DIECI, CENTO, MILLE CERI ALLA MADONNA

Nel tredicesimo secolo dopo Cristo la Madonna di Montalto apparve in cielo per salvare Messina dai saraceni. Oggi, un anonimo benefattore – così è stato definito – grazie all’acquisto del tradizionale cero da donare alla Vergine, ha salvato quella stessa città dalla perseveranza. La perseveranza nel ridicolo.

Per settimane, comunicati di politici devoti, o di devoti politici, hanno invaso le redazioni dei giornali locali, gridando allo scandalo perché il Comune non avrebbe acquistato il cero votivo. Una spesa stimata in circa 80 euro che, a causa dei rigidi vincoli posti dalla Corte dei conti, non è stato possibile sostenere.

Ne è nata una diatriba che ha varcato i domini del sacro per sprofondare nel profano. A riprova che, se nel resto del mondo occidentale, la separazione tra il potere temporale e quello spirituale è una conquista consolidata, qui siamo rimasti ancorati alle guerre di religione. A quell’integralismo che spesso viene imputato ai musulmani o, quanto meno, ai loro governi, che usano il pretesto della guerra agli infedeli – come si faceva da queste parti durante le Crociate – per fomentare le masse e strumentalizzarle nelle proprie lotte di potere.

Le Crociate, tuttavia, avvenivano nel Medioevo, epoca storica conclusasi ufficialmente nel 1942, con la scoperta delle Americhe da parte di Cristoforo Colombo. Sarà quindi che siamo nostalgici, qui in riva allo Stretto, sarà che aspettiamo che ancora qualcuno ci scopra – e col caldo che fa sarebbe ora – ma la guerra di religione ci piace, eccome.

Certo, con tutti i problemi che ci sono, andarsi a fissare con un cero potrebbe denotare scarsa fantasia. Ma magari anche una grande arguzia, considerando che, proprio dietro ai simboli, risiedono le verità storiche. Proprio i cattolici, per esempio, collocano la Madonna dentro una stalla al momento della nascita di Gesù. La stalla è sinonimo di umiltà, di povertà, poiché il figlio di Dio, si sa, era ed è vicino soprattutto agli ultimi. A coloro che saranno i primi nel Regno dei Cieli.

Per questo, diventa suggestivo immaginare tutti questi politici devoti, o devoti politici, recarsi in processione da Maria, che tiene in braccio il suo bambino, per donarle “il cero in una stalla”. Che sembra una canzone di Gino Paoli ma invece è l’evocazione di un grandissimo momento. Certo, il dramma sarebbe se questa lunga fila di politici devoti, o devoti politici, si accorgesse di aver impegnato tutto il proprio tempo ad attaccare il nemico al punto da essersi dimenticata di mettere mano al portafogli per comprare il cero.

C’è perfino chi sta prendendo il vizio di fare i conti in tasca al sindaco. Ma di mettere mano al proprio portafogli, magari in silenzio e magari per cause nobili, nemmeno a parlarne.
Sarebbe stato bello perfino che non uno ma 10, 100, 1.000 politici devoti, o devoti politici, magari anche comuni cittadini, spinti da tanta fede, avessero messo mano al portafogli, senza fiatare. Pensate che colpo d’occhio: una processione di ceri votivi, tutti candidi e fiammanti, quasi a formarne uno solo, gigantesco, da dare in dono a chi ha salvato la città.

L’unica spiegazione che riesco a dare a tanta parsimonia è che, se Gesù è nato in una stalla per stare vicino ai poveri, tutti avranno pensato che non fosse il caso di ostentare. Non si sa mai che qualcuno, da lassù, li potesse sgamare, collocandoli nelle ultime file del Regno dei Ceri.

Se son rose… doneranno.

@FabioBonasera

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