Pietro Bartolo, “Le stelle di Lampedusa”: gli occhi dell’Orrore nella storie dei migranti raccontate dal neo europarlamentare

Di Clarissa Comunale – È nato a Lampedusa, dove, da più di 25 anni, è riconosciuto come il “medico dei migranti”. Ha salvato tante vite, ma ne ha viste tante altre tristemente morire. È stato la sorpresa nelle recenti europee e sbarcherà a Strasburgo come europarlamentare per il Partito Democratico.
Pietro Bartolo incontrerà domani mattina, mercoledì 28 maggio, gli studenti dell’Istituto Nautico “Duilio, Collegio Sant’Ignazio, il Liceo Classico “La Farina” e la scuola media Mazzini, poi, nel pomeriggio, alle ore 17, sarà presso il Salone degli Specchi al Palazzo dei Leoni di Messina in un evento, organizzato dalla libreria “La casa di Giulia”, in cui parteciperanno Emiliano Abrano, responsabile regionale della Comunità Sant’Egidio, Elena De Pasquale, giornalista operatrice Sprar e Davide Dinicola, primo ufficiale della nave Mare Jonio.
Nel 2018 è autore de Le stelle di Lampedusa (ed. Mondadori), un racconto vivo e commosso non solo della sua attività di medico lampedusano, ma soprattutto della storia di Anila, la piccola nigeriana che Bartolo ha tentato in tutti i modi di salvare e proteggere. Non è una delle tante storie di chi vive in prima linea gli sbarchi. È molto di più. È un pugno che arriva dritto allo stomaco, un dolore che nasce e cresce dal racconto vivido, lucido, a volte razionale, a volte commosso di Bartolo che conduce il lettore a guardare e prestare alta attenzione alla realtà di Lampedusa e non solo, a quello che, in ultima istanza, è diventata l’Europa negli anni dai primi timidi sbarchi di trent’anni fa alle stragi del 2008 fino all’improvvisa recente interruzione di arrivi. È testimone Bartolo che riporta la sua esperienza diretta e racconta il decadimento ed il degradamento del monumento della Porta d’Europa che oggi non è che un relitto corrotto dalla salsedine. E degradati siamo tutti noi, ancora affetti dal “torpore ipocrita”, come lo definisce lo stesso Bartolo, che è sintomo di ignoranza, indifferenza colpevole.
Sono immagini di cadaveri quelli che il medico neo europarlamentare consegna alla comunità, “un carosello felliniano di volti senza vita” (p.6) in cui si perdono storie, famiglie, sogni, speranze. Arrivi che sono già la fine di un viaggio e di un futuro. Arrivi che diventano incubi, nel momento in cui da quell’approdo inizia una nuova tortura nei centri di accoglienza e nel tran tran di una tratta umana che non riesce a terminare e che, anzi, continua il suo corso con la pratica del terrore. Un olocausto dei nostri tempi, dunque, ove è l’Orrore a fare da padrone: “la verità – scrive Bartolo – è che spesso le parole non sono sufficienti a descrivere, a raccontare, a testimoniare. Occorre qualcosa di più. Occorrono le immagini. L’Orrore, quello che ho in testa io, occorre vederlo per capirlo” (p.20), nasce così il progetto del film Fuocoammare di Gianfranco Rosi, di cui Bartolo è uno dei protagonisti. L’Orrore visibile in tutte quelle immagini che da anni bombardano le nostre tv, computer, tablet, cellulari: sono lì gli occhi della fine dell’umano, l’esistenza ridotta a nullità.
E mentre Bartolo dalla tragedia trova salvezza e riparo nelle braccia della moglie Rita a cui si riconsegna a fine di ogni giornata, continua a regnare il caos totale tra Italia ed il resto dell’Europa, in uno strano balletto in cui nessuno è pronto ad assumersi le proprie responsabilità. Si sente impotente Bartolo e tra le storie di Anuar, Favour, Mustafà, fino alla piccola e dolce Anila, trova il senso del suo agire: accogliere e curare.
In controtendenza alla vittoria salviniana alle recenti votazioni europee Bartolo rappresenta, però, un’eccezione, non solo per il boom di voti provenienti proprio dal sud, ma perché in lui l’area di sinistra ripone tanta speranza e fiducia per cambiare il volto dell’Europa. Adesso è il momento.

Pietro Bartolo, nato a Lampedusa da una famiglia di pescatore, a tredici anni ha lasciato l’isola per andare a studiare prima a Trapani e poi a Siracusa. Laureatosi in medicina, nel 1988 è tornato a Lampedusa dove dal 1991 si occupa del poliambulatorio. Da sempre in prima linea nel soccorso ai migranti, si è meritato numerose onorificenze, tra cui il titolo di “Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana” conferitogli dal presidenza della Repubblica Giorgio Napolitano e di “Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana” conferitogli dal presidente Sergio Mattarella, di Goodwill Ambassador for Unicef, il Premio Sérgio Vieira de Mello (Cracovia 2015) e il Premio franco-tedesco per i diritti umani (Berlino 2016). È uno dei protagonisti del film Fuocoammare di Gianfranco Rosi, vincitore dell’Orso d’oro a Berlino nel 2016. Nel 2016 ha scritto insieme a Lidia Tilotta Lacrime di sale, pubblicato in oltre 40 paesi.

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