Messina multietnica: con Vasco, “liberi di sognare”

di Elena Morgante – “Siamo liberi, liberi di sognare. Siamo liberi, liberi di ricominciare.” Decido di iniziare così, con un breve ritornello della canzone “I soliti” di Vasco Rossi. La mia non è una scelta casuale, bensì voluta: da un lato perché ritengo che racchiuda alcune parole chiave, dall’altro perché, proprio ieri sera, presso lo stadio San Filippo di Messina, il rocker di origini emiliane si è esibito davanti ad un pubblico di circa quarantamila persone. Si sa, la musica ha qualcosa di magico. Al di là delle personali preferenze in fatto di gusti musicali, la musica in generale e in particolare quella esibita dal vivo, su un palco, ha il potere di richiamare migliaia di persone, provenienti da ogni dove, differenti in tutto o soltanto in poco, e di raccoglierle su un terreno comune, che sia il prato di uno stadio o le poltrone in velluto di un teatro.

È la musica stessa a diventare, metaforicamente, un terreno comune, dove ritrovarsi, rispecchiarsi, emozionarsi. Quello di Vasco è stato un concerto tenutosi un giovedì di una settimana speciale, essendosi celebrato, esattamente il giorno prima, la giornata mondiale del rifugiato.

Questo 20 giugno è stato un giorno particolarmente sentito, in diverso modo, da molte persone perché trascorso in un clima particolarmente teso e inserito all’interno di uno scenario politico dalle tinte fosche. Gli avvenimenti delle ultime settimane (dal divieto imposto dal ministro degli Interni Matteo Salvini alla nave Aquarius, con a bordo 629 migranti, di attraccare in un qualsiasi porto italiano, alla minaccia -non tanto velata- da parte dello stesso di fare una “ricognizione” della situazione dei campi rom presenti sul territorio italiano) non hanno fatto altro che inasprire animi già abbondantemente incattiviti da slogan incitanti all’odio e alla xenofobia.

Nonostante ritenga che la politica sia indissolubilmente intrecciata con le vite di ciascuno di noi e che le conseguenze (o i rischi) di un certo modo di far politica siano evidenti e tangibili nella nostra quotidianità, non voglio in alcun modo sentenziare sulle scelte che ognuno è libero di prendere ma vorrei ricordare che c’è qualcosa di più urgente che richiama la nostra attenzione e soprattutto le nostre coscienze: l’essere umano.

Al concerto di Vasco ho avuto la fortuna di esserci anche io e ciò che ha reso il tutto ancor più speciale è stata la compagnia di un gruppo di belle e frizzanti ragazze di origini nigeriane, presentatemi dall’assessore alle politiche sociali Nina Santisi. È stato un bellissimo momento di condivisione che auguro di poter vivere a tutti e in modo particolare a chi, al di fuori di ogni logica, possiede e rivendica con incomprensibile furore atteggiamenti di denigrazione, emarginazione e stigmatizzazione nei confronti dell’ “altro”.

Ma poi, mi chiedo, chi è questo fantomatico e temutissimo “altro”, da cui dobbiamo difenderci in qualsiasi modo e a qualsiasi prezzo? Siamo noi con i nostri pregiudizi a rendere degli esseri umani “altri” rispetto a noi. Siamo noi a renderli così temibili e addirittura sporchi e maleodoranti.

È nel nostro immaginario, sedimento di secolari stereotipi, che questi “altri” vengono in massa per rubarci il lavoro, i soldi, molestare le donne o rubare bambini. Arrivano da noi, nel NOSTRO territorio, nella NOSTRA Italia, pretendendo addirittura dei diritti. “Hanno persino il cellulare, a chi vogliono prendere in giro!” (Cit. di una moltitudine di persone) Siamo noi che offuscati dalla paura non riusciamo a vedere che questi “altri” sono esattamente come noi ed è proprio in questo che risiede la bellezza dell’essere umano: seppur nella diversità di origini, storie, culture, credenze, religioni, aspirazioni e ideali, siamo identici nel diritto alla vita, all’istruzione, alla libertà di scelta e di spostamento, uguali nel desiderio di amare ed essere amati, di accettare e di essere accettati.

È proprio la paura il terreno fertile per i semi dell’odio e del disprezzo e lo sanno perfettamente alcuni noti personaggi pubblici che fanno di tutto questo un potentissimo strumento propagandistico. La paura, per sua definizione, è irrazionale e in questa sua caratteristica risiede il suo doppio potenziale: distruttivo da un lato e creatore di possibilità dall’altro. Se adeguatamente spiegata, la paura può essere resa comprensibile e sostituita da un atteggiamento consapevole.

La consapevolezza è il primo passo per giungere ad un atteggiamento libero da pregiudizi e resistente agli attacchi che l’ignoranza è capace di infliggere.

Chiudo questa mia riflessione con un passo di Pino Cacucci tratto dal libro “un po’ per amore, un po’ per rabbia” che mi ha accompagnata durante diversi momenti significativi della mia vita, con la speranza che possa essere per qualcuno spunto di riflessione. “Le radici sono importanti nella vita di un uomo, ma noi uomini abbiamo le gambe, non le radici, e le gambe sono fatte per andare altrove.”

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