lontano. Con Jamu.  Il negozio gemello a Firenze ci riuscirà: lo ha in gestione la moglie di Luppino. Che ha lasciato la Calabria per non vivere sotto scorta come il marito.

Ma Virginia ha capito  ben presto  che troppe cose non funzionavano. Si recava a Sinopoli per acquistare i prodotti della terra, richiestissimi a Messina per via della loro bontà e anche per il senso morale di quel tipo d’acquisto, ma poi si è dovuta arrendere. Non riusciva ad approvvigionarsi e tutti si rifiutavano di inoltrare la merce direttamente a Messina.

JamuIl giorno chiave è il 17 dicembre:  vengono trovate armi da guerra nascoste dalla ‘ndrangheta nel cimitero di Sinopoli, nella Piana di Gioia Tauro. Esplosivi, fucili e addirittura un bazooka, che era l’arma con la quale volevano eliminare Domenico Luppino. Che da allora è, come detto,  sotto scorta. Strettissima.  Una provvidenziale soffiata ai carabinieri aveva evitato il peggio.

Quel bazooka M80 di fabbricazione jugoslava (completo di razzo ed armato), un ordigno artigianale contenente esplosivo ad alto potenziale (completo di detonatori elettrici e miccia, due carabine), sei fucili (tra a pompa e automatici), 200 cartucce e alcuni caricatori.

Tutte armi che, stando ai primi accertamenti, risultano efficienti ed in ottimo stato di conservazione a dimostrazione che la ‘ndrangheta ha una struttura militare pronta ad agire in qualsiasi momento. La realtà è sotto gli occhi di tutti: lo Stato non è in grado di affrontare la ‘ndrina, con la complicità di magistrati-burocrati che uccidono le imprese.

A Luppino veniva impedito, ad esempio, di utilizzare i mezzi sequestrati alla cosca Alvaro, lui ne aveva acquistato uno e, stranamente, glielo avevano rubato. Nessuno, inoltre, si prestava al lavoro pur con mezzi che venivano pagati 70 euro al giorno e servivano per la molitura.

Luppino sconsolato  e Virginia ha tirato fin quando ha potuto. Adesso ha pure paura. Avrebbe potuto rifornirsi presso altri grossisti ma non sarebbe stato più Jamu, resistenza alimentare. Altro sogno ucciso da queste parti.

Ah, stamattina , al posto di Jamu, c’è un negozietto fa panini imbottiti. Anzi, la grafia è un po’ così: inbottiti e ibottiti. La ‘ndrina se la ride. (@Gianfranco Pensavalli)

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