L’antifascismo si mobilita, da Messina a Centocelle

di Palmira Mancuso – Basta una vignetta? no. Ma può fare la differenza. Può dirci che l’antifascismo è un valore da difendere, che ciascuno ha il dovere di praticarlo in ogni contesto in cui si trova. E così anche da Messina, dove ultimamente tra “blitz” dal moralismo nostalgico e “spionaggio” che vale uno sconto sulla monnezza, arrivano i segnali di una società sana, attenta e soprattutto pensante.

Lo spunto per questo sforzo di pensare con ottimismo al tessuto sociale della comunità dello Stretto stamattina mi è capitato già due volte: da donne capaci di considerare le prostitute come donne innanzitutto (l’iniziativa in essere non è ancora pubblica, ndr), e da questa vignetta che pubblichiamo e che ci scorreva tra i tanti post su facebook che spesso guardiamo distrattamente.

Il disegno firmato dall’artista Michela De Domenico e dallo scrittore Graziano De Lorda si unisce al coro di difesa della cultura dopo l’assedio criminale alla nuova movida di Centocelle. Dopo “La pecora elettrica”, la libreria antifascista data alle fiamme il 25 aprile scorso e obiettivo di un secondo atto doloso mercoledì notte, un altro incendio in un locale a Centocelle alle 4 di sabato mattina. Ad andare a fuoco il Baraka Bistrot in via dei Ciclamini, a due passi dal Forte Prenestino. Un locale dove si mangia, si beve e anche punto di ritrovo per i concerti. Luoghi di aggregazione, insomma, dove magari socializzare fuori dagli schemi virtuali.

Non possiamo essere indifferenti, non possiamo sottovalutare i segnali di una follia dilagante che qualche vergognoso personaggio politico ha sdoganato, tentando di bruciare non i libri di storia ma la storia stessa, minimizzando persino l’olocausto e rendendosi ridicolo nel paragonare se stesso ad una superstite dello sterminio nazista. Quel che è accaduto alla senatrice Liliana Segre, oltre a renderci pericolosamente stupidi agli occhi del mondo, è una ferita aperta per tutti gli italiani che quotidianamente praticano la democrazia, che insegnano, che studiano, che lavorano dignitosamente e che lottano per i propri diritti e per quelli delle minoranze che qualcuno vorrebbe rendere invisibili.

Il pericolo di oggi, per dirla con Leonardo Sciascia, è che “anche le cose vere gridate dagli altoparlanti cominciano a suonare come menzogne”.

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